La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 1 ottobre 2015

Italia sotto la media Ocse per farmaci e prevenzione

di Eleonora Martini
«Negli ultimi anni, il set­tore sani­ta­rio ha subito forti pres­sioni di con­te­ni­mento della spesa nel con­te­sto delle mano­vre di bilan­cio. Men­tre l’Italia for­ni­sce un’assistenza sani­ta­ria di qua­lità e a un costo rela­ti­va­mente basso – con $ 3027 per abi­tante a parità di potere d’acquisto, l’Italia spende molto meno di Paesi limi­trofi come Austria, Fran­cia o Ger­ma­nia – la lenta cre­scita della spesa prima della crisi e il taglio della spesa durante la crisi (-0.4% sia nel 2010 che nel 2011), hanno messo a dura prova le risorse. L’Italia deve assi­cu­rare che con­ti­nui sforzi per con­te­nere la spesa sani­ta­ria non intac­chino la qua­lità dell’assistenza come prin­ci­pio fon­da­men­tale di gover­nance». A dirlo non sono i medici in mobi­li­ta­zione per­ma­nente per i tagli con­ti­nui al Ssn o i gover­na­tori delle regioni ita­liane, ma l’Ocse nell’ultimo rap­porto pre­sen­tato all’inizio dell’anno. Men­tre il report 2013 dell’Osservatorio civico sul fede­ra­li­smo in sanità (l’ultimo pro­dotto) mette in evi­denza che in Ita­lia «a fronte di un’ampia aspet­ta­tiva di vita, il livello di spesa sani­ta­ria pro capite sia al di sotto della media Ocse». E l’Istat rivela che oltre il 10% dei cit­ta­dini rinun­cia sem­pre più alle cure.
Così, quando il pre­mier Renzi dice che «la sanità è l’unico set­tore che dal 2002 ad oggi ha visto aumen­tare del 40% il suo stan­zia­mento», fa finta di non sapere che i costi del Ssn, per­fino a parità di ser­vizi ero­gati, lie­vi­tano ogni anno del 3–4%. Al punto che il sistema nazio­nale potrebbe, già dall’anno pros­simo, tro­varsi in defi­cit nella coper­tura dei far­maci di ultima gene­ra­zione che stanno per arri­vare sul mer­cato ita­liano a costi ele­vati. Si veda per esem­pio il caso, sia pur molto par­ti­co­lare, del far­maco a base di sofo­sbu­vir per la tera­pia che final­mente è in grado di curare l’epatite C, e che da noi ha prezzi stra­to­sfe­rici (anche per i diritti di brand rico­no­sciuti, a dif­fe­renza di Paesi come l’India, all’azienda pro­dut­trice americana).
Suc­cede dun­que che gli ita­liani, già da anni, sem­pre più spesso rinun­ciano a curarsi: «A fronte di una spesa sani­ta­ria media Ocse di 3.322 euro e di livelli di spesa di Fran­cia e Ger­ma­nia pari a 4.118 euro e 4.495 euro, l’Italia si atte­sta a 3.072 euro», si legge nel rap­porto sul fede­ra­li­smo sani­ta­rio. «È par­ti­co­lar­mente inte­res­sante notare come nel periodo 2009–2011 la con­tra­zione della spesa sani­ta­ria si sia con­cen­trata mag­gior­mente su alcune spe­ci­fi­che aree di assi­stenza. — con­ti­nua il report di Cit­ta­di­nan­zat­tiva — Il tasso medio di cre­scita annuale della spesa per pre­ven­zione e salute pub­blica nel 2010 è –1,5% e nel 2011 è pari a –1,7%. Anche per quanto riguarda l’assistenza far­ma­ceu­tica nel 2010–2011 assi­stiamo a una con­tra­zione del tasso medio annuo di cre­scita pari a –1,7%. Negli stessi anni il feno­meno è meno mar­cato per quanto riguarda la spesa per l’amministrazione. Pos­siamo quindi affer­mare che pre­ven­zione e far­ma­ceu­tica hanno subito la con­tra­zione maggiore».
E ancora: «L’Italia nel periodo 2009–2011 vede la pro­pria spesa far­ma­ceu­tica pro capite carat­te­riz­zata da una con­tra­zione media annua del –4,1%. A dimo­stra­zione di quanto appena richia­mato, in Ita­lia in soli pochi anni si passa da un tetto di spesa com­ples­sivo per l’assistenza far­ma­ceu­tica pub­blica del 16,4% rela­tivo al 2008, al 14,85% del 2013. La con­tra­zione del tetto di spesa si accom­pa­gna a un costante sfo­ra­mento dello stesso, e ciò dovrebbe sol­le­ci­tare le Isti­tu­zioni a una seria rifles­sione sullo strumento».

Fonte: il manifesto 

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