di Anna Maria Merlo
Il clima diventa pesante nel faccia a faccia tra una parte – molto minoritaria – dei manifestanti che protestano contro la Loi Travail e la polizia, dopo più di due mesi di proteste. Ieri, è stata la polizia a scendere in piazza, per denunciare “l’odio anti-flic” (anti-sbirro), manifestazioni organizzate dal sindacato Alliace, con la partecipazione di Unsa Police. A Parigi, c’è stato un grave episodio, a qualche metro della place de la République, luogo molto simbolico scelto dai sindacati di polizia per la loro manifestazione. La Procura ha aperto un’inchiesta per “tentativo di omicidio volontario” e sembra che 4 persone siano in stato di fermo. Due poliziotti sono stati leggermente feriti. Erano in un’auto di pattuglia non lontano dalla place de la République, in Quai Valmy, quando alle 12,30 un gruppetto di una quindicina di persone, che si è staccato dal corteo improvvisato di circa 300 persone del collettivo “Emergenza, la nostra polizia assassina”, che la Prefettura aveva proibito, li ha presi di mira, ha spaccato i vetri del veicolo, obbligandoli a scendere.
Una molotov è stata lanciata dentro l’auto, dal vetro posteriore e il veicolo ha preso fuoco. Poco dopo, un cartello di pessimo gusto è stato messo accanto all’auto carbonizzata: “Polli arrosto, prezzo libero” (i poliziotti sono anche chiamati “poulet”).
Una molotov è stata lanciata dentro l’auto, dal vetro posteriore e il veicolo ha preso fuoco. Poco dopo, un cartello di pessimo gusto è stato messo accanto all’auto carbonizzata: “Polli arrosto, prezzo libero” (i poliziotti sono anche chiamati “poulet”).
I poliziotti, non in divisa (perché non possono manifestare durante le ore di lavoro) hanno protestato ieri in una sessantina di città francesi contro “l’odio anti-flic”. E’ la risposta degli agenti alle ricorrenti accuse di repressione eccessiva dei manifestanti, di violenze gratuite. Una trentina di inchieste sono aperte in Francia sulle violenze della polizia, che hanno avuto luogo nei più di due mesi di proteste, testimoniante dai numerosi video che circolano sul Net. Sull’altro fronte, in questo periodo ci sono stati 1300 fermi di manifestanti, 51 condannati per direttissima. Un ragazzo è incriminato a Rennes per “aggressione” su un poliziotto, ferito con una sbarra di ferro. Il ministero degli Interni afferma che più di 300 poliziotti sono rimasti feriti nelle operazioni di mantenimento dell’ordine durante le manifestazioni contro la Loi Travail. Dei gruppetti di violenti, che la “commissione linguistica” della Nuit Debout invita a non chiamare più “casseurs”, non più di 200-300 persone nei cortei parigini per esempio, scandiscono ad ogni manifestazione lo slogan che irrita gli agenti: “tutti detestano la polizia”. I poliziotti ribattono: “non siamo dei fascisti”, ma “facciamo solo il nostro lavoro di mantenimento dell’ordine nell’ambito delle leggi repubblicane”.
Tutta la destra ieri mattina era rappresentata in place de la République, per portare sostegno ai poliziotti. I due deputati del Fronte nazionale, Marion Maréchal Le Pen e Gilbert Collard, Geoffroy Didier, Eric Ciotti dei Républicains, Nicolas Dupont-Aignan di Debout la France erano presenti. C’era anche, dopo aver denunciato la difficoltà ad entrare in place de la République, che era bloccata, Eric Coquerel del Front de Gauche. Da parte sua, il governo ha portato il suo appoggio agli agenti. Il ministro degli Interni, Bernard Cazeneuve, ha ribadito la “totale fiducia” e il “sostegno totale” verso la polizia. Il primo ministro, Manuel Valls, si è detto “inquieto per le violenze” di piazza. Il presidente, François Hollande, ha portato il proprio “sostegno molto forte” ai poliziotti.
Oggi sarà un altro giorno di manifestazioni in tutto il paese, il secondo della settimana. Intanto, ieri, sono proseguite le proteste e i blocchi stradali dei camionisti, che contestano il ribasso delle retribuzioni degli straordinari, possibilità aperta dalla Loi Travail. Sciopero anche alle ferrovie (15% secondo la direzione della Sncf), che prosegue oggi, non solo contro la riforma del lavoro ma anche per difendere le condizioni di lavoro, che rischiano di degradarsi con la liberalizzazione in vista e la concorrenza sulle linee, in applicazione di una direttiva Ue.
Fonte: il manifesto
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