Intervista a Paolo Berdini di Alba Vastano
Neppure un mese dall’insediamento della nuova giunta capitolina. A presiederla la prima donna sindaco, Virginia Raggi. Scelto nel fine tuning, a stretto ridosso del giorno dell’insediamento, il team di assessori che dovranno tentare di sbrogliare la matassa dei danni arrecati alla città dalle precedenti amministrazioni. Un team sicuramente variegato, selezionato fra personaggi della cultura e dell’imprenditoria. Cinque uomini e quattro donne. “Persone competenti e di livello. Perché questo è quello che merita Roma" annuncia la prima cittadina, presentando la giunta in aula Giulio Cesare.
Fra i cinque eletti, un nome sicuramente di grande e comprovata professionalità e prestigio che è una garanzia per l’urbanistica della città, piegata e ingessata fino all’estremo, negli ultimi 25 anni di amministrazioni selvagge.
Fra i cinque eletti, un nome sicuramente di grande e comprovata professionalità e prestigio che è una garanzia per l’urbanistica della città, piegata e ingessata fino all’estremo, negli ultimi 25 anni di amministrazioni selvagge.
Paolo Berdini è il nuovo assessore all’urbanistica della Capitale, il primo uomo della giunta su cui la “sindaca” ha gettato uno sguardo scaltro e avveduto. Un uomo di grande talento nel campo, un uomo di sinistra, un uomo che sembra davvero “voler bene” alla città. E mentre a San Lorenzo, il 20 luglio, in un’assemblea partecipata, si sanciscono i principi fondativi della Carta di Roma e Berdini offre alla cittadinanza il suo impegno per liberare la città, suonano ancora sugli spazi sociali i rintocchi funebri della delibera 140 (ndr, il 20 luglio è stato sgomberato lo storico studentato Point Break, nel quartiere Pigneto).
Che gli lascino fare il suo lavoro per restituire dignità alla città non può e non deve essere solo una speranza, ma deve diventare certezza, grazie anche alle lotte già in campo dei cittadini che reclamano, a ben diritto, l’utilizzo del patrimonio pubblico. Nell’intervista a seguire i suoi progetti e il suo impegno per Roma. Risposte essenziali com’è suo stile, perché è l’essenziale ad aver valore, oggi più che mai.
Roma cambia. Nel programma di Virginia Raggi 11 passi per il cambiamento. Dando per “buono” che la giunta riuscirà ad attuare tutti i punti programmatici, quale sarà il primo passo, il più urgente e verso quale direzione? Urbanistica (il suo assessorato)? Ambiente? Sicurezza? Scuola? Diritto all’abitare? O quale altro?
"La vera urgenza è tentare di riaprire un dialogo con la città su tutti i temi che lei ha citato. Lo stato grave della città non ci permette di scegliere l’emergenza più elevata: sicurezza, ambiente scuola e urbanistica sono temi fondamentali allo stesso livello. La giunta comunale ha già iniziato a lavorare con grande spirito di collaborazione tra i vari assessori. È lo stato della città a chiedercelo."
Uno degli aspetti che ha mandato a picco la città è l’anarchia urbanistica. Lei è stato chiamato a ricoprire un assessorato particolarmente complesso. Anche se le sue competenze nel campo dell’urbanistica sono eccellenti ed è considerato uno dei più esperti urbanisti della città. È auspicabile che nessuno, intendo dai sistemi politici governativi, le tarperà le ali e tenterà di influenzare le sue scelte e che la lasceranno lavorare per risanare i disastri che sono stati fatti nelle precedenti amministrazioni. Se fosse, ovvero se tenteranno di opporsi ai cambiamenti che proporrà per Roma, quale posizione politica prenderà?
"È fisiologico che su una materia tanto delicata come l’urbanistica in grado di generare, come noto, enormi interessi economici si possano avere punti di vista differenti e che le istituzioni coinvolte possano anche dissentire su provvedimenti di merito. Sono però certo che ciò avverrà nella massima trasparenza e non sulla base di giudizi precostituiti o veti. Roma è la capitale del paese e le istituzioni pubbliche devono concorrere al perseguimento del bene della città."
Quali azioni metterà in campo per un restyling urbanistico, da dove si parte?
"Dalle periferie lontane. Roma ha la periferia più estesa, più disordinata e priva di qualità dell’Europa occidentale. Dobbiamo colmare il divario tra un centro antico meraviglioso e una periferia brutta. Tutti i romani hanno diritto alla bellezza."
Stadio della Roma e progetto Olimpiadi. Con la giunta Raggi si realizzerà il primo? E quali prospettive per realizzare il secondo, sebbene ci siano stati dichiarati punti di opposizione da parte del M5S? Se si desse il via in breve ai lavori per lo stadio con quali fondi, considerando l’enorme debito di circa 14 miliardi che sommerge e deprime l’economia cittadina?
"Il progetto di realizzazione dello stadio della Roma si avvale di una legge dello Stato che consente di costruirlo e il mio ruolo istituzionale sarà quello di far rispettare la legge. Mi auguro che la Roma calcio rifletta su una localizzazione sbagliata che non giova alla città. Mi auguro insomma che ci sia lo spazio per cambiare l’area destinata alla realizzazione. Sulle Olimpiadi è necessario verificare se la proposta del comitato aiuta la città a dotarsi di quelle infrastrutture indispensabili per migliorare la vita dei romani. Sono convinto che il progetto debba avere un’attenzione centrale alla riqualificazione delle periferie."
