La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

mercoledì 7 dicembre 2016

Ripartire da ciò che unisce le persone civili

di Alessandro Portelli 
Sono sollevato ma non sono contento. Abbiamo evitato una brutta riforma della nostra costituzione, ma il prezzo pagato è pesante. Per settimane ogni volta che aprivo facebook stavo male. La discussione, con amici, compagni, parenti che non la pensavano come me si era fatta acida, a volte aggressiva, sempre bipolare – grazie anche alle rischiose semplificazioni del mezzo, che non favorisce i ragionamenti e i distinguo. Adesso i toni continuano e se possibile peggiorano – chi ha votato No è amico di Salvini, chi ha votato Sì è complice di Alfano e servo della banca J. P. Morgan. Io mi sono trovato insieme con gente che ammiro – Rodotà, la Cgil… – e come me ha votato gente che non mi piace (Grillo) e gente che combatterò tutta la vita (Salvini).
Lo stesso vale per l’altro schieramento – gente che ammiro (Barca), che rispetto (Prodi), che non capisco (Cacciari) insieme con gente che temo (Marchionne) e che rispetto molto di meno (Verdini, Cicchitto, Confalonieri).
Io credo invece che dobbiamo ripartire da ciò che unisce le persone civili e democratiche, quale che sia la scelta che hanno fatto su questo argomento, e non scavare su quello che ci divide; ritrovare un lavoro condiviso sui principi fondamentali del nostro vivere comune e sulle questioni concrete – e, possibilmente, su una repubblica che ritrovi il modo di rappresentare i suoi cittadini invece di separare le istituzioni dalle persone in nome di una governabilità a prescindere.
Che fra gli altri danni provoca mancanze di ascolto e conseguenti errori di prospettiva come quelli che hanno indotto Renzi a credere di poter trasformare questa discussione nel merito in un plebiscito fra schieramenti, sottovalutando gli stati d’animo che circolavano nel paese e i problemi quotidiani che le persone vivono.
Rimettiamoci in testa che governabilità e rappresentanza non sono contraddittorie ma l’una condizione dell’altra – e cerchiamo di lavorare con chi ci sta per ricostruire quella relazione partecipativa fra cittadini e istituzioni in cui consiste la politica e su cui si fonda la costituzione antifascista.
Non a caso la sola cosa su cui tutti sembrano essere d’accordo è proprio che l’alta partecipazione al voto (che non si era verificata nelle tornate recenti) è stato un grosso fatto democratico. Può essere qualcosa su cui lavorare.

Fonte: Il manifesto 

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