Intervista a Jean-Luc Mélenchon di Anais Ginori
"Non voglio abbandonare l'Europa, ma rinegoziare i Trattati europei". Jean-Luc Mélenchon incontra alcuni giornalisti della stampa estera. Il dialogo è spesso burrascoso, nonostante lo scenario da villeggiatura: il tribuno di France Insoumise ha organizzato una mini-crociera sui canali a nord di Parigi, facendo un comizio a ogni tappa. Rifiuta di parlare in inglese con un cronista britannico. "In spagnolo, se vuole", dice, ironizzando sul "naturale imperialismo " degli anglosassoni.
"Non sono io la minaccia, non sono io ad aver provocato la Brexit o le spinte nazionaliste. La mia posizione è rinegoziare i Trattati per favorire l'armonizzazione dei diritti sociali, quella dei sistemi fiscali e cambiare lo statuto della Bce, allargandone il ruolo alla difesa dell'occupazione".
In caso negativo sarebbe pronto ad abbandonare l'euro?
"Certo e pure ad adottare la moneta cinese! Non mi faccio intimidire da domande del genere. La Francia è una grande potenza. L'Europa non si fa senza di noi. Quindi, se sarò presidente, le mie richieste dovranno essere ascoltate. Basta ripetere che non si può cambiare nulla, lasciando i popoli crepare come si fa in Grecia. Mi spiace, Merkel e Schaeuble non sono dei bravi amministratori dell'euro: la moneta unica deve tornare al servizio dei popoli".
Perché non è andato dai partner europei per aprire un dialogo, come hanno fatto altri candidati?
"Ho avuto molti contatti e sono stato accolto trionfalmente dagli amici di Podemos o di Die Linke. Ho scelto di non rivolgermi all'Europa che vuole un solo e unico prototipo di uomo politico, ovvero un signorsì. Angela Merkel non è la Cancelliera dell'Europa ma della repubblica tedesca. Lei ha dimostrato di essere tenace e razionale. I due ultimi presidenti francesi si sono invece rivelati inetti tanto che ora tutti si stupiscono che io voglia aprire una discussione franca. Non sono il primo nella Storia: anche il generale De Gaulle disertò molti incontri per ottenere la politica agricola comune".
Lei vuole essere un candidato anti-Sistema come Marine Le Pen?
"Siamo in democrazia e cerco di convincere tutti, anche i suoi elettori. La Francia non è l'unico paese ad avere un'estrema destra. Spero di sconfiggerla attraverso il voto".
Perché non accetta di essere definito come un politico di "estrema sinistra"?
"Il mio programma non è di estrema sinistra, non immagino la socializzazione dei mezzi di produzione o la perequazione dei salari. Propongo il rilancio del modello economico su basi ecologiche, con 100 miliardi di euro in nuovi investimenti, una linea che in altri tempi era dei socialisti. Il mio è anzi un programma molto più moderato di una nota bolscevica come Christine Lagarde secondo cui per ogni euro investito se ne creano tre in attività produttiva".
Come pensa di affrontare la lotta contro il terrorismo?
"Non si lotta contro un concetto. Gli atti di terrorismo sono una tecnica di guerra nella quale la religione è solo un pretesto. Sappiamo che sono atti ispirati da potenze straniere che si affrontano indirettamente in Siria e Iraq. Per far cessare la guerra bisogna creare una coalizione universale che includa tutti gli attori della regione".
Fonte: La Repubblica
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