di Teodoro Andreadis Synghellakis
Il parlamento greco è chiamato oggi a votare, entro la mezzanotte, il piano di riforma delle pensioni e del sistema fiscale richiesto, sostanzialmente, dai creditori con l’accordo dello scorso luglio. Il punto principale della riforma delle pensioni è l’approvazione di un «trattamento pensionistico nazionale» per tutti i cittadini, che verrà erogato dopo vent’anni di contribuzione e ammonterà a 384 euro. Allo stesso tempo, si decide la piena equiparazione delle pensioni del settore pubblico e privato, mentre il governo si è impegnato a evitare tagli sostanziali alle pensioni già erogate. Per chi lavora nel settore pubblico, tuttavia, si calcola che dopo la riforma, la pensione percepita – comparata ai livelli attuali – subirà una riduzione che varia dal 10% al 20%.
I maggiori sindacati del settore pubblico e privato del paese, Adedy e Gsee, hanno proclamato uno sciopero di tre giorni, per protestare sia contro la riforma delle pensioni, sia contro quella fiscale. Quest’ultima, prevede l’aumento dello scaglione più alto dell’Iva, dal 23% al 24%, aumento delle imposte su sigarette, benzina, alcoolici e del bollo auto. Per quel che riguarda la tassazione dei redditi, lavoratori e dipendenti che percepiscono tra i 795 e i 2.250 euro al mese dovranno versare all’erario, a fine anno, 176 euro in più. Aumenterà anche la «cedolare secca» sugli affitti.
Il governo di Syriza sottolinea che ha fatto tutto il possibile per cercare di difendere i più deboli, e i suoi esponenti citano, a titolo di esempio, i pensionati e i lavoratori che non guadagnano più di 795 euro, per i quali la tassazione non aumenterà.
Le misure che dovrebbero essere approvate entro la mezzanotte dal parlamento – la Boulè di Atene – sono state adottate per arrivare ai 5,4 miliardi di euro di tagli praticamente imposti dai creditori la scorsa estate, quando la Grecia era sotto ricatto, al limite dell’asfissia economica. Con il voto di oggi, il governo Tsipras chiede alle istituzioni creditrici di ottemperare ai propri obblighi, sbloccando i nuovi finanziamenti per il paese, dando parere positivo sulle misure approvate sinora e facendo partire la trattativa sull’alleggerimento del debito pubblico del paese.
Ciononostante, l’approccio del Fondo Monetario Internazionale continua a essere non collaborativo: il Fmi insiste nel chiedere l’approvazione di ulteriori misure, per un ammontare di 3,6 miliardi di euro. Secondo l’Fmi, i deputati greci dovrebbero votarle «al buio», in modo che possano entrare in vigore dal 2018 in poi, se gli obiettivi di avanzo primario non dovessero essere raggiunti. Ma l’esecutivo Tsipras ripete, in tutti i modi possibili, che la legge greca non prevede un voto su «misure ipotetiche» e contropropone una serie di riduzioni al budget dei ministeri, nel caso in cui le entrate e i risparmi pattuiti si dovessero rivelare insufficienti.
Per domani è fissata una riunione cruciale dell’Eurogruppo, che si spera possa concludersi con una «fumata bianca» per Atene, in modo da evitare un periodo di forti incognite a livello economico. E il ministro delle finanze, Efklidis Tsakalotos, ha deciso di presentarsi a Bruxelles con le riforme delle pensioni e del fisco già approvate, con la richiesta, verso i partner europei di dare luce verde alla Grecia in modo che possa uscire, definitivamente, dal circolo vizioso della recessione.
«L’obiettivo non è solo chiudere questa fase di trattative con le istituzioni creditrici, ma di mantenere i nostri impegni verso il popolo greco», ha sottolineato Alexis Tsipras, parlando al gruppo parlamentare di Syriza. La scommessa è chiara: far ripartire l’economia senza chiedere altri sacrifici alle classi più deboli. Ed è proprio del bisogno di una sterzata decisiva verso la crescita, che Tsipras dovrebbe parlare anche a Roma, il 20 maggio, con Matteo Renzi e i primi ministri socialisti dei paesi dell’Unione europea.
Fonte: il manifesto
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