La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

martedì 18 aprile 2017

Rifondazione esce dall’isolamento. La vera sinistra vince! Intervista a Maurizio Acerbo

Intervista a Maurizio Acerbo di Valerio Santori 
Maurizio Acerbo è dal 2 aprile il nuovo segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista. Paolo Ferrero lascia dopo nove anni e con Congresso di Spoleto Rifondazione ha deciso di intraprendere un percorso nuovo, aperto agli altri partiti a sinistra del PD. Questa l’intervista che il neo segretario ci ha gentilmente concesso.
Buongiorno Segretario, cominciamo da Paolo Ferrero, il suo predecessore. Lascia la carica dopo nove anni, qual è la sua eredità politica?
«Un partito che è resistito andando controcorrente, andando sulla strada che avevamo scelto nel 2008 con largo anticipo, cioè quella di una posizione di alternativa ed autonomia rispetto al PD.
È stata una strada in salita, lo è ancora, ma avevamo visto giusto in quanto fin dal Lingotto era chiarissimo che il PD aveva oramai concluso una mutazione genetica che ha raggiunto l’apoteosi con la leadership di Renzi, ma di cui sono autori anche quelli che criticano Renzi…»
Un esempio?
«Il discorso del Lingotto di Veltroni era già un discorso in cui il PD si candidava ad essere un partito sostanzialmente della Confindustria. Oggi il PD è la nuova Forza Italia, ma si era già intravisto nell’esperienza di governo che avevamo fatto insieme. Dalla nascita il PD si pone in un orizzonte che è compiutamente neoliberista.»
Si sente spesso, direi ciclicamente, parlare di una rinascita a sinistra. Ed anche nel congresso di Spoleto i toni sono stati quelli della svolta, della nuova vita. Cosa è cambiato negli ultimi anni e perché oggi Rifondazione Comunista può tornare protagonista nel panorama politico italiano?
«Mi sembra che quel che è cambiato è che siamo usciti dall’isolamento, adesso è una consapevolezza assai diffusa che le politiche che noi abbiamo contrastato spesso in solitudine non funzionano.
Ricordo che Rifondazione si è fatta carico di certi temi, non Salvini e la Meloni che vanno sbraitando, ma che hanno votato i trattati europei, ed anzi la Meloni ha votato perfino il pareggio di bilancio in costituzione… Oggi è chiaro che quel tipo di impostazione non funziona, e perfino Renzi critica l’Unione Europea, anche se lo fa ovviamente in maniera assolutamente strumentale mentre in realtà nutre consenso verso quelle politiche.
C’è nel paese un diffuso malcontento e a sinistra oramai questa opinione è diffusa. Faccio un esempio: formazioni che si erano divise da noi sul tema dell’alleanza col PD, come Sinistra Italiana e lo stesso Partito dei Comunisti Italiani, entrambi adesso sostengono che bisogna lavorare ad una alternativa al PD. Ma è anche una cosa diffusissima fra tutte le persone che con noi hanno condotto la battaglia per la difesa della costituzione repubblicana proprio dall’assalto del PD.
Ove in Europa la sinistra si riunifica ed esce con un profilo di netta rottura, di chiarezza programmatica e di alternativa, sta riscuotendo successo, come in Spagna, in Grecia… Hanno cercato di soffocare questa cosa cercando di strangolare il governo di Tsipras, tentativo che è ancora in corso.
Però poi c’è stato il successo in Spagna, dove Unidos Podemos è oramai intorno al 24% e in questo momento la sinistra radicale governa le principali città spagnole, da Barcellona, dove sono stato ospite proprio lo scorso fine settimana, a Madrid. In queste settimane si assiste alla vertiginosa crescita del nostro compagno Jean Luc Melenchon, che è dato terzo nelle presidenziali francesi e primo all’interno della sinistra, avendo scavalcato il candidato socialista. Quindi vuol dire che se la sinistra si unisce, ha un profilo chiaro, parla alla maggioranza della popolazione un linguaggio chiaro, e quindi è radicale ma non settaria, può essere maggioritaria. D’altronde anche nella vostra città, Napoli, mi pare che Luigi De Magistris sia al secondo mandato, andando avanti su questa impostazione.»
Sulle colonne del Fatto Quotidiano l’ex-segretario Ferrero ha parlato di una narrazione della crisi funzionale alla guerra fra poveri, proponendo la redistribuzione come principale soluzione. Quali sono gli strumenti che Rifondazione Comunista intende utilizzare per operarla?
«Noi abbiamo elaborato, e sono proposte simili a quelle che avanziamo come Partito della Sinistra Europea a livello continentale, una serie di proposte volte a invertire la tendenza delle attuali politiche economiche.
