La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

domenica 3 luglio 2016

L’economia di Macri: inflazione 25,5%, aumenti fino al 500% e 22.150 disoccupati

di Achille Lollo
Convinto di essere riuscito a scardinare la forza politica del kirchnerismo, Macri è passato al contrattacco per illudere nuovamente la classe media e i lavoratori con la campagna “Caccia al Corrotto”. Subito la magistratura è scesa in campo, giocando un ruolo decisivo per accusare soltanto i dirigenti peronisti che hanno fatto parte dei governi di Cristina Kirchner. Nello stesso tempo il governo ha autorizzato aumenti astronomici per l’acqua, la luce, i telefoni e il gas provocando l’effetto cascata in tutta l’economia argentina. 
Negli ultimi due mesi le migliaia di argentini responsabili del “voto castigo” nei confronti di Cristina Kirchner, sono passati dalle giustificazioni piene di speranza alle recriminazioni, che nella capitale Buenos Aires, quando si tratta di argentini di origine italiana, si ricorre sempre alla popolare aggettivazione “…tano boludo! (italiano coglionatore!).
Per questo, in tutta la stampa argentina e soprattutto nel giornale più legato al governo “La Nacion”, gli editoriali mettono l’accento sul cambiamento dell’umore sociale, tentando di convincere il presidente Macri a non provocare gli operai e gli studenti, perché la luna di miele con l’elettorato popolare è finita. Cosa che il “fattaccio di Cordoba” dimostra chiaramente.
Infatti, il cerimoniale della Casa Rosada aveva organizzato per il 6 aprile la visita del presidente alla città di Cordoba, iscrivendo nell’agenda dell’evento una “puntata” nella fabbrica della FIAT, nonostante la decisione della direzione di licenziare 6000 operai a fine luglio. Per questo motivo, gli operai avevano ricevuto mezza giornata di riposo, per permettere al presidente Macri di visitare la fabbrica in compagnia di Sergio Marchionne, il governatore Juan Schiaretti, i direttori della fabbrica e i “colletti bianchi” dell’amministrazione. Subito dopo, poco prima di arrivare alla fabbrica di aerei FAdeA, durante una breve sosta nei pressi del quartiere popolare Rio Ceballos, una pensionata di settanta anni sfuggiva al controllo della sicurezza presidenziale riuscendo ad aggredire il presidente Maurizio Macri scuoterlo per le spalle come se fosse un panno sporco!
Un accaduto che preoccupa gli ambienti della coalizione di governo “CAMBIEMOS” (1), perché nel mese di maggio la popolarità di Macri è caduta vertiginosamente, a causa delle numerose contestazioni realizzate dai sindacati e dai comitati di quartiere. Da sottolineare che, nel mese di giugno, l’aumento dell’impopolarità di Macri è letteralmente esploso con lo scandalo “Panama Papers”. Cioè le rivelazioni fatte dal quotidiano tedesco “Suddeutsche Zeitung” e dai francesi “Le Monde” e “Liberation” sull’evasione fiscale che tutta la famiglia Macri (padre e figli), avevano messo a punto, con la creazione nelle Bahamas di due imprese fantasma, attraverso l’agenzia panamense Mossak Fonseca (2). Uno scandalo che ha creato una situazione contraddittoria nella magistratura, poiché il Procuratore Generale mentre stimolava i giudici del “pool anti-corruzione”, ad andare a fondo in tutte le inchieste che potrebbero far condannare Cristina Kirchner e i principali membri del suo partito, il Fronte per la Vittoria, ha dovuto insabbiare i documenti che rivelavano la partecipazione del presidente nello scandalo “Panama Papers”!
Un comportamento settario che non è sfuggito alla popolazione e che nel complesso mondo della politica argentina , inevitabilmente, ha ferito la sensibilità dei differenti settori del peronismo, i quali, chi più chi meno, si sentono tutti attaccati da questo governo di destra . Per questo, lo scandalo “Panama Papers”, associato all’esplosione dei prezzi, alla ripresa delle privatizzazioni e ai tentativi di licenziamento in massa nei servizi pubblici, ha cominciato a far crescere le proteste del movimento popolare che, in autunno, può trasformarsi in una valanga sociale, pronta ad abbattersi a ogni momento contro il governo ultra-liberista di Maurizio Macri.
Il rischio di un nuovo “Argentinazo”
E’ necessario ricordare che Maurizio Macri sconfisse nel secondo turno il peronista Daniel Scioli, con una limitata percentuale maggioritaria di soli 51,40%, in grande parte ricevuta dai settori popolari più poveri, che credettero nella triplice promessa: “…povertà zero, miglioramenti nell’amministrazione dello Stato e lotta alla corruzione…”.
Un programma che dopo la storica vittoria del 23 novembre 2015, i media del gruppo Clarin, hanno trasformato in un dogma, che lo stesso Barak Obama ha riaffermato nella sua visita a Buenos Aires per rendere omaggio a Macri. Un dogma, che, però, nel giro di tre mesi, ha perso quasi del tutto il suo carisma, perché Macri comincia a essere contestato non soltanto in Parlamento, ma soprattutto nei quartieri popolari e nelle fabbriche a causa della mancata realizzazione delle promesse elettorali.
Infatti, i cosiddetti “miglioramenti nell’amministrazione dello Stato”, in realtà non hanno fatto altro che limitarsi a ritirare gli emblemi del peronismo dai palazzi pubblici, togliere i quadri e i busti di bronzo di Peron e di Nestor Kirchner dalla Casa Rosada e chiudere le stanze al pubblico del museo di storia contemporanea, dove erano esposti gli oggetti personali di Nestor Kirchner. In seguito ci sono stati: il taglio del collegamento al satellite di Telesur e la chiusura della TV Senato per essere “…mezzi di comunicazione che fanno solo propaganda comunista!” , per poi sanzionare il licenziamento in massa (38%) dei funzionari dell’amministrazione federale.
