La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

mercoledì 30 settembre 2015

Verso l’Italia le nuove atomiche Usa

di Manlio Dinucci
Stanno per arri­vare in Ita­lia le nuove bombe nucleari sta­tu­ni­tensi B61-12, che sosti­tui­scono le pre­ce­denti B61. Lo con­ferma auto­re­vol­mente da Washing­ton, con prove docu­men­tate, la Fede­ra­zione degli scien­ziati ame­ri­cani (Fas). Lo scien­ziato nucleare Hans Kri­sten­sen, diret­tore del Nuclear Infor­ma­tion Pro­ject alla Fas, scrive che è in corso a tale scopo l’upgrade della base della U.S. Air Force ad Aviano (Por­de­none) e di quella di Ghedi Torre (Brescia).
Lo prova una foto satel­li­tare, che mostra la costru­zione ad Aviano di una dop­pia bar­riera attorno a 12 bun­ker con coper­tura a volta, dove gli F-16C/Ds della 31st Fighter Wing Usa sono pronti al decollo con le bombe nucleari.
Ana­lo­ghi pre­pa­ra­tivi sono in corso nella base aerea tede­sca di Buchel, dove si stanno ristrut­tu­rando le piste, dotan­dole di nuove stru­men­ta­zioni: docu­menti del Pen­ta­gono, citati dalla tele­vi­sione pub­blica tede­sca Zdf, mostrano che la base sta per rice­vere le nuove bombe nucleari B61-12. Lo stesso – docu­menta la Fas – avviene nella base aerea turca di Incir­lic, dove sono in corso lavori per raf­for­zare «l’area Nato» dotata di 21 bun­ker, che acco­glierà le nuove bombe nucleari. Si stanno raf­for­zando anche le basi nucleari in Bel­gio e Olanda, in attesa della B61-12, testata lo scorso luglio nel poli­gono di Tono­pah in Nevada, dove si svol­ge­ranno entro l’anno gli altri due test neces­sari per la messa a punto della bomba.
Non si sa quante B61-12 sarannno schie­rate in Europa e Turchia.
Secondo le ultime stime della Fas, gli Usa man­ten­gono oggi 70 bombe nucleari B61 in Ita­lia (50 ad Aviano e 20 a Ghedi), 50 in Tur­chia, 20 rispet­ti­va­mente in Ger­ma­nia, Bel­gio e Olanda, per un totale di 180. Nes­suno sa però con esat­tezza quante effet­ti­va­mente siano: ad Aviano, ad esem­pio, ci sono 18 bun­ker in grado di stoc­carne oltre 70.
Tan­to­meno si sa quante bombe nucleari si tro­vino a bordo delle por­tae­rei Usa nei porti e nelle acque ter­ri­to­riali euro­pee. Il pro­gramma del Pen­ta­gono pre­vede la costru­zione di 400–500 B61-12, con un costo di 8–12 miliardi di dol­lari. Impor­tante non è però solo l’aspetto quantitativo.
Inter­vi­stato dalla Zdf, Hans Kri­sten­sen con­ferma quanto scri­viamo da anni (vedi il mani­fe­sto, 23 aprile 2013): quella che arri­verà tra non molto in Ita­lia e in altri paesi euro­pei, non è una sem­plice ver­sione ammo­der­nata della B61, ma una nuova arma nucleare poli­va­lente, che sosti­tuirà le bombe B61-3, –4, –7, –10 nell’attuale arse­nale nucleare Usa.
La B61-12, con una potenza media di 50 kilo­ton (circa il qua­dru­plo della bomba di Hiro­shima), svol­gerà quindi la fun­zione di più bombe, com­prese quelle pene­tranti pro­get­tate per «deca­pi­tare» il paese nemico, distrug­gendo i bun­ker dei cen­tri di comando e altre strut­ture sot­ter­ra­nee in un first strike nucleare. A dif­fe­renza delle B61 sgan­ciate in ver­ti­cale sull’obiettivo, le B61-12 ven­gono sgan­ciate a grande distanza (circa 100 km) e si diri­gono verso l’obiettivo gui­date da un sistema satel­li­tare. Si can­cella così, in gran parte, la dif­fe­renza tra armi nucleari stra­te­gi­che a lungo rag­gio e armi tat­ti­che a corto raggio.
Nell’intervista alla Zdf, il diret­tore del Nuclear Infor­ma­tion Pro­ject della Fas dichiara che gli alleati euro­pei (Ita­lia com­presa), con­sul­tati da Washing­ton, hanno appro­vato lo schie­ra­mento in Europa delle bombe nucleari Usa B61-12. Anche la Ger­ma­nia, nono­stante che il Bun­de­stag avesse deciso nel 2009 che gli Usa riti­ras­sero tutte le loro armi nucleari dal ter­ri­to­rio tedesco.
L’ex sot­to­se­gre­ta­rio di Stato tede­sco Willy Wim­mer (già por­ta­voce per la Difesa nella Cdu, lo stesso par­tito della can­cel­liera Mer­kel, la quale ha igno­rato la deci­sione del Bun­de­stag), ha dichia­rato che lo schie­ra­mento delle nuove bombe nucleari Usa in Ger­ma­nia costi­tui­sce «una con­sa­pe­vole pro­vo­ca­zione con­tro il nostro vicino russo». Non c’è quindi da stu­pirsi che la Rus­sia prenda delle contromisure.
Ale­xan­der Neu, par­la­men­tare di Die Linke, ha denun­ciato che la pre­senza dell’arsenale nucleare Usa in Ger­ma­nia viola il Trat­tato di non-proliferazione delle armi nucleari. Ciò vale anche per l’Italia.
Gli Stati uniti, quale Stato in pos­sesso di armi nucleari, sono obbli­gati dal Trat­tato a non tra­sfe­rirle ad altri (Art. 1). Ita­lia, Ger­ma­nia, Bel­gio, Olanda e Tur­chia, quali stati non-nucleari, hanno l’obbligo di non rice­verle da chic­ches­sia (Art. 2). Per di più, nel 1999, gli alleati euro­pei fir­ma­rono un accordo (sot­to­scritto dal pre­mier D’Alema senza sot­to­porlo al Par­la­mento) sulla «pia­ni­fi­ca­zione nucleare col­let­tiva» della Nato, in cui si sta­bi­li­sce che «l’Alleanza con­ser­verà forze nucleari ade­guate in Europa».
Hans Kri­sten­sen con­ferma, inol­tre, che a Ghedi Torre sono stoc­cate le bombe nucleari Usa «per i Tor­nado ita­liani». Piloti ita­liani, ana­lo­ga­mente a quelli degli altri paesi che ospi­tano tali bombe, ven­gono adde­strati all’attacco nucleare sotto comando Usa. Non a caso l’esercitazione Nato di guerra nucleare, la Stea­d­fast Noon, si è svolta nel 2013 ad Aviano e nel 2014 a Ghedi-Torre. A quest’ultima hanno par­te­ci­pato anche cac­cia­bom­bar­dieri F-16 polacchi.
Poi­ché a for­nire le bombe nucleari ci pen­sano gli Usa, i paesi che le ospi­tano si accol­lano (per i due terzi o total­mente) le spese per il man­te­ni­mento e l’upgrade delle basi. Paghiamo così, anche eco­no­mi­ca­mente, la «sicu­rezza» che ci foni­scono gli Usa schie­rando in Europa le loro armi nucleari.

Fonte: il manifesto 

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