Una città strangolata dal traffico, cementificazione ovunque, il degrado delle periferie, non le sembrano degli interventi prioritari rispetto alla costruzione di uno stadio?
"Concordo. Dico però che come ci dicono le esperienze realizzate in Europa si può trovare un intelligente equilibrio tra gli interessi privati di una società calcistica e quelli della città. Per raggiungere questo scopo occorre che la regia dell’operazione torni nelle mani dell’amministrazione pubblica."
Per quanto riguarda la diseguaglianza evidente fra quartieri, lei è propenso a risanare e ricucire il tessuto urbano per eliminare il degrado e la mancata manutenzione edilizia?. Quali le proposte edilizie per le periferie?
"Negli anni '90 Vezio De Lucia lanciò l’idea della ricucitura degli infiniti brani di periferia esistenti a Roma.. Fu scelta sciaguratamente la strada di espandere ancora la città. Il disastro è sotto gli occhi di tutti e oggi anche importanti architetti come Renzo Piano parlano di “rammagliatura”. È ora di passare ai fatti."
Per affrontare l’evidente crisi nel settore edilizio che rappresenta uno degli aspetti cruciali dell’economia cittadina, pensa sia necessario un nuovo modello di sviluppo? Quali le strategie che metterà in campo in proposito per tentare di risolvere il problema abitativo che affligge una buona porzione dei cittadini, soprattutto le fasce deboli?
"A Roma, ma la ricetta vale per l’intero paese, esiste un vasto patrimonio immobiliare pubblico spesso abbandonato o sottoutilizzato che potrebbe essere sufficiente a ridare qualità a molti luoghi e casa a chi non ce l’ha. Su progetti così importanti è fondamentale coinvolgere le imprese private come si fa abitualmente in tutta Europa."
Quali le modalità che metterà in campo per bloccare l’edilizia contrattata fra palazzinari e il Comune in cambio delle concessioni (di veltroniana memoria) e come intende riutilizzare e ottimizzare gli spazi edilizi dismessi, come ad esempio i molteplici spazi per favorire integrazione fra cittadini e la cultura, smantellati dal commissariamento Tronca?
"Sono convinto che sia indispensabile chiudere la fase dell’urbanistica “fai da te” che caratterizza Roma da oltre 20 anni. Essa si basava su una fase di effervescenza del mercato immobiliare. Oggi siamo all’ottavo anno di crisi e di diminuzione dei valori immobiliari in periferia."
Come valuta le attuali norme urbanistiche della Regione Lazio? Sono norme che faciliteranno il suo impegno o lo limiteranno? In particolare come affronterà le problematiche che riguarderanno l’attuazione dell’area metropolitana nei prossimi anni?
"Sono certo che la Regione Lazio vorrà riconsiderare l’uso discrezionale del piano casa che sta alterando le regole di mercato e l’assetto della città. Con quella legge infatti si possono come noto cambiare le destinazioni future riducendole a residenziale e cancellando funzioni complesse. Sono certo che rivedranno quella scelta."
Nel discorso d’insediamento il neo sindaco ha fatto un chiaro riferimento alle uniche giunte di sinistra romane, quelle di Argan e Petroselli: periodo in cui vi fu un particolare rilancio del risanamento delle borgate periferiche, degli spazi sociali e della cultura, grazie all’assessore Nicolini. Possiamo pensare con l’insediamento dell’attuale giunta ad un ripristino del bene comune, come accadde allora? Come far tesoro di quel periodo per riattualizzarlo?
"Il programma del Movimento 5 Stelle si basa sulla difesa del bene comune. Questa visione della città e della società ha avuto un consenso straordinario ed è certo che verrà perseguita senza esitazioni."
Ritiene che i movimenti neomunicipali come “Decide Roma”, “La carovana delle periferie” ecc possano favorire una co-progettazione urbanistica, in materia di manutenzione? Che ne pensa dell’esperienza del comune di Napoli riguardo la delibera di legalizzazione (n.893/2015) e concessione a uso civico degli spazi dismessi?
"Anche la partecipazione e il coinvolgimento sociale stanno nel dna del movimento che ha vinto la sfida elettorale e sarà prezioso il rapporto con i pezzi di società che lei cita. Su Napoli dico soltanto che è diventato, anche grazie a personaggi di eccellenza come Paolo Maddalena, un punto di riferimento a livello nazionale sulla teoria dei beni comuni."
Assessore, mi permetta una domanda personale. Ho visto in streaming l’insediamento della giunta e la presentazione degli assessori. Paolo Berdini, in quel frangente era emozionato per l’impegno assunto o più che altro preoccupato per le conseguenze?
"Emozionato. Vedere nell’aula Giulio Cesare tanti volti di persone che non hanno altro interesse se non quello della città intera è stata una grande emozione."
Grazie Paolo Berdini, buon lavoro per Roma... e non molli la presa!
Fonte: La Città futura
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