Nello stesso tempo e in funzione delle pressioni esercitate da Barak Obama, il presidente Macri riusciva a far approvare dal Parlamento un decreto legge, attraverso il quale l’Argentina, riallacciava i contatti con l’FMI per intermediare un prestito di sette miliardi di dollari, con cui pagare il debito a un gruppo di banche statunitensi, popolarmente chiamate “Fondos Buitres”(3). Approvato il decreto legge, il ministro del Tesoro e delle Finanze Pubbliche, Alfonso Prat Gay, ingigantiva il valore del prestito fino a 15 miliardi di dollari per rifinanziare il debito pubblico delle ventiquattro provincie (stati) federali. Un’operazione finanziaria pericolosa per l’economia dell’Argentina, giacché il governo, per ottenere questo prestito, ha dovuto accettare tassi d’usura che condizioneranno lo sviluppo del paese nei prossimi venti anni.
La seconda promessa del governo Macri, e cioè la lotta alla corruzione, potrà diventare un problema per lo stesso governo, perché nei primi sei mesi di attività, i giudici del pool anti-corruzione che cercavano di incastrare Cristina Kirchner e i membri della direzione del Fronte per la Vittoria, non hanno raggiunto quei risultati che le “eccellenze” dell’alleanza “CAMBIEMOS” speravano di ottenere per annichilare il movimento kirchnerista e il peronismo. Quindi, con la conclusione delle principali indagini sul movimento kirchnerista, i giudici del pool anti corruzione inizieranno a investigare gli scandali finanziari che hanno coinvolto i governatori e i sindaci dei partiti che compongono l’alleanza del governo. Primo fra tutti lo scandalo dei “Panama Papers” e cioè le accuse di evasione fiscale negli anni 2002/2007, quando Maurizio Macri era sindaco di Buenos Aires e presidente della squadra di calcio, Boca Junior. In questo caso, il presidente Macri, per evitare di essere indagato, dovrà imporre l’estinzione del Pool decretando, quindi, la fine della campagna anti-corruzione. Cioè, dovrà ripetere la stessa procedura che il terzo presidente della giunta militare golpista, Leopoldo Gualtieri, introdusse nell’ordinamento giuridico per obbligare la magistratura a insabbiare tutte le indagini sulla truffa dei prestiti depositati nei paradisi fiscali.
La terza promessa non mantenuta dal presidente Macri è quella che aveva come prospettiva eliminare la povertà, ricorrendo a forme di assistenza sociale, soprattutto per gli abitanti delle baraccopoli e dei quartieri popolari considerati poveri in assoluto. Infatti, il ministro del Tesoro e delle Finanze Pubbliche, Alfonso Prat Gay, subito dopo aver firmato il nuovo accordo con l’FMI per pagare i “Fondos Buitres”, ha sospeso tutti gli studi di fattibilità per i programmi sociali che prevedevano un ”salario sociale” per i giovani disoccupati e la “spesa comunitaria” per le famiglie povere.
Una situazione difficile che nel 2017 può diventare esplosiva se consideriamo che secondo l’INDEC (4) la disoccupazione in soli sei mesi è passata dal 5,35% (15 dicembre del 2015) al 7,50% (15 giugno 2016), con il licenziamento di 22.150 lavoratori. Un contesto che si è sempre più aggravato con l’aumento degli indici dell’inflazione che hanno spinto il governo a ritoccare pesantemente tutti i prezzi dei servizi pubblici, provocando aumenti pazzeschi in tutti i settori dell’economia. Per esempio, le bollette dell’acqua sono aumentate 123% e tutti i biglietti dei trasporti pubblici del 100%. I differenti contratti per la distribuzione del gas sono aumentati dall’ 80% fino al 300%; così pure quelli per l’erogazione dell’energia elettrica che sono passati dal 124% fino a 500%.
Aumenti che si sono ripercossi ferocemente nel settore privato. Basti pensare che tutti i medicinali sono aumentati 156% e che sono saltati tutti i controlli ufficiali sui prodotti della cosiddetta “cesta di alimenti basici” di conseguenza, i prezzi del pane e della carne di 3° categoria sono aumentati 50%. Tutti gli altri prodotti alimentari, le bevande, i servizi, gli affitti, il materiale per le attività edili hanno adottato differenti parametri finanziari per fissare i nuovi prezzi. Infatti, in questo caos c’è chi ha calcolato l’aumento dei suoi prodotti usando la percentuale degli aumenti, dell’inflazione, che a giugno prevedeva un tasso di 25,6% l’anno. Chi invece, più cauteloso ha calcolato l’aumento per i suoi prodotti applicando la percentuale di svalutazione del Pesos. Altri settori legati alle importazioni hanno invece riallineato i propri prezzi con il valore fluttuante del dollaro parallelo. Un caos che, però, non preoccupa il ministro Alfonso Prat Gay perché secondo lui “…è in questo modo che si definisce il valore della concorrenza, attraverso la quale il mercato tornerà a vivere una situazione di stabilità e di sviluppo!”
In realtà la cosiddetta “…nueva modificaciòn de la conjuntura economica hecha por el gobierno Macri…” (nuova modifica della congiuntura economica fatta dal governo Macri) ha trasformato la vita dei consumatori e soprattutto quella dei lavoratori in un autentico inferno poiché, nonostante la svalutazione del peso e l’aumento dell’inflazione, gli stipendi non hanno ricevuto nessun aumento.
Per questi motivi, tutti i sindacati rappresentati dalla CGT e soprattutto quelli legati alla CTA, hanno iniziato a realizzare le prime grandi mobilizzazioni per difendere l’occupazione, richiedendo l’attualizzazione del valore degli stipendi erosi dall’inflazione. Per questo gli scioperi si stanno moltiplicando in tutta l’Argentina, poiché contro l’ottusità di un governo ultra-liberista lo sciopero ed eventualmente l’occupazione delle fabbriche sono le uniche armi che i lavoratori hanno per recuperare quello che l’inflazione e la politica irresponsabile del governo ritira. Scioperi e manifestazioni che, comunque non sono fine a se stessi limitandosi alla semplice riconquista di particelle salariali. Sono invece di lotte con grandi contenuti politici classisti che, nella tradizione delle lotte sindacali del peronismo di sinistra, coinvolgono il movimento popolare e che potranno provocare grandi esplosioni sociali se il governo Macri continuerà nella sua ottusità ultra-liberista. Infatti, le avvisaglie dei primi scontri tra il governo e i sindacati dei funzionari federali dimostrano che, difficilmente, il governo Macri riuscirà a domare la protesta dei sindacati senza ricorrere all’uso della repressione violenta, con il rischio di provocare un secondo “Argentinazo” come nel 2002.

