La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

domenica 10 luglio 2016

Nuovo ordine mondiale: Bce e Nato senza vergogna

di Il Simplicissimus 
Non sono sono passate nemmeno tre settimane dal voto sul Brexit e già si va delineando per accenni, ma in maniera inequivocabile la risposta delle oligarchie continentali e statunitensi allo choc subito al referendum: un trauma non tanto dovuto alll’uscita dalla Ue di una Gran Bretagna già ampiamente ai margini dell’unione, ma al fatto che per la prima volta siano stati contestati con successo i meccanismi , le cinghie di trasmissione istituzionali del potere reale, che il dominio dell’informazione sia apparsa potente, ma non onnipotente, che la gestione dell’emotività (vedi assassinio della Cox) abbia mostrato dei limiti.
La linea di azione principale non sembra essere quella di rischiosissima di delegittimare il referendum, di ripeterlo o di imbastire quale trucco per renderlo inefficace: questo può soddisfare la rabbia di oligarchi di secondo piano come Juncker o quella dei cortigiani burocrati di Bruxelles, inviperiti per la ricomparsa del popolo e atterriti da un voto che presenta caratteristiche di classe, ma non porta da nessuna parte. Si tratta invece di sfruttare l’evento per fare un salto di qualità e approdare a un Nuovo Ordine che faccia balzare in primo piano aspetti strutturali, ma tenuti finora in secondo piano.
Al vertice della Nato di Varsavia la Merkel innanzitutto e poi la Mogherini (meglio sorvolare sul ridicolo dietro front del guappo sulle sanzioni alla Russia, un clown non può fare che il proprio mestiere) hanno chiaramente ipotizzato per la Ue “un partenariato globale con la Nato” per creare le regole di un “nuovo ordine mondiale”. E naturalmente tutto questo si sostanza con “una battaglia a Sud e a Est” contro il presunto terroismo nell’area mediorientale e nordafricana ormai balcanizzata e contro la Russia colpevole (la faccia tosta, la nullità umana e il servilismo della Mogherini sono da Expò universale) di aver “violato l’ordine di sicurezza europeo”. Insomma l’Europa si ricostruisce a partire dalla Nato e la Merkel in questa operazione di simbiosi tra istituzioni e strumenti militari si è spinta fino a sconfessare il proprio ministro degli esteri Frank-Walter Steinmeier, che aveva giudicato “guerrafondaie” le manovre dell’Alleanza ai confini della Russia. Oltre ad annunciare il riarmo tedesco . Così il presunto strumento di pace tiene in piedi la propria mutazione oligarchica con la guerra e con il conflitto, con il totale asservimento al Washington: a questo punto è inutile nasconderlo, è meglio tenere insieme le percorelle smarrite non con la speranza di un pascolo che non c’è più, che è stato devastato dal latifondista, ma con la paura dei lupi.
D’altro canto, entrata in crisi l’Europa, anche il portavoce e azionista del potere finanziario fa la mossa del cavallo e cambia la scala del discorso: in perfetta sincronia con i discorsi di Varsavia, Draghi si è fatto latore di un messaggio per un nuovo ordine mondiale che ” i populisti ameranno odiare”. Ordine che si sostanzierà nel controllo totale delle banche centrali dei vari Paesi perché come dice Blomberg – complice banditore di tutto questo e perciò bene informato – “le banche centrali sono governate da leggi concepite nei vari Paest e richiedono di perseguire certi scopi, a volte espliciti, in genere legati all’inflazione e alla disoccupazione. Per di più, devono rispondere ai legislatori nazionali, eletti” (qui). Che orrore per gli oligarchi. Come si vede la crisi aperta dal Brexit scopre la trama sottostante alla narrazione europeista e c’è una parte ormai prevalente di potere che non intende lavorare per salvare il salvabile perché lo da già per perso o comunque per precario, né vuole affaticarsi più di tanto a salvare le apparenze e i personaggi che le incarnavano, compreso il povero Renzi abbandonato alla crisi bancaria, ma cerca invece di sfruttare la crisi che si è aperta per passare direttamente alla mossa successiva. La sensazione è probabilmente che bisogna fare in fretta, che insofferenza e rabbia stiano crescendo a un ritmo inaspettato, imprevisto e che potrebbero rovesciate i risultati finora raggiunti sulla strada della negazione di democrazia: dunque meglio scoprire le carte subito fino a che le piccole e medie borghesie siano ancora ignare che il processo di pauperizzazione riguarda anche loro. Dunque la mosa successiva è prefigurare la dittatura finanziaria e la guerra per farla digerire meglio: se le illusioni e gli inganni sparsi a piene mani cominciano a perdere di efficacia e non è più possibile aumentare la dose, conviene far trovare i cittadini di fronte ai fatti compiuti.

Fonte: Il Simplicissimus 

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