Intervista a Stefano Zamagni di Luigi Ambrosio
Nella giornata internazionale per l’eliminazione della miseria, i dati che riguardano l’Italia sono impressionanti. Le persone che vivono in povertà assoluta sono più di 4 milioni, secondo i dati dell’Istat. “Non era mai successo prima” dice in questa intervista a Radio Popolare Stefano Zamagni, economista, già presidente dell’Agenzia per il Terzo Settore durante il secondo Governo Prodi e oggi membro della Pontificia Accademia delle Scienze.
In Italia la situazione è critica non solo per il numero dei poveri assoluti ma anche per la crescita della diseguaglianza. Siamo ormai al livello di diseguaglianza che si registra negli Stati Uniti e nel Regno Unito “con l’aggravante – aggiunge Zamagni – che in Italia la diseguaglianza si trasmette da una generazione alla successiva a un tasso tasso del 70 per cento. Negli Usa il tasso è del 20 per cento. Significa che in Italia, nonostante gli sforzi, i figli rimangono nella trappola della diseguaglianza”.
Povertà e diseguaglianza mettono in discussione la stessa democrazia, denuncia Zamagni: “Il problema è la diminuzione di potere di acquisto dei ceti medi, perché crea le premesse per una oligarchia. I ricchi si candiano a guidare la danza, a scrivere le leggi, a suggerire le linee di intervento. La democrazia ha bisogno dei ceti medi”.
Gli interventi pensati fino a qui sono insufficienti, spiega l’economista. Occorre tornare alla ricetta keynesiana della piena occupazione: “La piena occupazione restituisce dignità alle persone, dà un reddito e istituisce un potere di ascquisto, garantisce che le persone partecipino al gioco democratico”.
Questo articolo è stato pubblicato da Radio popolare il 17 ottobre 2016
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