di Angelo Piga
Sabato 22 Aprile, in occasione della Giornata Mondiale della Terra, in tante città del mondo si terrà la March for Science [1] (Marcia per la Scienza), un evento che sta avendo ampio risalto in rete e ci si aspetta molto partecipato. A livello locale si differenzierà in cortei, sit-in, conferenze, concerti ed è per un verso una “celebrazione della scienza” e dall’altro un invito a “difenderla”. I virgolettati sono presi dall’appello statunitense, quello originario che successivamente è stato riadattato in svariati paesi cambiandone alcune sfumature. In Italia a Roma è convocato un corteo che alle 16.00 partirà dal Pantheon e terminerà a Campo de’ Fiori con interventi di ricercatori e artisti e collegamenti dalle altre piazze.
Almeno a livello di cronaca, il fattore scatenante di questa chiamata alle armi è stata l’introduzione temporanea da parte del governo Trump di un filtro politico a tutte le notizie divulgate dall’EPA, l’Agenzia americana per la protezione dell’ambiente. Questa procedura censoria si accompagna ad un atteggiamento della neo amministrazione che è ostile nei confronti della ricerca pubblica[2] e a tratti negazionista del riscaldamento globale[3]. Nel resto del mondo, anche se manca il centro attrattore Trump a scatenare polemiche di una certa portata, lo stato della ricerca pubblica e della scienza è comunque critico: in Italia le lotte e i movimenti universitari che dal 2008 si sono susseguiti sono lì a dimostrarlo, così come le molteplici adesioni all’appello.
Eppure nei contenuti la piattaforma della March for Science, sia quella statunitense che quella italiana[4], prende incredibilmente un’altra direzione. I punti cardine sono di carattere molto più generale: dobbiamo difendere la scienza perché è solo tramite questa che possiamo salvaguardare “la salute della comunità, la sicurezza delle nostre famiglie, l’educazione dei nostri figli, i fondamenti della nostra economia e lavoro”, questi ultimi tutti definiti “valori tutt’oggi a rischio”. Si segue poi con vari, ripetuti richiami ad un obiettivo finale, consapevolmente considerato difficile da raggiungere, ma imprescindibile, ovvero “l’applicazione della scienza alla politica” e il “dare un forte segnale pubblico a favore della ricerca e di politiche basate su solide basi scientifiche”. Sembrerebbe quindi che si difenda una idea di scienza e società universali e buone, una scienza neutrale che ci salverebbe dal ritorno ad un medioevo della ragione.
Questa deriva è molto pericolosa sotto vari aspetti. Anzitutto non è assolutamente chiaro quale sia questo modello economico da difendere: forse quello neoliberista che ha portato alla crisi? Di quali famiglie dobbiamo difendere la sicurezza? Quale sicurezza? Quale educazione? Forse il tenore di vita occidentale? Tappandosi gli occhi con la guerra alle porte dell’Europa e milioni di profughi. Non sono domande forzate, perché anche se nell’appello non mancano i riferimenti all’uguaglianza razziale, di genere e di classe sociale, tutto il discorso è sempre affrontato da una prospettiva umanista e occidentale, che però si vuole assoluta[5].
Questa critica è ancor più giustificata dal continuo richiamo ad una “apoliticità” della manifestazione e soprattutto della scienza. Non c’è spazio per la “partigianeria”. Ma non può esserci scienza neutrale ed è ingenuo pretendere che esista un salvifico metodo scientifico da applicare alla politica.
Un esempio concreto di questa contraddizione sono gli OGM[6]: la scienza può solo dirci se fanno male a breve termine al singolo essere umano, ma i problemi legati ai brevetti sulle sementi sono risolvibili solo all’interno di rapporti di forza politici.
Un altro caso paradigmatico capitato in Italia risale al 2015: la SIF, Società Italiana di Fisica, non sottoscrisse la "Dichiarazione sui cambiamenti climatici” che la quasi totalità delle associazioni scientifiche italiane presentarono per la Conferenza di Parigi sul clima COP 21. La SIF obiettò che il grado di precisione degli studi sul clima non era abbastanza elevato per affermare incontrovertibilmente l’impronta antropica sul clima, senza del resto motivare quale sarebbe uno standard accettabile[7].
Infine nel documento si parla in senso astratto dell’importanza di un’ampia divulgazione delle ricerca, ma che senso ha parlare di divulgazione se non si fa una bozza di ragionamento sulle riviste scientifiche, in cui l’accesso ad un semplice articolo normalmente costa 30 dollari? A queste condizioni la ricerca autonoma, fuori da istituzioni organizzate e con ampi fondi disponibili (pubbliche o private che siano) è materialmente impossibile.
Bastano queste critiche a tirarci fuori dall’evento e a voltargli le spalle? Assolutamente no, sarebbe ingenuo quanto i propositi stessi della marcia. Purtroppo questa visione feticista della scienza ha molto appeal nella comunità accademica, tanto bistrattata ed assetata di riconoscimento. I temi sollevati sono facilmente strumentalizzabili dal potere, che non vede l’ora di usare lo scienziato, portatore del segreto del numero, come mezzo per giustificare scienze politiche scellerate, dandogli in cambio la consolazione di una politica fondata sulla razionalità scientifica. Oltretutto c’è da aspettarsi che l’estrazione dei partecipanti sia molto variegata e aperta al dibattito interno. Bisogna quindi iniziare a fare inchiesta sul campo e riattivarsi come scienziati, ricercatori e studenti per riportare la politica all’interno di questo dibattito nascente.
[2]http://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/ricerca_istituzioni/2017/03/29/trump-taglia-12-miliardi-di-dollari-alla-ricerca-scientifica-usa_aaebcb62-f992-44e1-a95d-94687dfb6d89.html
[4]http://www.lastampa.it/2017/02/20/scienza/ambiente/attualita/il-aprile-anche-in-italia-si-marcer-nel-nome-della-scienza-VBxIrJ3yzCC77dpFOF6UQK/pagina.html
[6]http://www.wumingfoundation.com/giap/2015/08/la-neutralita-che-difende-golia-scienza-feticismo-dei-fatti-e-rimozione-del-conflitto/
[7]http://cattaneo-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2015/11/26/verso-parigi-e-di-come-i-fisici-italiani-si-chiamano-fuori-dallappello-sul-clima/
Fonte: dinamopress
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