di Emanuele Giordana
La prima offensiva dell’esercito afghano con l’appoggio degli americani per strappare Kunduz ai talebani è stata lanciata mercoledi notte e ieri, in parte, è stato ripreso il controllo della città. Ma la battaglia va avanti. A Kunduz, in varie zone limitrofe e lungo la grande strada Baghlan Kunduz che è il tratto stradale più importante di tutto il Nord dell’Afghanistan, mentre in centro i talebani tentano di riconquistare le posizioni perdute nella notte.
La battaglia infuria sul terreno ma anche nelle aule del parlamento. Sotto accusa il governo e il governatore della città, Omar Safai (all’estero al momento dell’attacco), accusato dallo speaker del Parlamento Abdul Rauf di inesperienza e irresponsabilità: un colpo duro per il presidente Ashraf Ghani, cui spetta la nomina dei governatori delle province.
A cinque giorni dalla clamorosa sortita talebana, l’Afghanistan fa i conti con la prima vera dimostrazione di forza della guerriglia che è segnata da almeno tre elementi: una sfida che viene per la prima volta da Nord e non da Sud; una mossa che rivela che, nonostante la querelle interna dopo la morte di mullah Omar, i talebani sono forti e compatti; infine una dimostrazione sul terreno alle cellule di Daesh in rapida ascesa nel Paese e che accusano i talebani di non essere stati capaci di costruire, come in Siria o in Iraq, aree controllate dalla guerriglia dove si viva islamicamente sotto un’amministrazione alternativa a crociati e corrotti.
Se la città è già un ammasso di macerie e la resistenza talebana è difficile da sradicare, la tensione della guerra al Nord si riflette intanto su Kabul. Mentre il presidente Ghani promette una rapida riconquista e istituisce tre commissione per individuare le responsabilità della caduta della città e individuare “spie”, il suo vice Abdullah chiede che le truppe occidentali continuino a sostenere un Paese che, ai suoi occhi, da solo non può farcela. Un appello condito da accuse feroci al Pakistan, reo di continuare l’appoggio alla guerriglia: un Paese cui invece Ghani aveva teso inizialmente la mano. Le accuse al Pakistan arrivano anche dal ministro della Difesa, Bismillah Khan Mohammadi, e dal vice comandante dell’esercito, Murad Ali Murad, secondo cui il piano di attacco a Kunduz è stato pianificato dall’Isi, i servizi segreti di Islamabad. E per ora scompare ogni spiraglio negoziale tra governo e guerriglia.
Fonte: il manifesto
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