di Andrea Ranieri
Non erano ancora fredde le carte della sentenza del Consiglio di Stato cheriammette Fassina alle elezioni comunali di Roma e già partiva, da parte del Pd, il tormentone del voto utile. "La priorità', ci dicono, è mandare Giachetti al ballottaggio, e in quella sede i sostenitori di Fassina non potranno che votarlo, altrimenti saranno responsabili di consegnare Roma alla Raggi e ai 5 stelle". Ancora una volta il Pd non sembra capire cosa si muove nel popolo di Roma, e fa ragionamenti di puro politicismo, che parlano ai sempre più ridotti appassionati della politica di schieramento. Ma cos'è', cosa dovrebbe essere un voto utile per una persona normale che crede nella democrazia?
Prima di tutto un voto che propone una idea di città, e che prospetta un modo per uscire dalla crisi di idee, di progetti, di morale pubblica che sembra attanagliare Roma. Fassina ha costruito un suo programma, confrontandosi, prima che con i partiti, con le decine di associazioni che si sono cimentate in questi anni sui problemi della città, e hanno prodotto idee e pratiche, molto spesso nell'assoluto disinteresse della politica, impegnata in ben altri affari. E nel suo programma parla di mettere uno stop alle privatizzazioni e all'alienazione del patrimonio pubblico, di consumo di suolo zero, di mobilità sostenibile, di periferie, con proposte in molti punti radicalmente diverse da quelle di Giachetti. E da economista di vaglia quale è ha persino ragionato su come trovare un po' di risorse per fare le cose, senza dover andare ogni volta col cappello in mano dal Governo. A partire dalla ricontrattazione degli interessi sul debito pubblico di Roma, per cui il comune paga un assurdo tasso di interesse del 5% alla Cassa depositi e prestiti, in tempi in cui il costo del denaro tende allo zero. E intorno a lui si è radunata una squadra di donne e di uomini che alla priorità del programma e delle cose da fare ci crede. Giachetti e il Pd chiedono a queste persone un voto utile, senza affrontare seriamente nessuno dei nodi programmatici in cui le persone che sostengono Fassina si sono riconosciute.
Un voto utile è un voto per qualcuno che si sa da che parte sta, e che si sente vicino alla propria parte. Fassina da che parte sta l'ha dimostrato andando in piazza col popolo di Emergenza Cultura che manifestava contro un governo che vuol ridurre a merce il nostro patrimonio culturale e il nostro paesaggio, col popolo del NO TTIP impegnato a impedire la subordinazione del nostro ambiente e della nostra salute agli interessi delle grandi multinazionali, con gli insegnanti e gli studenti in lotta contro la buona scuola di Renzi e con i lavoratori dell'università e della ricerca pubblica impegnati a impedirne l'irreversibile declino, ed è in campo nella battaglia referendaria per in NO alla "deforma" della costituzione.
E per sostenere queste cose è uscito da un Pd sempre più "partito della nazione" e degli interessi forti, e sempre meno partito del popolo che fatica ad arrivare alla fine del mese. Rispetto a queste questioni Giachetti tace, dice che si parla di Roma e non di politica, come se Roma non fosse toccata da quelle sciagurate scelte politiche del governo. Salvo poi allinearsi ogni volta con quelle scelte.
Ma, si dice, bisogna dare un voto utile per sbarrare la strada alla Raggi. Mi è capitato in questi giorni di affacciarmi a qualche iniziativa elettorale dei 5 Stelle. Ci ho visto tanta bella e brava gente. Alcuni affacciatisi per la prima volta alla politica dal loro impegno professionale, molti impegnati nelle tante forme dell'associazionismo di base, alcuni persino mi era capitato di incontrarli nelle sedi del Pd durante l'ultimo congresso, un po' schifati per le pratiche che hanno visto all'opera in quella sede. Uniti nel volere dire un basta forte e chiaro alla politica politicante e di voltare pagina rispetto al degrado morale in cui i partiti, Pd compreso, hanno ridotto la storia politica della capitale. Con delle idee programmatiche a volte un po' vaghe, con qualche reticenza ad affrontare i nodi politici più scottanti, come il rapporto tra pubblico e privato, con molte incertezze ad appoggiare le tante forme di autogestione che hanno caratterizzato le lotte sociali a Roma, dalle lotte per la casa a quelle per la difesa degli spazi pubblici della cultura. E ora anche loro con qualche scheletro nell'armadio derivante da un pratica amministrativa che nei comuni dove amministrano non ha dato una gran bella prova di sé.
Ma pensiamo davvero che se arrivasse al ballottaggio il Pd di Giachetti e di Orfini potrebbe strappare consensi ai tanti romani decisi a votare la Raggi proprio per liberarsi di loro? Solo Fassina al ballottaggio potrebbe fare emergere le contraddizioni e i limiti del Movimento 5 Stelle e prospettare ai tanti romani che non ne possono più che un'altra strada è possibile per ridare dignità e senso alla politica e all'amministrazione di Roma.
Fonte: Huffington Post - blog dell'Autore
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