di Enrico Euli
La democrazia elettorale e rappresentativa va a rivelare sempre più il suo carattere oligarchico e anti-democratico. Le democrature (dittature “democratiche”) si diffondono nel mondo, e non sono solo una degenerazione all’interno di paesi storicamente poco inclini alla democrazia, come Russia e Turchia, ma vanno a definirsi chiaramente anche nei paesi che si fregiano del titolo di suoi iniziatori: Inghilterra, Francia e Stati Uniti.
Il processo non si è avviato con la neo-globalizzazione odierna, ma ha una lunga storia, che permea i processi di espansione coloniale e imperialistici di quegli stessi paesi che al loro interno si ammantavano di principi repubblicani e democratici e che, d’altronde, per molti versi ha sempre attraversato la stessa dinamica interna delle costituzioni formali e materiali degli stati d’occidente (guerre civili e sperequazioni evidenti tra classi e ceti sociali, esclusione sociale e xenofobia, polarizzazione e gerarchizzazione delle differenze…).
Il processo non si è avviato con la neo-globalizzazione odierna, ma ha una lunga storia, che permea i processi di espansione coloniale e imperialistici di quegli stessi paesi che al loro interno si ammantavano di principi repubblicani e democratici e che, d’altronde, per molti versi ha sempre attraversato la stessa dinamica interna delle costituzioni formali e materiali degli stati d’occidente (guerre civili e sperequazioni evidenti tra classi e ceti sociali, esclusione sociale e xenofobia, polarizzazione e gerarchizzazione delle differenze…).
Oggi assistiamo, inermi e inerti, a ulteriori passaggi di questi processi. Passaggi che se da un lato paiono rappresentare plasticamente la realizzazione completa di quella storia – la globalizzazione senza regole altro non è che questo, in fondo -, dall’altro esplicitano sempre più la catastrofe di quei riferimenti, seppur formali, che ne hanno caratterizzato la sua auto-narrazione (l’uguaglianza, i diritti, le convenzioni internazionali, i patti federativi, le negoziazioni diplomatiche e le mediazioni; in una parola: la ‘politica’).
Quel che da tempo accade in Russia e da alcuni anni in Turchia si erge a modello per tutte le autoproclamatesi democrazie occidentali nel prossimo futuro: che vinca ancora per una volta – l’ultima, direi – il candidato che coagula intorno a sé la paura della destra estrema (come appena accaduto in Olanda e probabilmente avverrà ancora una volta in Francia intorno a Macron) o che (come appena avvenuto con Trump) vada davvero a conquistare subito la maggioranza il neofascismo lepenista o il cerchio magico grillino, la fine dell’illusione democratica è ormai un fatto compiuto.
E si è trattata di una doppia, terribile, illusione.
La prima è che la democrazia potesse esistere in politica e in punta di diritto, ma non dovesse e potesse essere realizzata nell’economia, nell’istruzione, nel lavoro, nelle relazioni internazionali. La nostra vita materiale è tutto fuorché democratica, e tale è rimasta, al di là dei nomi che abbiamo saputo dare ai nostri regimi politici.
La seconda è che la democrazia coincidesse con il voto, nell’illusione che l’esercizio di questo diritto ci salvaguardasse dal rischio di ritrovarci dentro domini aristocratici, oligarchici o totalitari. Oggi è proprio il meccanismo elettorale, invece, a determinare la fine dell’illusione democratica. Ma che le due cose non coincidessero (e che anzi proprio le elezioni funzionassero da sempre proprio come deterrente antidemocratico) è stato subito ben chiaro ai padri fondatori delle repubbliche francesi e statunitensi.
E non è un caso che la democrazia ateniese limitasse al massimo le pratiche elettive e si affidasse di regola al caso e al sorteggio per designare i suoi rappresentanti.
Se volete saperne di più e liberarvi dei paraocchi che ci hanno infilato addosso da secoli, leggete assolutamente il recente Contro le elezioni di David Van Reybrouck (Feltrinelli, 2015).
Ma perché queste cose non le impariamo a scuola? La risposta è ovvia: perché capiremmo troppo facilmente che ci hanno – da sempre – fregato.
A proposito di fregature, avete visto i due nuovi spot di Conad e Ubi-banca? Nel primo il sistema di videocontrollo aiuta il commesso factotum a rintracciare la piccola proprietaria dell’orsetto di peluche, da lei perso sotto gli scaffali. Nel secondo, una neonata viene definita ‘cliente della banca da 51 giorni’, e messa insieme agli adulti e agli anziani che già da decenni sono già amorevolmente accolti e sostenuti dalla banca stessa. I due sistemi più antidemocratici e più totalizzanti della nostra vita attuale (il controllo video-informatico e la finanza) si propongono come soggetti di cura e di sostegno alle nostre vite, a nostro esclusivo servizio. Accade ed è accaduto così anche per i più potenti abbindolamenti di cui l’umanità sia mai stata capace: le Chiese e i partiti politici. Il dominio attraverso la cura, l’oligarchia attraverso la partecipazione, il potere attraverso il servizio, la schiavitù attraverso la libertà, la malvagità attraverso la bontà, l’odio attraverso l’amore.
Fonte: comune-info.net
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