di Eleonora Martini
«Negli ultimi anni, il settore sanitario ha subito forti pressioni di contenimento della spesa nel contesto delle manovre di bilancio. Mentre l’Italia fornisce un’assistenza sanitaria di qualità e a un costo relativamente basso – con $ 3027 per abitante a parità di potere d’acquisto, l’Italia spende molto meno di Paesi limitrofi come Austria, Francia o Germania – la lenta crescita della spesa prima della crisi e il taglio della spesa durante la crisi (-0.4% sia nel 2010 che nel 2011), hanno messo a dura prova le risorse. L’Italia deve assicurare che continui sforzi per contenere la spesa sanitaria non intacchino la qualità dell’assistenza come principio fondamentale di governance». A dirlo non sono i medici in mobilitazione permanente per i tagli continui al Ssn o i governatori delle regioni italiane, ma l’Ocse nell’ultimo rapporto presentato all’inizio dell’anno. Mentre il report 2013 dell’Osservatorio civico sul federalismo in sanità (l’ultimo prodotto) mette in evidenza che in Italia «a fronte di un’ampia aspettativa di vita, il livello di spesa sanitaria pro capite sia al di sotto della media Ocse». E l’Istat rivela che oltre il 10% dei cittadini rinuncia sempre più alle cure.
Così, quando il premier Renzi dice che «la sanità è l’unico settore che dal 2002 ad oggi ha visto aumentare del 40% il suo stanziamento», fa finta di non sapere che i costi del Ssn, perfino a parità di servizi erogati, lievitano ogni anno del 3–4%. Al punto che il sistema nazionale potrebbe, già dall’anno prossimo, trovarsi in deficit nella copertura dei farmaci di ultima generazione che stanno per arrivare sul mercato italiano a costi elevati. Si veda per esempio il caso, sia pur molto particolare, del farmaco a base di sofosbuvir per la terapia che finalmente è in grado di curare l’epatite C, e che da noi ha prezzi stratosferici (anche per i diritti di brand riconosciuti, a differenza di Paesi come l’India, all’azienda produttrice americana).
Succede dunque che gli italiani, già da anni, sempre più spesso rinunciano a curarsi: «A fronte di una spesa sanitaria media Ocse di 3.322 euro e di livelli di spesa di Francia e Germania pari a 4.118 euro e 4.495 euro, l’Italia si attesta a 3.072 euro», si legge nel rapporto sul federalismo sanitario. «È particolarmente interessante notare come nel periodo 2009–2011 la contrazione della spesa sanitaria si sia concentrata maggiormente su alcune specifiche aree di assistenza. — continua il report di Cittadinanzattiva — Il tasso medio di crescita annuale della spesa per prevenzione e salute pubblica nel 2010 è –1,5% e nel 2011 è pari a –1,7%. Anche per quanto riguarda l’assistenza farmaceutica nel 2010–2011 assistiamo a una contrazione del tasso medio annuo di crescita pari a –1,7%. Negli stessi anni il fenomeno è meno marcato per quanto riguarda la spesa per l’amministrazione. Possiamo quindi affermare che prevenzione e farmaceutica hanno subito la contrazione maggiore».
E ancora: «L’Italia nel periodo 2009–2011 vede la propria spesa farmaceutica pro capite caratterizzata da una contrazione media annua del –4,1%. A dimostrazione di quanto appena richiamato, in Italia in soli pochi anni si passa da un tetto di spesa complessivo per l’assistenza farmaceutica pubblica del 16,4% relativo al 2008, al 14,85% del 2013. La contrazione del tetto di spesa si accompagna a un costante sforamento dello stesso, e ciò dovrebbe sollecitare le Istituzioni a una seria riflessione sullo strumento».
Fonte: il manifesto
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