di Claudio Riccio
Una valanga di No ha travolto il renzismo. A essere travolto non è solo Matteo Renzi, ma il ciclo lungo delle forze neoliberiste o subalterne al neoliberismo. Paradossalmente a essere bocciati, più o meno direttamente e consapevolmente non sono solo i signori del Sì e i loro yes men, ma anche alcuni dei sostenitori opportunisti del No e tutti coloro che hanno portato avanti un'era di riforme fatta di precarizzazione del lavoro, riduzione dei diritti, aumento delle diseguaglianze. Chi ha detto no? Di chi sono quei voti? Non sono di Salvini, non sono di Berlusconi, e non sono neanche proprietà dei Cinque Stelle. Sono i voti di milioni di cittadini italiani.
Alcuni arrabbiati, altri disillusi, alcuni di pancia, altri di testa. Ma guardando i dati è chiaro che siano soprattutto i voti di una parte ben precisa della società: più alto è il tasso di disoccupazione più è alto il numero di No. Più basso è il reddito più basso è il numero di Sì. Più si è giovani, più si vota No. È quello che una volta si sarebbe senza indugi chiamato "voto di classe".
Alcuni arrabbiati, altri disillusi, alcuni di pancia, altri di testa. Ma guardando i dati è chiaro che siano soprattutto i voti di una parte ben precisa della società: più alto è il tasso di disoccupazione più è alto il numero di No. Più basso è il reddito più basso è il numero di Sì. Più si è giovani, più si vota No. È quello che una volta si sarebbe senza indugi chiamato "voto di classe".
Da troppo tempo i voti di quella parte di società più debole, quei voti che dovrebbero andare a sinistra (o come la si voglia chiamare), vanno nella direzione opposta. Stavolta no. Una delle principali notizie di questo referendum è che per una volta la sinistra e i ceti popolari hanno votato allo stesso modo. Magari i ceti popolari neanche se ne sono accorti, ma qualunque sia il motivo è successo. E ciò rappresenta una straordinaria possibilità.
È successo anche che - secondo alcune indagini statistiche - tra il 25% e il 16% dell'elettorato dei partiti a sinistra del Pd ha deciso di votare Sì. C'è chi se ne preoccupa molto, troppo. Dovremmo concentrare le nostre energie sul rassicurare e recuperare questa fetta, o piuttosto dobbiamo cercare di capire come parlare, coinvolgere, organizzare, delineare una prospettiva credibile a una fetta importante di quei 19 milioni di persone che ha votato No?
Non vuol dire ovviamente ignorare - o mai sia criminalizzare - coloro che hanno avuto paura del salto nel buio e pur non condividendo il contenuto della riforma e l'azione del governo Renzi hanno scelto il ricatto della stabilità, ma la nostra priorità sono quei milioni di persone che nonostante l'imponente campagna elettorale del Pd, nonostante le promesse di una vita magicamente più semplice, dalla sanità per tutti alle bollette più leggere, e altri miracoli senza fondamento, hanno scelto di rifiutare l'inganno e non si sono fatti fregare. Milioni di persone hanno detto "non mi fido di chi mi governa" e soprattutto "non ho nulla da perdere". Voglio cambiare, ma non così, non con questi signori.
È possibile l'alternativa? In Italia c'è una maggioranza. C'è una maggioranza popolare, dei subalterni, con tutte le loro contraddizioni, ma c'è. È emersa in quel referendum sull'acqua pubblica che vide 27 milioni di persone schierarsi per i beni comuni e contro le privatizzazioni, per esempio.
Ci sono milioni di persone che vogliono farla finita con la precarietà, che non sopportano più le enormi diseguaglianze economiche, che vogliono si investa sulla scuola pubblica, che vogliono che tutti abbiano diritto all'abitare, che credano si debbano nazionalizzare le banche, liberalizzare le droghe leggere, aggredire con forza l'economia criminale e il potere mafioso.
