di Paolo Andreozzi
Oggi è il 3 ottobre. Oggi, due anni fa, trecentosessantotto migranti eritrei annegarono a pochi metri da Lampedusa.
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) stima che nel 2015, e solo finora, quasi tremila tra donne, uomini e bambini sono morti in mare cercando di raggiungere l’Italia.
Il ‘3 Ottobre’ è un Comitato di recente costituzione; ne fanno parte, tra gli altri, Save The Children, Emergency, LIBERA!, Medici Senza Frontiere, Amnesty International e l’UNHCR. Chiede a livello simbolico l’istituzione, con legge della Repubblica, della Giornata della Memoria e dell’Accoglienza – appunto il 3 ottobre – per ricordare tutti i migranti morti nel tentativo di fuggire da persecuzioni, dittature, guerre e miseria, nonché tutti gli uomini che per salvarli mettono a rischio la propria vita.
Inoltre, di assai concreto, chiede l’apertura immediata di corridoi umanitari, perché è necessario prevedere canali di accesso legale al nostro continente per fermare le stragi; e grida “basta coi muri!”, per accogliere e trattare umanamente tutti coloro che scappano da guerra, dittatura e miseria, in linea con gli standard minimi di una vita dignitosa e dei diritti fondamentali dell’Uomo; chiede anche di potenziare la ricerca e il soccorso in mare, e creare una banca dati europea del DNA per il riconoscimento delle vittime decedute nei naufragi, uccise dal freddo, travolte dai treni, soffocate nei TIR; chiede di riformare il Regolamento di Dublino che obbliga i migranti a domandare asilo nel Paese di primo approdo generando situazioni di attesa e sofferenza anche all’interno delle frontiere europee; chiede di creare un sistema di asilo continentale improntato a principi di solidarietà, responsabilità collettiva, rispetto dei diritti umani dei richiedenti asilo, rifugiati e di chiunque abbia una buona ragione per fuggire; chiede di investire nello sviluppo dei Paesi di origine o di transito dei migranti economici, anche tramite accordi internazionali che considerino la mobilità come una scelta che può favorire lo sviluppo umano; e chiede infine di favorire l’integrazione di tutti i migranti nelle comunità locali di arrivo, combattendo manifestazioni di razzismo, xenofobia e tutti i tipi di discriminazione.
E’ questa una campagna tutta e soltanto etica?
Io credo il contrario. Sono convinto sia una battaglia politica; precisamente una delle forme contemporanee della lotta di classe, stante che uno dei prodotti più macroscopici della globalizzazione neocapitalista e dell’imperialismo delle potenze statuali e militari e delle multinazionali economico-finanziarie, è appunto il depauperamento feroce di popoli e territori e la conseguente migrazione epocale e violenta cui assistiamo.
Combattere perché questo prodotto terribile non generi ancor più sofferenza, sostengo, intanto salda un’opinione pubblica solidale e attiva che il sistema dei poteri di classe vorrebbe invece insensibile e disumanizzata, passiva e consumatrice, unidimensionale; e poi mina lo stesso progetto di privatizzazione totale del vigente liberismo sfrenato, poiché rimette in capo agli organismi pubblici delle collettività nazionali e transnazionali la responsabilità di attuare nella sostanza ciò che essi stessi proclamano ‘la democrazia’, il ‘mondo libero’.
Ossia: chiedendo, pretendendo l’accoglienza – di più: il salvataggio già lungo il cammino, o alla loro partenza – di tutte e tutti i ‘poveri della Terra’, noi che ci professiamo anticapitalisti poniamo il Potere dinanzi alle sue contraddizioni, specie a quella macroscopica tra forma democratica e sostanza oppressiva; tanto macroscopica che, proverbialmente, l’opinione pubblica – neppure quella da cui ti aspetti coscienza ‘di’ classe – non la vedrà finché un fatto o un movimento reale non ne faccia esplodere gli effetti.
Infine, campagne come quelle del ‘Comitato 3 Ottobre’ sono promosse in ambito comunque borghese? Anche ammesso, ciò si deve alla circostanza che sigle come Emergency, Amnesty e le altre, stanno semplicemente surrogando l’inspiegabile paralisi dei soggetti politici, sociali e sindacali – nazionali o internazionali, arrivando fino al GUE, all’International Meeting of Communist & Workers’ Parties, alla World Federation of Trade Unions – che hanno dimenticato la regola fondamentale della battaglia secolare tra lavoro e capitale, tra progresso e reazione, tra emancipazione e sfruttamento: si combatte il nemico ovunque si trovi, si sviluppa la lotta là dove ne nasca un principio qualunque.
Io – da comunista – appoggio il ‘3 Ottobre’, firmerò la sua petizione, sosterrò le sue rivendicazioni.
Accoglienza, pace, lavoro, umanità, democrazia – non abbiamo molte altre parole d’ordine in questa fase storica, che possano aiutarci a non esser sempre più chiusi nel cassetto dei ricordi.
Fonte: Esseblog
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