Vorrei dire una cosa a livello macro, dato che in queste settimane sono previsti una serie di incontri, e ce ne sono già stati alcuni, dei ministri dei paesi del G7 in Italia: ebbene se al vertice del G7 si decidesse di porre fine ai paradisi fiscali si potrebbe fare nel giro di pochi giorni! Come e quando vogliono queste potenze isolano uno Stato e impediscono che abbia relazioni con i sistemi finanziari del resto del mondo, quindi in primis voglio ricordare che esiste uno scandalo globale in cui i governi tartassano la povera gente e i lavoratori e al tempo stesso consentono al grande capitale un’evasione strutturale.
Insomma abbiamo bombardato la Libia che non ci aveva fatto niente, e poi l’Iraq. Non si capisce perché i governanti non possano assumere invece iniziative contro il più grande crimine economico della nostra epoca: il fatto che esista una massa enorme di ricchezza a livello planetario ed europeo che è esentasse. Poi ci sono le misure che si possono fare a livello di politica economica del nostro paese…»
Ecco, riguardo queste, lei come giudica il reddito di cittadinanza proposto dai Cinque Stelle?
«Al di là del fatto che il termine è improprio, perché sarebbe meglio usare il termine di “reddito minimo garantito” o di “salario sociale”, questo è nella piattaforma di Rifondazione dal 1999. Tra l’altro io fui uno di quelli che lo propose in quel congresso.
Sono decenni che ci battiamo per un reddito minimo garantito, abbiamo depositato in parlamento una proposta di legge di iniziativa popolare, e quindi noi lo riteniamo una misura essenziale insieme ad un’altra misura strutturale di cui si dibatte in tutto il mondo e per la quale possiamo andar fieri di aver condotto con larghissimo anticipo una battaglia tra le ironie di quelli che un poeta definirebbe “segretari dell’opinione dominante”, cioè la battaglia per la riduzione dell’orario di lavoro. È fondamentale per ridurre la disoccupazione, e anche per liberare il tempo di vita delle persone.
È scandaloso che oggi noi abbiamo un progresso tecnologico governato secondo le leggi del profitto e che produce una situazione in cui aumenta la disoccupazione e aumenta lo sfruttamento di quelli che lavorano. Come sempre è accaduto nella storia, il progresso tecnologico si traduce anche in maggiore benessere soltanto se la lotta, e quindi le leggi, lo indirizzano verso fini sociali. Karl Marx lo spiegava nel Capitale 150 anni fa e rimane validissimo. Perché fu il movimento operaio a imporre tutte le regole che noi consideriamo fondamento della modernità in cui siamo vissuti. Da quelle che sostanziano lo stato sociale a quelle che sostanziano la regolamentazione della vita sui luoghi di lavoro. Quindi riteniamo che la piattaforma dalla quale partire sia: riduzione dell’orario di lavoro e reddito minimo garantito.
Altro elemento fondamentale è l’abrogazione della legge Fornero. Poiché l’innalzamento dell’età pensionabile a soglie così assurde fa sì che persone che dovrebbero andare a spasso continuano a occupare posti di lavoro mentre i figli a 40 anni sono ancora disoccupati o impegnati in lavoretti che non consentono di progettare una vita autonoma con una propria famiglia.»
Lei è stato fino ad ora componente della segreteria nazionale del partito con delega a Cultura e Comunicazione. Dato che fra gli obbiettivi dichiarati a Spoleto ci sono lotte sociali e ambientali, e che soprattutto queste ultime oggi si fanno in grande misura sul web e sui social media in particolare, prevede una “digitalizzazione” di Rifondazione Comunista nei prossimi anni? È già stato in parte fatto, ma prevede un cambio di marcia in questo senso?
«Beh lo dovremmo fare sempre di più. Per quanto mi riguarda, la mia principale esperienza militante è proprio quella di attivista in campo ambientale. Diciamo che io sono verde almeno quanto sono rosso. E penso che non si possa essere adeguatamente rossi senza essere anche verdi, perché è una contraddizione. Il tema ecologico nella nostra epoca è centrale. È una delle questioni che rilanciano il tema del comunismo, perché è l’intero ambito dei beni comuni ad essere sotto attacco del capitalismo neoliberista. Non a caso in questo momento il parlamento è all’esame di un provvedimento che tende a rimuovere anche le conquiste in campo ambientale che abbiamo fatto negli anni passati, sostanzialmente snaturando le procedure di valutazione di impatto ambientale, che già in Italia non sono assolutamente paragonabili a quelle degli altri paesi europei, ma che sono stato uno strumento delle lotte delle comunità per difendersi da impianti nocivi o da opere dall’impatto ambientale devastante. Oggi anche questo processo viene sostanzialmente attaccato da questo governo che possiamo definire organicamente di destra.
Quindi certo dobbiamo cercare di costruire la sinistra dal basso con ogni strumento di comunicazione possibile, anche perché mi pare evidente che lorsignori facciano di tutto per non darci mai spazio nei media mainstream.»

Fonte: liberopensiero.eu

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