Il Ministro degli Affari Esteri e della Mobilità Umana dell’Ecuador, Guillaume Long, durante la sua recente visita a Santiago del Cile e nella cornice di un dibattito nella USACH (Universidad de Santiago de Chile), ha indicato le ragioni che hanno portato il Governo della Rivoluzione Cittadina a proporre un Patto Etico in Ecuador che fomenti la lotta, nazionale e internazionale, contro i paradisi fiscali.
Dopo una breve riflessione storica sulla decade antecedente alla nomina del Presidente Correa, il Ministro Long ha affermato che: “L’America Latina è la regione con più disuguaglianza nel mondo, con grande vergogna dei latinoamericani; qualsiasi progetto politico che noi prendiamo in considerazione deve poter fronteggiare questa situazione. Molti dei mali che i nostri paesi si trovano ad affrontare nascono dalla disuguaglianza, più che dalla povertà”, ha aggiunto.
Dopo una breve riflessione storica sulla decade antecedente alla nomina del Presidente Correa, il Ministro Long ha affermato che: “L’America Latina è la regione con più disuguaglianza nel mondo, con grande vergogna dei latinoamericani; qualsiasi progetto politico che noi prendiamo in considerazione deve poter fronteggiare questa situazione. Molti dei mali che i nostri paesi si trovano ad affrontare nascono dalla disuguaglianza, più che dalla povertà”, ha aggiunto.
A questa disuguaglianza, ha poi spiegato, si aggiunge un altro fattore da analizzare, quello che si tratta della regione più urbanizzata del pianeta. “Contrariamente agli stereotipi, circa il 60% della nostra popolazione è urbana. La disuguaglianza genera alti tassi di violenza urbana, delinquenza e problemi legati alla mancanza di coesione sociale”, ha continuato.
Nello stesso contesto, il Ministro ha assicurato che per fronteggiare la disuguaglianza è necessaria una ridistribuzione della ricchezza, che può essere di due tipi: una ridistribuzione di carattere nazionale, che mira a ridistribuire il PIL ecuadoriano; e un’altra di carattere internazionale che punta a modificare il ruolo produttivo dell’Ecuador all’interno del sistema, trasformandolo da un paese esclusivamente esportatore del primario, che dipende dalle materie prime, per fare un salto verso un altro tipo di produzione e attrarre così maggiori risorse attraverso un cambiamento di modello produttivo.
“Non solo la produzione di banane, ma anche altri tipi di beni e servizi, per avvicinarci sempre di più all’economia della conoscenza. Sono convinto che il XXI sarà il secolo della conoscenza, dell’innovazione, della scienza e della tecnologia e che vivremo con maggiore forza le grandi controversie in materia di proprietà intellettuale. Sono questi i grandi temi di dibattito che abbiamo deciso di affrontare”, ha assicurato Long.
Nel suo intervento ha indicato che una volta messa in pratica la ridistribuzione si osserveranno grandi progressi. “Siamo cresciuti molto, il PIL ecuadoriano è passato da circa 50mila milioni a 100mila milioni di dollari in soli 9 anni. Siamo cresciuti con la ridistribuzione, siamo tra i paesi che più hanno ridotto la povertà in America Latina nell’ultima decade e quello che più di tutti ha ridotto la disuguaglianza; ciò è stato possibile grazie a un forte investimento pubblico”.
“I nostri investimenti pubblici sono passati da un 4% del PIL a un 15% quando il valore medio in America Latina è del 5%” -ha aggiunto il Ministro- “un investimento pubblico enorme. Ma è ancor più interessante la stima degli investimenti privati, che da un 2% del PIL toccherebbero ora il 7%, attratti dai grandi investimenti”.
Per quanto riguarda i discorsi che provano a minimizzare le azioni governative, il Ministro Long ha segnalato che “quando è salito il prezzo del petrolio, il governo non ha atteso passivamente il boom petrolifero; piuttosto abbiamo rinegoziato tutti i contratti petroliferi del paese. Se prima percepivamo un’aliquota del 20%, adesso siamo noi a cedere un 20% alle imprese multinazionali mentre l’80% rimane nel paese. C’è stata una lotta politica che ci ha permesso di capitalizzare le risorse del petrolio”.
Inoltre, ha spiegato che in questo progetto per il paese iniziato nel 2008 era necessario diversificare l’economia e procedere a una grande riforma tributaria. “E l’abbiamo fatto. L’ONU lo ha detto, una delle riforme tributarie più ambiziose del secolo. Siamo passati da un introito tributario di 4mila milioni di dollari nel 2006 ai 15mila milioni di dollari nel 2015”.
Secondo quanto esposto dal Ministro Long, il maggior effetto di questa misura è stato quello di creare nella società ecuadoriana una vera e propria cultura tributaria; nonostante ciò ha segnalato che: “malgrado il miglioramento che abbiamo ottenuto in termini fiscali in Ecuador, gli studi preliminari stabiliscono che somme vicine al 30% del nostro PIL, vale a dire una terza parte della nostra economia, sarebbero nascoste in paradisi fiscali”.
Somme che potrebbero essere investite nella ricostruzione delle zone colpite dal terremoto, ha aggiunto il Ministro. Tuttavia “ci sono 30mila milioni di dollari nascosti nei vari paradisi fiscali. Per noi è in via definitiva un tema inaccettabile, ma crediamo che questa nuova congiuntura politica mondiale possa aiutarci a generare i consensi necessari a porre fine a questa pratica inaccettabile”.
Da lì nasce la proposta del Presidente Correa di un Patto Etico. “Nei pieni poteri istituzionali, e nell’ambito di una controversia a scala mondiale, l’abbiamo ribadito nell’Assemblea delle Nazioni Unite, questo è stato il nostro messaggio principale per estirpare, speriamo una volta per tutte, i paradisi fiscali, che rappresentano una delle grandi contraddizioni del capitalismo contemporaneo”, ha dichiarato il Ministro.
E ha proseguito, “per noi è una questione di giustizia globale, di ridistribuzione, di giustizia fiscale, mentre per altri paesi è una questione legata più alla sfera della sicurezza; ci auguriamo di poter arrivare, anche da motivazioni diverse, a un accordo mutuo, a un consenso”.
Inoltre, ha reiterato la proposta di creare un organismo intergovernamentale che si occupi di regolare le pratiche e politiche fiscali di tutti i paesi. “Sono convinto che la politica estera non riguardi solamente la difesa degli interessi, ma anche quella dei grandi ideali”.
Sul finire del suo intervento, il Ministro dell’Ecuador ha mostrato la sua indignazione di fronte all’indolenza delle élite che “mentre per decenni i migranti ecuadoriani, gente povera, umile che è andata negli Stati Uniti, in Europa o in altre parti del mondo in cerca di una migliore opportunità, ha inviato risparmi che per molti anni della nostra vita hanno rappresentato le maggiori entrate di divisa estera, in alcuni anni anche più del petrolio, loro (le élite) hanno nascosto i soldi nei paradisi fiscali”.
Il Ministro ecuadoriano in visita a Santiago ha inoltre colto l’occasione per consolidare l’accordo stabilito col Cile riguardo le politiche di mobilità umana in difesa dei diritti umani dei migranti; infine ha trovato il tempo per riunirsi con la comunità ecuadoriana residente in Cile.
Traduzione dallo spagnolo di Annabella Canneddu tramite la piattaforma Trommons
Fonte: Pressenza.com
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