La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

martedì 5 aprile 2016

E se poi si arrivasse a sentenza?

di Antonio Tricarico
Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha senza mezzi termini confermato la sua fiducia all’amministratore delegato di Eni, dopo che l’azienda e lo stesso governo sono finiti nell’occhio del ciclone per lo scandalo inquinamento collegato agli investimenti petroliferi dell’azienda e di altre società in Basilicata.
“Da Presidente del Consiglio ho il dovere di tutelare la più grande azienda italiana che si chiama Eni”. Renzi ha ricordato con orgoglio la sua pronta difesa dell’Eni nel settembre 2014, allorché si ebbe notizia delle indagini della Procura di Milano su un caso di corruzione internazionale OPL245 in Nigeria, in cui risultava indagato l’attuale amministratore delegato, Claudio Descalzi, nominato subito dopo l’insediamento dell’esecutivo a inizio 2014. “Sono stato in Parlamento dopo che c’è stato un avviso di garanzia all’amministratore delegato dell’Eni e l’ho difeso perché così si fa nei paesi civili. L’ho difeso perché gode della mia stima, gode della stima di tutti noi”.
In questo modo il Presidente del Consiglio lega il futuro del suo governo mani e piedi a quello del vertice dell’Eni, senza alcuna possibile marcia indietro in futuro. È singolare però che per Renzi la difesa della principale multinazionale di un Paese e dei suoi manager sia un dovere civile. Lo scorso 17 febbraio, una forza di polizia congiunta Olanda-Italia ha perquisito la sede centrale della Shell all’Aja e notificato alla società che la Procura di Milano ha esteso l’indagine di corruzione internazionale in Nigeria anche nei suoi confronti. A quanto ci risulta né il governo olandese, né quello inglese (la Shell è una società anglo-olandese) hanno preso posizione sull’accaduto, né sentito il dovere civile di attaccare la magistratura per le indagini e così ribadire una fiducia incondizionata ai vertici della multinazionale. Evidentemente per il Presidente del Consiglio i Paesi Bassi e il Regno Unito non sono paesi civili.
È utile sapere che Descalzi gode della stima personale di Renzi, mentre i magistrati di diverse Procure (Milano e Potenza) che indagano su Descalzi ed Eni invece no. In democrazia si decide liberamente a chi dare la propria stima, per carità, ma al Presidente del Consiglio chiediamo coerenza fino all’ultimo, dal momento che ha sfidato la magistratura italiana ad arrivare a sentenza su questi scandali e presunti reati (molto gravi). Bene, ce lo auguriamo anche noi che si arrivi a sentenza sulla Val d’Agri, così come sulla vicenda in Nigeria.
Se però saranno accertati dei reati, allora il primo ministro dovrà dimettersi e abbandonare la politica.Oggi sull’affare Opl245 si indaga a Milano, in Nigeria, negli Stati Uniti e va capito se partiranno nuove indagini anche nel Regno Unito e in Olanda in seguito agli ultimi sviluppi. L’accusa è pesante. Una tangente che potrebbe essere di ben un miliardo e 92 milioni di dollari. Attendiamo fiduciosi il corso degli eventi.

Fonte: Recommon

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