C'è una maggioranza nella società, non c'è una maggioranza politica all'altezza della sfida e non la si vede ancora all'orizzonte. Da queste posizioni deriva un posizionamento chiaro: il Pd e chi ha sostenuto le sue riforme degli ultimi anni è un avversario perché ha determinato un cambiamento profondo nelle nostre vite. Le ha peggiorate, le ha rese più precarie, ha aumentato le diseguaglianze. E lo ha fatto in piena consapevolezza, non perché condizionato dagli alleati di Forza Italia prima e Ncd poi.
"Non siamo "quelli del no", siamo "quelli che sanno dire no" e quelli che sanno proporre tanti Sì. Dopo la grande mobilitazione del referendum, dopo aver organizzato il nostro No, dopo la valanga di No, è arrivato il momento di una marea di Sì: sì alla redistribuzione delle ricchezze, sì al reddito di cittadinanza, sì alla riduzione dell'orario di lavoro, sì alla bonifica delle aree inquinate a spese di chi le ha avvelenate, sì a un grande piano per l'istruzione, l'università e la ricerca, sì al taglio drastico delle spese militari, sì alla tassazione e perfino all'esproprio delle case sfitte dei signori del mattone, sì a dare una casa a chi non ce l'ha, sì alla riconversione ecologica dell'economia, sì ai diritti sociali e civili, sì a una democrazia dei cittadini."
Su questi temi appena accennati ci sono tante persone, tante realtà collettive più o meno organizzate, tante esperienze civiche e municipali, c'è la specificità napoletana con De Magistris, Sinistra Italiana che andrà a congresso fondativo a febbraio, Possibile, Prc, Altra Europa, ma soprattutto tanti soggetti sociali e politici che hanno un'idea ben definita non solo dei problemi, ma anche e soprattutto delle soluzioni.
Più che riaprire il valzer sull'unità della sinistra, o guardare (da lontano) il balletto delle poltrone e gli scontri tra bande, più che aprire l'ennesima discussione sui contenitori (che sono sempre insufficienti) e sui leader (che non ci sono), serve aprire una grande discussione sul programma politico dell'alternativa.
Possiamo per esempio impegnarci affinché tutti coloro che vogliono costruire l'alternativa si mettano in cammino e organizzino in tutt'Italia una grande discussione pubblica, facendo incontrare migliaia di persone, esperienze civiche e politiche, coinvolgendo centinaia di associazioni, movimenti, in un percorso partecipato per scrivere dal basso il programma dell'alternativa?
Se poi ci sarà (come si spera) un partito, un movimento, un soggetto, una coalizione, in grado di raccogliere questo programma lo si metterà a disposizione di quella proposta politica, sperando non si tratti della solita sinistra, del solito cartello elettorale.
Il 18 dicembre a Bologna si terrà un'assemblea aperta, con l'obiettivo di far incontrare tutti coloro che condividono questo obiettivo. L'assemblea parte dall'esperienza bolognese e dai consiglieri di Coalizione civica, parteciperanno esponenti politici, liste civiche, attivisti di movimento e reti sociali che porteranno un contributo alla discussione, singole personalità e soprattutto tanti attivisti.
Un'occasione per una politica non fondata sulle stanche liturgie, ma sulla partecipazione, la creatività, la chiarezza e la radicalità dei contenuti. Non è semplice, molti sono comprensibilmente sfiduciati dai tanti errori, dalle tante promesse tradite, dall'autoreferenzialità della solita sinistra. Molti sono addirittura disgustati. Lo capisco.
Ma noi siamo quelli che hanno bisogno della politica per migliorare la vita di tutti, non evochiamo il cambiamento per semplice spinta ideale o per vuota retorica: abbiamo maledettamente bisogno dell'alternativa per dare una risposta concreta alle nostre vite precarie. Non possiamo non provarci. Dobbiamo insistere e costruire l'alternativa.
Fonte: Huffington Post - blog dell'Autore
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