La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 1 ottobre 2015

La ripresa economica non ci sarà a breve

di Rachele Gonnelli
La ripresa non c’è e non ci sarà. Anche il pos­si­bile rialzo dei tassi ame­ri­cani annun­ciato, con sve­ni­mento, dalla pre­si­dente della Fed Janet Yel­len e da molti inter­pre­tato come il segnale di pro­no­stici rosei per l’economia mon­diale è in realtà una buona noti­zia solo per gli Stati Uniti e anzi, può creare effetti nega­tivi nel resto del mondo.
A gelare gli otti­mi­sti è Chri­stine Lagarde, diret­tore del Fondo mone­ta­rio inter­na­zio­nale, che ieri par­lando al Coun­cil of the Ame­ri­cas, cioè di fronte al Gotha degli inve­sti­tori pub­blici e pri­vati –rispetto al nostrano Ambro­setti, tanto per capire, que­sto è stato fon­dato diret­ta­mente da David Roc­ke­fel­ler — ha detto che «sul fronte eco­no­mico, ci sono motivi per essere pre­oc­cu­pati» visto che «la cre­scita glo­bale resta delu­dente e disomogenea».
Pro­prio la pro­spet­tiva di un aumento dei tassi di inte­resse Usa, insieme al ral­len­ta­mento della cre­scita in Cina, con­tri­bui­scono ad accre­scere «l’incertezza e la vola­ti­lità dei mer­cati». Il diret­tore dell’Fmi segnala «la forte dece­le­ra­zione della cre­scita del com­mer­cio mon­diale» men­tre il rapido calo dei prezzi delle mate­rie prime sta creando pro­blemi alle eco­no­mie basate sulle com­mo­di­ties. Non solo.
L’Europa è malata. «La mode­rata ripresa dell’area euro si sta raf­for­zando», cer­ti­fica Lagarde, sot­to­li­neando che «a livello glo­bale la sta­bi­lità finan­zia­ria non è ancora assi­cu­rata», nei paesi svi­lup­pati e ora anche in quelli emergenti.
«Il rischio di bassa cre­scita per un lungo periodo, sem­bra avvi­ci­narsi» mette in evi­denza, pre­ci­sando anche cosa appe­san­ti­sce i pro­no­stici sulla cre­scita: la bassa pro­dut­ti­vità, l’invecchiamento della popo­la­zione e le ere­dità della crisi finan­zia­ria, «soprat­tutto in Europa».
Su quest’ultimo ele­mento Chri­stine Lagarde non mai ha lesi­nato parole riguardo alle nefa­ste poli­ti­che di auste­rity ancora adot­tate da Bru­xel­les e così pure sulla neces­sità, invece, di ristrut­tu­rare i debiti di fatto ine­si­gi­bili come quello della Grecia.
Ieri, cioè nel giorno in cui diven­tano effet­tive le dimis­sioni del capo eco­no­mi­sta dell’Ifm Oli­vier Blan­chard — il più influente degli eco­no­mi­sti di scuola neo­key­ne­siana — Lagarde ha spie­gato come in Euro­lan­dia i cre­diti dete­rio­rati o inca­gliati, cioè solo nomi­nali, deri­vanti ad esem­pio da fal­li­menti e mutui pigno­rati, sono 900 miliardi di euro.
In Ita­lia secondo stime del Sole24ore sono 5 miliardi e saranno il dop­pio nel 2016, una vera emergenza.

Fonte: il manifesto 

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.