di Ethan Young
Fino dall’elezione tutte le tendenze politiche sono state prese in un gorgo, ma nessuna più della sinistra. Manca di ogni centro riconosciuto, malgrado l’ascesa rapidissima di Bernie Sanders. Appare nel Partito Democratico e attorno a questo, in circostanze scollegate, isolate e in frammenti della popolazione. Non soltanto i frammenti sono scollegati l’uno dall’altro, ma soffrono anche di isolamento dalla generazione precedente che a sua volta ha perduto il contatto con quella che la precedeva.
La storia è stata scortese con la Sinistra Americana. Cento anni fa il movimento fu afflitto da “patologia infantile,” un’incapacità di riconoscere impedimenti che potrebbero, fondamentalmente, essere equiparati alle malattie infantili, come le coliche. In confronto, la sinistra di oggi è alle prese con disturbo dissociativo dell’identità, molteplici personalità in lotta tra di loro, proprio quando c’è bisogno più che mai focalizzarsi sulla politica.
Per coloro che sono motivati dal senso di autoconservazione, tutti gli altri sono sospetti. Allora coloro che si sono radicalizzati sulla scoperta dei rigorosi limiti per il progredire del loro particolare segmento di popolazione, si aspettano che tutti gli altri si uniscano alla loro lotta. Lagnanze giustificate diventano dei test morali. I gruppi formano sottoculture protettive che crescono anche più rinchiuse e auto-referenziali e moraliste nel loro approccio con il resto della società. Le regole del club hanno la precedenza sulla politica. Il tipo di linguaggio e il galateo diventano più importanti che calcolare strategie efficaci e abilità organizzative. Si mettono in cerchio i carri contro le trasgressioni che vengono considerate attacchi palesi o, più precisamente, peccati. La cultura della “sfida” e quella di elevare a feticcio l’emarginazione, crea la “identità segreta” della sinistra come squadra suicida che riproduce la sua incapacità.
La controversia della spilla di sicurezza, è diventata “una cosa” fin dall’elezione del 2016. Aiuta a capire ciò che sto tentando di descrivere. Dopo la vittoria di Trump, in mezzo a un aumento dei reati di odio e di molestie razziali e sessuali, i media sociali iniziarono a pubblicizzare l’uso di mettersi una spilla di sicurezza come simbolo di empatia e di disponibilità ad aiutare quando le cose diventano pericolose in situazioni quotidiane.
Quando dei liberali e radicali per lo più bianchi, per lo più giovani, cominciarono a mettersi le spille, on line apparve una controffensiva. A che diavolo serve una spilla di sicurezza? Che cosa ha a che fare con un demagogo razzista che governa il paese, con i suoi seguaci che fremono per l’amarezza, e che ha mano libera (molto libera) di infliggere sofferenze? Serve una spilla o è soltanto un modo per sentirsi meglio dopo aver perduto l’elezione?
C’è molta ironia in questo. Entrambe le parti hanno prove sufficienti. La disputa non verrà risolta e scomparirà come la Nuova Coca-Cola, le “pietre domestiche”* e altre mode passeggere di giorni passati. Ma anche quando finisce nessuna delle due parti sembra afferrare che non ha alcun effetto e che non getta alcuna luce sui rapporti di potere che causano, in primo luogo, il problema di un violento contraccolpo.
Questo non è nulla di nuovo, è stato tipico della sinistra per decenni. Non è davvero settarismo, la piaga che periodicamente (nel1919, negli anni ’30, nel 1968) affligge i gruppi emergenti che cercano di reinventare la rivoluzione. Invece questo è un fenomeno culturale che fa parte della ricerca di spazi sicuri per individui di recente radicalizzati senza una patri politica che possano definire loro propria. A livello sociale personale, chi non desidera un luogo sicuro? Chi non vuole trattare soltanto con persone di mentalità aperta e comprensive? Tutti vogliamo essere capiti, e vogliamo vivere in sicurezza. Questa è una replica iniziale e del tutto comprensibile all’oppressione, all’alienazione e ad altre intollerabili condizioni di vita così come la conosciamo. Ecco perché esiste la religione.
Il problema è capire quando questa ricerca di un’isola di solidarietà e di sicurezza realmente descriva la sinistra. La sinistra manca di una “visione”: anche se molti la identificano con il socialismo, c’è scarsa comprensione della storia o della teoria socialista. Manca di un’organizzazione coordinata: non c’è nessun gruppo nazionale con una base di massa, anche se alcuni gruppi e sindacati di sinistra hanno i numeri e l’influenza in particolari tipi di elettorati. Non c’è nessun centro di media che parli o che trasmetta le opinioni delle sacche sparse di organizzazione e di malcontento.
Nel frattempo, l’istruzione superiore scoraggia la considerazione della società come uno sforzo collettivo, e prepara i giovani a crescere in una gerarchia immobile di proprietà e di servitù.
