di Alessandro Portelli
Sono sollevato ma non sono contento. Abbiamo evitato una brutta riforma della nostra costituzione, ma il prezzo pagato è pesante. Per settimane ogni volta che aprivo facebook stavo male. La discussione, con amici, compagni, parenti che non la pensavano come me si era fatta acida, a volte aggressiva, sempre bipolare – grazie anche alle rischiose semplificazioni del mezzo, che non favorisce i ragionamenti e i distinguo. Adesso i toni continuano e se possibile peggiorano – chi ha votato No è amico di Salvini, chi ha votato Sì è complice di Alfano e servo della banca J. P. Morgan. Io mi sono trovato insieme con gente che ammiro – Rodotà, la Cgil… – e come me ha votato gente che non mi piace (Grillo) e gente che combatterò tutta la vita (Salvini).
Lo stesso vale per l’altro schieramento – gente che ammiro (Barca), che rispetto (Prodi), che non capisco (Cacciari) insieme con gente che temo (Marchionne) e che rispetto molto di meno (Verdini, Cicchitto, Confalonieri).
Io credo invece che dobbiamo ripartire da ciò che unisce le persone civili e democratiche, quale che sia la scelta che hanno fatto su questo argomento, e non scavare su quello che ci divide; ritrovare un lavoro condiviso sui principi fondamentali del nostro vivere comune e sulle questioni concrete – e, possibilmente, su una repubblica che ritrovi il modo di rappresentare i suoi cittadini invece di separare le istituzioni dalle persone in nome di una governabilità a prescindere.
Che fra gli altri danni provoca mancanze di ascolto e conseguenti errori di prospettiva come quelli che hanno indotto Renzi a credere di poter trasformare questa discussione nel merito in un plebiscito fra schieramenti, sottovalutando gli stati d’animo che circolavano nel paese e i problemi quotidiani che le persone vivono.
Rimettiamoci in testa che governabilità e rappresentanza non sono contraddittorie ma l’una condizione dell’altra – e cerchiamo di lavorare con chi ci sta per ricostruire quella relazione partecipativa fra cittadini e istituzioni in cui consiste la politica e su cui si fonda la costituzione antifascista.
Non a caso la sola cosa su cui tutti sembrano essere d’accordo è proprio che l’alta partecipazione al voto (che non si era verificata nelle tornate recenti) è stato un grosso fatto democratico. Può essere qualcosa su cui lavorare.
Fonte: Il manifesto
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