La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

lunedì 28 settembre 2015

Dall'articolo 11 della Costituzione italiana la spinta per un'Europa federale

di Lidia Menapace 
Continuo a chiedermi, perché mai, invece di inseguire le evoluzioni dei vari capi di stato europei nelle loro giravolte di fronte al fenomeno "invincibile" delle Migrazioni di massa, che sta incominciando, noi non offriamo almeno agli altri/e europei/e di prendere in considerazione la modesta proposta, che è nella nostra Costituzione e che mostra una straordinaria lungimiranza, eppure non è mai citata.
Si tratta sempre dell'articolo 11 della Costituzione italiana che inizia «L'Italia ripudia la guerra» (e perché nessuno mai chiede a Salvini parlamentare in carica come mai viola così platealmente la Costituzione, proponendo spedizioni belliche contro le migrazioni?, conosce la Costituzione? perché per volerla "riformare" bisogna almeno sapere che cosa dice) «come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli» (la cosiddetta guerra di aggressione. Questo comma fu -tra l'altro- imposto dai vincitori perché fosse messo nelle costituzioni dei popoli vinti, cioè noi, i tedeschi e i giapponesi e articoli simili sono appunto in tutti e tre i testi) e prosegue: «e come strumento di risoluzione delle controversie internazionali», il che significa che noi non possiamo mai ricorrere alla guerra neanche in controversie internazionali in cui avessimo ragione. La guerra ci è costituzionalmente consentita solo se attaccati e invasi militarmente da un altro stato. Non esiste "guerra giusta".
Ma non è finita la straordinaria importanza del citato articolo 11, che prosegue «consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo». Si soleva chiamare questo l'articolo "europeista" della nostra Costituzione, il che significa che noi lo dovremmo promuovere come cammino verso l'Europa federale: cominciando a mettere in comune, appunto con reciproche limitazioni di sovranità statale nazionale, varie materie.
Di solito storicamente si incominciava da unioni doganali (Zollverein), spesso veniva messa in comune la politica estera (anche negli Usa essa è materia federale: il Texas non ne può avere una, anche se é grande 7 volte l'Italia). La politica interna sì, sia nel civile che nel penale, perchè è ordinata nei vari stati da codici spesso gloriosamente antichi e ci vuol più tempo per integrarli e renderli funzionanti. Si può dunque procedere piano, l'importante è incomiciare un processo di questo genere, che può bloccare o per lo meno offrire una alternativa all'uso sempre più frequente del leaderismo. Si sta infatti andando di fatto, senza alcuna sanzione giuridica verso l'uso della leadership o della oligarchia leaderistica tra Merkel e Hollande, a far diventare consuetudinario un modo di governare tendenzialmente autoritario e senza controlli.
Pericle potrebbe dirci: noi in Atene dicevamo che il potere di pochi può chiamarsi aristocrazia se i pochi sono anche i migliori, ma se solo pochi, noi chiamiamo ciò oligarchia e la consideriamo una corruzione. È molto convincente e consiglio di tenere queste parole accanto a ciò che già ho detto di Duce Führer Leader.

Fonte: Europa in movimento 

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