Come replica, più spesso gli estremisti cercano il conforto invece che il potere. Nella loro routine si confortano reciprocamente e urlano contro i critici. Sono orgogliosi della loro superiorità morale rispetto ai governanti e si metteranno a giudicare perfino coloro che vengono governati. Creano un contesto in cui l’affinità di pochi viene sostituita con un’azione politica di massa (intrapresa non da migliaia, ma da milioni di persone) come motore di cambiamento sociale.
Ora. Dopo l’ondata di nuove proteste alla fine dell’era Obama, la campagna di Sanders e il caos del periodo successivo alle primarie che ha portato all’elezione di Trump, ci sono segnali di una direzione nuova. Mentre lo shock dell’8 novembre porta a una svolta verso la politica di sinistra, molti nuovi convertiti cercano una direzione e un tirocinio. Però i modelli di protagonismo morale che rendono romantica “la lotta”, e l’atteggiamento settario hanno capacità di resistenza. La sinistra ha molta passione, ma le manca una strategia organizzativa coerente o un’analisi del modo in cui il potere viene definito dalle relazioni sociali dall’alto in basso. L’interpretazione prevalente di classe mette tale concetto come una tra le molte forme di ingiustizia, invece che mettervi la struttura fondamentale della società capitalista.
Alcuni aspetti di questo problema si possono far risalire a quando si sono voltate le spalle alla storia, verso vari momenti di scoperta di studi culturali: gerarchie di oppressione, elevare a feticcio la classe di stato sociale, la razza, il genere e le “identità” ideologiche come se fossero di per sé politiche, e fissazione per le lotte accademiche circoscritte e separate dalla vita che non si svolge nel campus e che sono al di sopra della politica in generale.
L’ascesa dell’estrema destra per mezzo di appelli alla xenofobia, all’insicurezza economica e ai rapporti di potere radicati di razza e genere viene rispecchiata dall’incapacità di costruire la sinistra come forza politica. Le soluzioni non sono semplici o facili. Ci sono richieste che è necessario vengano fatte da ogni parte della sinistra più ampia, allo stesso tempo insistendo che ogni parte venga sentita e compresa dalle altre.
Non c’è alcun modo possibile di isolare la destra senza occuparsi direttamente della riaffermazione della supremazia bianca nella società, a ogni livello. Non c’è alcuno modo, a sua volta, che abbia un qualche senso per qualsiasi sezione del pubblico, senza riconoscere il fallimento delle scorse amministrazioni di mettere le necessità dei lavoratori davanti ai profitti delle grosse aziende.
Le formule del Rote – Return on Tangible Equity, cioè rendimento del patrimonio netto, usate per la costruzione di un partito, sia il modello dominato da gruppi scelti di attivisti, o quello decentrato, finiscono impantanate nel settarismo o nella frustrazione. Un partito che può effettivamente competere per il potere non verrà da un piccolo gruppo che pianta una ghianda o da una lunga lista di richieste e firme messa insieme in fretta e distrattamente.
La forma reale che assumerà un’opposizione nazionale, è più probabile che venga determinata dai modi in cui gli attivisti dei movimenti sociali si muovono verso politiche serie, operando attraverso istituzioni esistenti, e, allo stesso tempo, sviluppando nuovi progetti con il loro proprio carattere, verificando i confini delle cose accettabili e rispettabili.
Questo significa chiedere molto, ma è realizzabile. L’orientamento della sinistra è dominato dal dire la verità al potere e dalla mobilitazione nei nostri angoli separati, isolati. In quel contesto la sinistra con l’identità segreta fiorisce. Il focus deve spostarsi verso dire la verità agli inermi, verso l’organizzazione e la trasformazione delle strategie e dell’analisi in pratiche democratiche. Questo significa che gli organizzatori, gli esperti di tattica e i leader devono trovare un comune orientamento di convergenza e di coordinamento. Invece di crociate sparpagliate e di martirio, è necessario che scopriamo, con gli occhi del ventunesimo secolo, l’arma più potente
contro il capitalismo, che sia stata prodotta nel secolo scorso: il fronte unito. E’ necessario lavorare insieme per deframmentare e focalizzare di nuovo la sinistra politica dentro e intorno ai movimenti sociali, con mutuo rispetto e consapevolezza condivisa di quanto c’è in gioco. L’obiettivo strategico è quello di stabilizzare e costruire la sinistra politica, contenere la deriva verso destra e isolare e schiacciare l’estrema destra nell’ordine che ho detto. Con ampia unità, ma non monolitica o meccanica nella nostra posizione o nell’approccio.
Nella terra dell’opportunità c’è un sacco di spazio per l’opportunismo, ma la strada che porta a sottrarre potere alla plutocrazia è fatta di cammino, tramite la pratica della democrazia e la legittimazione democratica. Non tornando indietro a un’età dell’oro ma alla negazione di un sistema fallito.
E pluribus unum, da molti uno solo (è il motto nazionale originario degli Stati Uniti, n.d.t.).
Da un raccolta di articoli pubblicati dalla [istituzione no profit] Rosa Luxemburg Stiftung – Ufficio di New York. Si può scaricare come pdf da:
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale: portside.org
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2016 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0
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