La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

martedì 25 ottobre 2016

L’uso collettivo dell’acqua pubblica prevale sull’interesse commerciale

di Eleonora Santucci 
È ammesso l’uso commerciale delle acque minerali, ma tale uso non prevale sull’uso collettivo del bene. Lo ricorda il Tribunale amministrativo del Molise (Tar) – con sentenza di questo mese, la numero 394 – in riferimento alla questione riguardante la società titolare della concessione per lo sfruttamento delle sorgenti di acqua minerale in località Folgara e il Comune di Castelpizzuto. La vicenda ha inizio un anno fa quando la Regione Molise ha premesso che il Comune di Castelpizzuto non aveva trasmesso la documentazione necessaria per l’ottenimento dell’autorizzazione allo sfruttamento della sorgente e che la società di imbottigliamento di acque minerali e titolare della concessione doveva ritenersi “l’unico soggetto avente titolo sulla sorgente S2”.
Per cui la società in qualità di concessionaria, considerando abusiva l’immissione di due tubi da parte Comune di Castelpizzuto per procedere all’emungimento dell’acqua dalla sorgente, sostenendo che il Comune non possedesse alcun titolo alla captazione, ha così eseguito il concreto distacco dei tubi. Così facendo ha lasciato senza acqua corrente gli abitanti del comune presso le proprie abitazioni. Un disagio a cui le autobotti richieste hanno posto rimedio al fabbisogno idrico della popolazione locale solo in minima parte.
La mancanza in capo al Comune di uno specifico provvedimento di autorizzazione all’emungimento non giustifica il passaggio alle vie di fatto da parte della società. Fra l’altro la pretesa del Comune alla derivazione diretta dalla S2 è da ritenersi già riconosciuta da una precedente sentenza del Tar (n. 506/2013). Il Tribunale , infatti, ha riconosciuto il diritto del Comune allo sfruttamento della sorgente per le proprie esigenze di approvvigionamento idrico.
La captazione idrica da parte del Comune deve ritenersi coerente con rilievo primario che l’ordinamento annette alle esigenze di approvvigionamento idrico delle comunità locali rispetto ai profili dello sfruttamento economico delle sorgenti, per cui l’interesse alla conservazione della produzione non è da considerarsi un interesse prevalente. La risorsa idrica è prioritariamente un “bene comune”, anche se di esso può essere ammesso un utilizzo economico. Dal che si evince che l’uso collettivo dell’acqua pubblica, quando concorre con l’uso privato industriale o commerciale, gode in via di principio di un’indiscussa prerogativa di priorità o prevalenza.

Fonte: greenreport.it 

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