di Laura Nanni
Il 25 giugno Comune-info ha organizzato un evento presso la Tenuta della Mistica, per far incontrare persone e associazioni che hanno scelto percorsi per fare cultura, produrre in modo sostenibile. Si sono raccontati presso la Cooperativa della comunità di Capodarco che da anni si occupa di agricoltura sociale e ha ampliato l’attività per l’integrazione sociale. Paolo Cacciari ha soprattutto ascoltato le narrazioni di esperienze, prima di dire qualcosa sulla sua ricerca raccolta nel libro 101 Piccole Rivoluzioni.
Nel gruppo di persone che si è ritrovato qui, non c’erano che alcune rappresentanze di realtà attive sul territorio romano, ma i racconti sono stati importanti per cominciare a ragionare sull’importanza delle relazioni da stringere per rafforzare una rete solidale presente su tutto il territorio nazionale.
Pensiamo, ad esempio, ai GAS, gruppi d’acquisto solidale http://www.economiasolidale.net/, a proposito dei quali Cacciari ha citato l’attenzione preoccupata del quotidiano Il SOLE 24 ore che ogni tanto ne tratta, dato che in Lombardia sono molto attivi.
Nel gruppo di persone che si è ritrovato qui, non c’erano che alcune rappresentanze di realtà attive sul territorio romano, ma i racconti sono stati importanti per cominciare a ragionare sull’importanza delle relazioni da stringere per rafforzare una rete solidale presente su tutto il territorio nazionale.
Pensiamo, ad esempio, ai GAS, gruppi d’acquisto solidale http://www.economiasolidale.net/, a proposito dei quali Cacciari ha citato l’attenzione preoccupata del quotidiano Il SOLE 24 ore che ogni tanto ne tratta, dato che in Lombardia sono molto attivi.
Mi capita di sentire commenti tutt’altro che entusiasti su questo genere di esperienze, perché viviamo comunque in un sistema dominato dal Pensiero unico, prevalgono le logiche del profitto e la crisi iniziata nel 2008 continua a generare effetti disastrosi sull’occupazione, ma non solo.
Le difficoltà economiche e lo sconforto hanno un peso sulla qualità della vita sociale e sembra ripresa l’epoca degli “Italiani emigranti”, magari con tante competenze e una formazione universitaria, ma giovani e non solo che partono o guardano fuori dal proprio paese per trovare una strada di realizzazione concreta delle proprie aspettative lavorative.
Penso tuttavia che ci possano essere diversi piani di pensiero e d’azione, nella lotta e nel costruire Resistenza all’aggressività del Mercato e allo scoraggiamento provocato dai governi assoggettati “alle reazioni della Borsa” che continuano nelle loro politiche anti-sociali.
Spesso rimango sconcertata dai commenti in programmi TV e alla radio, sugli effetti in borsa di fatti gravi dal punto di vista umano e sociale. I giornalisti parlano del + e del – all’apertura delle varie piazze, mettendo al primo posto questo genere di notizie che, tra l’altro, riguardano direttamente una piccolissima parte della popolazione.
Rimango sconcertata perché sembra che sia questo l’ordine delle cose, che sia questa la gerarchia dei valori e che non ci si possa opporre, come invece vogliamo fare, capovolgendola e mettendo al primo posto ciò che davvero conta: la giustizia sociale con la sua umanità e un sistema di relazioni sociali basate sulla solidarietà.
Ecco, allora, che le sinergie nel campo delle piccole/grandi pratiche alternative al sistema capitalistico, diventano importanti sia come sperimentazione di possibilità differenti di produzione e di lavoro, sia per il coinvolgimento e il rendere responsabili ai Beni Comuni. Un modo per riallacciare i fili di un tessuto sociale disgregato e promuovere spirito di comunità che sia legato ai territori.
La cultura del Bene comune è quella che ci fa sentire responsabili dei luoghi e delle cose con le quali abbiamo a che fare, che ci rende consapevoli di essere parte di una comunità che può anche affermare e ristabilire un ordine dei valori che si basino finalmente sull’equità e il rispetto della dignità delle persone e dell’ambiente.
C’è il Bene Comune-territorio da difendere, il Bene comune-edificio abbandonato da far rivivere al servizio della comunità, il Bene comune-agricoltura da tutelare attraverso un contatto diretto che i gruppi d’acquisto solidale hanno costruito e che consentono una relazione più equa e sicura tra produttori e consumatori.
Dando uno sguardo all’insieme delle 101 piccole rivoluzioni, il progetto generale cui si mira è quello della de-finanziarizzazione dell’economia, è un grande progetto, raggiungibile? Difficile, ma queste pratiche ci mostrano una realtà possibile. All’interno della complessità che rappresenta il raggiungimento degli obiettivi, si possono fare tanti passi e azioni che, messi insieme, possono assumere forza. Possono narrare di un modo diverso di operare e vivere che rende felici più persone, costituendo anche una rete di sostegno, perché non ci si debba sentire soli e senza speranze tanto da cadere in stati che conducono ad azioni irreparabili.
“[…] Ma sono convinti che l’era dell’economia solidale è alle porte. Una transizione strutturale verso una società più giusta e più sostenibile è iniziata. O così, o sarà barbarie. Ho incontrato in netta prevalenza donne. E non potrebbe essere diversamente. Al fondo le relazioni sociali dell’economia di mercato capitalista sono improntate dal patriarcato […]”.
Da i ringraziamenti finali in 101 piccole rivoluzioni. Storie di economia solidale e buone pratiche dal basso di Paolo Cacciari.
Fonte: La Città futura
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