La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 1 ottobre 2015

L’Europa democratica da costruire

di Vincenzo Accattatis
«Sorprendente, paradossale, perfino ironico, il paragone fatto dai media fra il Labour di Jeremy Corbyn e Podemos», fra un antico, storico partito britannico della classe operaia che sceglie un suo nuovo leader e un movimento sorto in Spagna appena diciotto mesi fa (Pablo Iglesias: «¿Por qué todos hablan del Pablo Iglesias británico?», «El Pais», 14.09.2015). Una cosa hanno in comune, scrive Iglesias: entrambi nascono dal fallimento del social-liberalismo. Io penso invece che questo abbiano in comune: nascono entrambi da “un movimento di popolo” che “non ne può più” del neoliberismo e del preteso socialismo europeo che spaccia – “che vende” – come vero socialismo, come socialismo autentico, serio, perchè “realistico”, un preteso socialismo, un socialismo fasullo, che accetta la politica della destra come vera, seria politica e la pratica. Tony Blair è il campione del falso socialismo, del socialismo thatcheriano, «terza via»; del socialismo imperialista, di guerra, di sempre più guerre – non di sempre più pace, di sempre più iniziativa diplomatica. François Hollande è il più recente esempio del socialismo colonialista, imperialista.
Movimento di popolo, di base. È populismo? Il movimento di popolo può svolgere funzione positiva. L’ha svolta il populismo americano alla fine del XIX secolo. Si dice che il mio partito rappresenti gli indignados, scrive Iglesias. «In parte è vero, siamo in presenza di una mezza verità. Il mio movimeto in Spagna nasce dal fallimento dell’ideologia che ha portato alla distruzione di ogni protezione sociale, delle industrie, dei sindacati degli operai; che ha dimostrato la sua incapacità a produrre benessere per le popolazioni».
«Quando la crisi ha colpito la Spagna, il Partito socialista non si è mostrato all’altezza». «Il primo ministro José Luis Rodriguez Zapatero semplicemente si è arreso. I due partiti spagnoli sono oggi «quasi identici». La storia della Gran Bretagna, scrive Iglesias, non è diversa da quella, recente, spagnola: trionfo del neoliberalismo thatcheriano, sconfitta della classe operaia, dei sindacati, del Labour: «ciò che mi ha colpito di piú in passato è stata la sconfitta inflitta dalla Thatcher ai minatori che hanno combattuto un’eroica battaglia di resistenza» (ne ho trattato sul «Ponte», trattando del funerale “solenne” della Thatcher – le solennità, gli affusti di cannoni …)
Ciò che piú mi ha offeso, scrive Iglesias, è stata la «terza via» di Tony Blair (che ancor oggi entusiasma Matteo Renzi). Splendido l’articolo di Alberto Burgio, La musica di Renzi («il manifesto», 27.09.2015).
«Se Podemos è la migliore espressione della crisi del socialismo spagnolo, Jeremy Corbyn lo è del laburismo inglese» (Iglesias). In altri termini, crisi del socialismo e possibile rinascita di un altro socialismo partendo da quello autentico (che non si è venduto, che non si vende), che ancora c’è in Europa, come possibile prospettiva di salvezza dell’Unione europea manifestamente al fallimento sul piano economico, sul piano sociale e sul piano dell’integrazione, anche colpa grave dei socialisti. Dall’Unione europea dei banchieri che, con la Nato, fomenta le guerre, all’Unione europea – socialista – che cerca la pace. Ognuno deve dare un contributo, secondo le sue capacità.
Lavorare nel movimento di massa che cresce in Europa per il rinnovamento dell’Unione europea (Ed Vulliamy, Why I take issue with the Observer’s stance on Jeremy Corbyn, «The Guardian», 20.09.2015). Corbyn è impegnato precisamente in tal senso. Bisogna salutare il suo impegno. Lo ha salutato Iglesias e lo saluta ogni socialista autentico (ancora ne esistono).
Lotta per «i principi morali» of equality, peace and justice: these are no longer tap-room dreams but belong to a mass movement in Britain, as elsewhere in Europe. Non solo sogni o utopie, ma valori perseguiti in un movimento di massa in atto in Europa. Occorre lavorare nel movimento, farlo crescere.
«Il nostro programma», scrive Pablo Iglesias, «è semplice: dalla parte dei cittadini colpiti dalla governancefinanziaria, difesa della democrazia, lotta per l’eguaglianza». Lotta «a las élites financieras y a su clientela», cioè profonda trasformazione dell’Unione europea; accoglimento in modo umano di tutti coloro che cercano asilo; contrasto di fondo con la politica dell’Ungheria. Un immenso programma da realizzare. Proviamoci.

Fonte: Il Ponte 

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