di Gabriele Polo
Un contratto nazionale varato con regole democratiche, votato dai lavoratori e con una rappresentanza sindacale certificata. Nel confronto in atto con Federmeccanica in gioco c'è anche questo. Anzi, forse, c'è soprattutto questo. Perché se la valenza salariale del contratto nazionale è il principale punto di scontro con le imprese, quella della democrazia è una partita altrettanto importante e di lungo respiro. Sarebbe una svolta nelle relazioni industriali e probabilmente la fine della stagione degli accordi separati poter mettere nero su bianco, in un ipotetico accordo, che il contratto nazionale deve essere approvato dal voto degli interessati e che viene recipita la parte del Testo unico del gennaio 2014 in cui si certifica la rappresentanza delle organizzazioni sindacali.
Premessa indispensabile di tutto questo è il voto per il rinnovo delle Rsu che dalla primavera del 2014 si sta tenendo negli stabilimenti metalmeccanici in cui c'è una presenza sindacale; un voto con sistema proporzionale puro – cancellando così la quota “protetta” di un terzo degli eletti che precedentemente spettava a Cgil, Cisl e Uil – e che registra un'alta partecipazione, attorno al 70% degli aventi diritto; metodo ed esito che sembrano in stretta relazione tra loro, tutto parecchio diverso e lontano da ciò che avviene nel sistema politico.
Queste “elezioni operaie” offrono risultati significati e interessante sia per valutare il consenso di ciascun sindacato sia in relazione alle ricadute che possono avere sulla trattativa per il contratto nazionale. Spesso i dati parlano da soli, senza bisogno di commenti o aggettivi. Vediamoli.
Al primo ottobre del 2016 si è votato in 4.567 posti di lavoro che occupano quasi 600.000 lavoratori (597.841): hanno votato in 403.719, con una partecipazione del 68%. La gran parte delle aziende coinvolte aderisce a Federmeccanica: 3.421 imprese che occupano circa 500.000 persone, un terzo del totale. Complessivamente la Fiom ha ottenuto 253.329 voti, il 62,7% (nelle imprese di Federmeccanica la percentuale scende leggermente al 59,7%); la Fim è al 21,3%, la Uilm all '11,3, altri sindacati hanno ottenuto 4,6 per cento. Con questi risultati la Fiom ha eletto 10.827 delegati (oltre la metà sono di prima nomina, moltissimi i giovani sotto i trent'anni), la Fim 2.875, la Uilm 1.185, altre sigle 347. La Fiom è quindi maggioranza assoluta sia per voti che per delegati in tutti i contratti: artigiani, Confimi, Cooperative, Unionmeccanica, Orafi e Federmeccanica, in quest'ultima ha eletto 8.000 delegati, il 67,8% del totale delle Rsu.
In linea con il quadro nazionale e abbastanza omogenea è anche la ripartizione per aree geografiche. I metalmeccanici della Cgil conquistano la maggioranza dei consensi in 20 regioni su 21 (Trentino e Alto Adige sono disgiunte) e in 11 di esse e superano il 50%: Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Sardegna, Toscana, Trentino, Veneto; il miglior risultato la Fiom la ottiene in Emilia Romagna con l'82,4% dei consensi, il peggiore in Puglia con il 24,2%.
Fonte: fiom-cgil.it
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