di Stefano Fassina
Dall'Italia, un appello dei leader della sinistra per Jean Luc Mèlenchon? D'Alema, Bersani, Speranza, Rossi, Fratoianni, Civati, Pisapia, Boldrini, Acerbo, De Magistris, Leoluca Orlando ci siete? Le elezioni presidenziali francesi sono un passaggio rilevante per le prospettive dell'Unione europea, della moneta unica e della sinistra. Si è dibattuto a lungo su Madame Le Pen, mentre si sono strumentalmente trascurati i movimenti "a sinistra". Sono, invece, movimenti di straordinarie potenzialità soprattutto per chi ha a cuore l'interesse delle lavoratrici e dei lavoratori e, quindi, della democrazia effettiva.
Anche in Francia, si chiude tristemente la lunga storia del Partito Socialista nella totale subalternità di Francois Hollande all'impianto mercantilista tedesco, nella fuga dallo schema destra-sinistra del tecnocrate euro-liberista Emmanuel Macron e nella scarsa credibilità dell'astratto altro-europeismo di Benoit Hamon. In Francia, grazie a Jean Luc Mèlenchon e alla rete di "La France Insoumise", nasce su basi culturali autonome, neo-labouriste e ambientaliste, una forza di popolo, ancorata all'interesse nazionale senza derive nazionaliste, solidale e protezionista, all'altezza delle sfide del XXI Secolo. Secondo il poll tracker del Financial Times, il leader caricaturizzato e scomunicato come di "estrema sinistra" compete per il ballottaggio del 7 Maggio. Ma, al di là del piazzamento finale, ovviamente di primaria importanza, il dato politico è l'affermazione in una delle principali democrazie e economie del pianeta, uno dei soci fondatori della Comunità europea, di una forza politica che riscopre l'insostituibile funzione dello Stato nazionale a protezione del lavoro, l'insuperabile dimensione nazionale della democrazia e declina in chiave cooperativa europea l'interesse nazionale.
Anche in Francia, si chiude tristemente la lunga storia del Partito Socialista nella totale subalternità di Francois Hollande all'impianto mercantilista tedesco, nella fuga dallo schema destra-sinistra del tecnocrate euro-liberista Emmanuel Macron e nella scarsa credibilità dell'astratto altro-europeismo di Benoit Hamon. In Francia, grazie a Jean Luc Mèlenchon e alla rete di "La France Insoumise", nasce su basi culturali autonome, neo-labouriste e ambientaliste, una forza di popolo, ancorata all'interesse nazionale senza derive nazionaliste, solidale e protezionista, all'altezza delle sfide del XXI Secolo. Secondo il poll tracker del Financial Times, il leader caricaturizzato e scomunicato come di "estrema sinistra" compete per il ballottaggio del 7 Maggio. Ma, al di là del piazzamento finale, ovviamente di primaria importanza, il dato politico è l'affermazione in una delle principali democrazie e economie del pianeta, uno dei soci fondatori della Comunità europea, di una forza politica che riscopre l'insostituibile funzione dello Stato nazionale a protezione del lavoro, l'insuperabile dimensione nazionale della democrazia e declina in chiave cooperativa europea l'interesse nazionale.
Il risultato previsto per Mèlenchon non è un inspiegabile e effimero capriccio della Storia. È frutto di una lunga e approfondita operazione culturale, sociale e politica, oltre che di una sapiente organizzazione comunicativa e elettorale. Una parte fondamentale dell'operazione avviata da Mèlenchon dopo l'uscita dal Psf nel 2008 è stato il paziente lavoro di tessitura di relazioni europee per la preparazione di un Plan B per l'euro-zona. La prima tappa fu a Parigi, a settembre del 2015, subito dopo la capitolazione del Governo di Syriza, un partito indubbiamente portatore di un paradigma e di un'agenda radicalmente alternativa all'europeismo liberista. Mélenchon invitò alla Fete de l'Humanitè alcune personalità della sinistra europea, segnate come lui da esperienze di governo nazionale e dalla rottura con le rispettive provenienze politiche, a elaborare un Plan A per una radicale riscrittura in senso pro-labour dei Trattati europei e contestualmente, nella consapevolezza della difficile praticabilità politica del Plan A, un Plan B per il superamento dell'euro. Il Manifesto di Parigi ("Un Piano B per l'Europa" https://www.euro-planb.eu/?page_id=102&lang=it) fu firmato, oltre che da Jean Luc Mélenchon, da Oskar Lafontaine, ex Ministro delle Finanze tedesco, da Yanis Varoufakis, ex Ministro delle Finanze Greco, da Zoe Konstantopoulou, ex Presidente del Parlamento di Atene, e dal sottoscritto.
Dopo Parigi, il network europeo di settori della sinistra critica e di tante giovani energie culturali e di movimento si è incontrato a Madrid, grazie all'iniziativa di Podemos, a Copenhagen su input della Red-Green Alliance e, infine, organizzata da alcuni di noi, a Roma, in Campidoglio, l'11-12 Marzo scorso, a pochi giorni dalla celebrazione ufficiale dei Trattati di Roma. La dichiarazione di Roma firmata, oltre che da Mélenchon, da protagoniste e protagoniste delle sinistre europee fuori dai confini della snaturata famiglia dei socialisti europei, contiene il punto fondamentale e distintivo di La France Insomise: la riscrittura dei Trattati per rivitalizzare la sovranità democratica e ridare dignità al lavoro o, di fronte all'impraticabilità politica del Plan A, il superamento dell'euro attraverso un Plan B.
In Italia, dopo tante chiacchiere poco comprensibili e astratte sulla rinascita del centrosinistra o centro-sinistra, sarebbe di grande significato politico e programmatico una dichiarazione congiunta dei principali leader in campo a sinistra del Pd per Jean Luc Mélenchon.
Fonte: Huffington Post - blog dell'Autore
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