di Annabella Coiro
La prevenzione alla violenza è un tema cruciale per le nuove generazioni; è necessario rompere l’automatismo dell’occhio per occhio dente per dente, della discriminazione, della prevaricazione.
La questione non riguarda solo i conflitti tra ricchi e poveri, cittadini e immigrati, cristiani e musulmani, omosessuali e omofobici, uomini e donne. Cambiamo punto di vista: il tema è alla radice, è nella relazione tra esseri umani.
La violenza non è parte integrante di una supposta natura immutabile.
La nonviolenza è in grado di dimostrare che è possibile agire, studiando e proponendo strategie di contrasto e di prevenzione della violenza a tutti i livelli.
E’ importante che ogni individuo faccia la propria parte, che includa nel proprio progetto di vita l’intenzione di condurre una vita diversa dai meccanismi quotidiani a cui siamo abituati, che si sforzi di educare i propri figli alla nonviolenza.
Sembrerebbe una domanda banale, ma insieme a Mondo Senza Guerre e Senza Violenza ho fatto un’intervista a 200 persone e il 90% non sapeva rispondere con esattezza, aveva una vaga idea piuttosto vicina al pacifismo. Non che la nostra sia una ricerca che abbia alcun valore scientifico, ma mi ha fatto riflettere su quanto sia opportuno iniziare da qui, da comprendere cosa esattamente sia la nonviolenza, o meglio la nonviolenza attiva.
Mi scuso sin da ora con chi ha un’idea molto precisa e anche evoluta sull’argomento se le mie parole saranno limitate a quelle che potrei usare per un incontro in classe con i ragazzi e le ragazze di scuola media.
Cominciamo confutando l’opinione più diffusa:
Nonviolenza non è il semplice rifiuto dell’uso delle armi (pacifismo). In Italia non c’è la guerra, ma non possiamo dire che sia un paese nonviolento.
Nonviolenza non è la semplice negazione della violenza (non violenza); infatti i promotori della Nonviolenza tendono a scriverla come parola unica, per sottolineare il valore autonomo e positivo, anche se il vocabolario non la riporta (ancora).
Con i ragazzi e le ragazze stimolerei alcuni concetti da legare alla nonviolenza, come il giochino di ‘Amore è…’
La Nonviolenza è creatività.
La Nonviolenza è azione, coraggio e dialogo.
La Nonviolenza è uno stile di vita.
La Nonviolenza è sentire l’umano che c’è nell’altro.
La Nonviolenza è saper riconoscere la ricchezza delle diversità personali e culturali.
La Nonviolenza è anche respirare e contare fino a 10 prima di rispondere.
Mi accingo a dare alcune definizioni in cui riconosco profondamente la Nonviolenza:
– è l’unica risposta globale per prevenire la violenza.
– è il coraggio di rispondere alla violenza in maniera nuova e creativa.
– è una nuova attitudine interna ed esterna di fronte alla vita.
– è uno stile di vita e una metodologia di azione che si basa sulla coerenza del pensare, del sentire e dell’agire nella stessa direzione, trattando gli altri nel modo in cui si vorrebbe essere trattati.
Quest’ultima definizione esprime sinteticamente cos’è la Nonviolenza attiva secondo l’Umanesimo Universalista e indica qual è la forma di agire e i parametri precisi che definiscono questa metodologia d’azione nella condotta personale e sociale:
Un modo di trattare gli altri basato sulla seguente regola di condotta di base: “Tratto gli altri come vorrei essere trattato”.
Un comportamento interno ed esterno basato sulla coerenza: “Agisco sulla base di ciò che penso e sento essere il meglio per la vita di quelli che mi circondano”.
Il rifiuto, la denuncia e il vuoto alle differenti forme di violenza che si esprimono intorno a me.
(Dal manuale de La comunità per lo Sviluppo Umano)
Personalmente credo che la Nonviolenza attiva sia un’esperienza, l’espressione più alta dell’umanità, la direzione evolutiva dell’essere umano che conduce alla sua piena realizzazione. Ho il sospetto che sia l’esternazione della profondità del divino umano verso il mondo e per questo conduca alla felicità.
Per tutto questo mi auguro che la giornata internazionale della nonviolenza possa essere presto una ricorrenza con pari fama del giorno di S.Valentino.
Buon compleanno non solo a Gandhi, ma a tutti quegli uomini e quelle donne che hanno iniziato un percorso in questa direzione di vita.
Fonte: Pressenza
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