NOTE

1 – PRO – nel 2003, Mauricio Macri fondò il partito di destra “Impegno per il Cambiamento”, che nel 2005 divenne la principale componente politica della coalizione “PRO” (Proposta Repubblicana), con cui Macri fu eletto sindaco di Buenos Aires.

2 – Panama Papers – In aprile il quotidiano tedesco “Süddeutsche Zeitung” pubblicò i documenti più scandalosi degli 11 milioni di copie relativi alle attività dell’impresa panamense Mossack-Fonseca, specializzata nella creazione di imprese fantasma per giustificare il trasferimento e la scomparsa di capitali in fantastici progetti di investimento in altri paesi.

3 – Fondos Buitres (Fondi Avvoltoio) – Sono quelle banche e istituti finanziari che non hanno accettato di rinegoziare il debito con il governo argentino, nel 2005, quando il presidente Nestor Kickner aveva offerto di pagare i titoli del debito al 75% . La maggior parte delle banche europee accettarono. Mentre quelle statunitensi ricorsero a un giudice municipale di New York, che condannò il governo argentino a pagare il debito accresciuto di multe, di sanzioni e interessi di mora, su cui erano sommati altri interessi di mora astronomici che quintuplicavano il valore del debito.

4 – INDEC – Istituto Nazionale di Statistica e Rilevamenti Demografici della Repubblica Argentina

Fonte: Contropiano 

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