di Rimake - Milano
“Finalmente anche a Milano si fa come in Francia”! Credo che nessuna delle tante persone presenti domenica sera/notte in piazza XXIV maggio abbia pensato che quella stessa piazza dovesse e volesse essere un’imitazione di quelle francesi, e nemmeno che potesse rappresentare un movimento per troppi motivi in difficoltà. D’altra parte sono insopportabili le ironie e i pregiudizi di coloro hanno già tutto chiaro, e che giudicano tutto quello che cerca di muoversi sulla base delle loro tetragone e inefficaci certezze. La piazza di domenica scorsa è stata bella, partecipata, curiosa, motivata – tante ragazze e ragazzi giovani che volevano esprimere quanto avevano dentro, socializzare la loro condizione di precari/e alla ricerca di un luogo collettivo di confronto, capire cosa avviene nelle piazze di altri paesi piene di giovani come loro. Una piazza solo in parte formata dalle/dai solite/i “militanti”, più ricca di una consueta assemblea di movimento.
Una piazza che ha discusso, per quanto in maniera ancora generica e senza entrare nel merito dei temi che pure si sono sentiti nei tanti interventi – diritto alla città e partecipazione, lavoro/precarietà/reddito, solidarietà e vicinanza con le/i migranti e rifugiate/i, protagonismo femminile, autogestione come pratica dell’alternativa.
Nessuno di questi temi è stato approfondito, ma davvero pensiamo fosse possibile farlo in un’assemblea, la prima di una nuova esperienza?
Naturalmente questi temi – e altri che verranno posti dalle prossime assemblea e luoghi che le stesse assemblee si daranno – dovremo approfondirli, farli diventare consapevolezza comune e conflitto, per praticare davvero quello che in Francia chiamano “convergenza delle lotte” e che deve diventare la cifra della Nuit Debout milanese. Condizione perché questa consapevolezza cresca, senza tempi predeterminati e senza forzature, senza eterodirezioni è la cura che tutte/i dobbiamo prenderci dei luoghi e degli spazi comuni.
In questo senso chi ha organizzato la piazza di domenica scorsa ha già deciso di fare un passo indietro, perché ora è l’assemblea l’unico luogo di discussione, confronto, decisione collettiva. Non ci sono gli intergruppi prima (durante) e dopo a definire i confini della discussione. Si entra nella piazza tutte e tutti allo stesso livello e si mette a disposizione di tutte/i la propria competenza, la propria curiosità, la propria rabbia e la propria voglia di una lotta collettiva.
L’assemblea di domenica 22 maggio dovrà provare ad affrontare questi nodi e definire meglio quale direzione intraprendere, quale cammino vogliamo fare insieme, come costruire nuove pratiche di movimento – imparando da quelle che già esistono – capaci di includere e organizzare la partecipazione e il protagonismo di tutte e tutti.
Insomma, non abbiamo bisogno di fare come in Francia, abbiamo voglia di essere al fianco delle francesi e dei francesi, così come di tutte/i quelle/i che in Europa e non solo continuano a ripetere che “si, se puede”. Perché il primo muro da abbattere è lo sconforto, la sensazione dell’impossibilità, del già visto, della cinica attesa degli sbagli altrui, dell’incapacità a guardare il mondo con altri occhi.
Fonte: communianet.org
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