La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

martedì 5 luglio 2016

Messico: il governo alla guerra contro i maestri

di Gloria Muñoz Ramírez
Il governo messicano ha annunciato il dispiegamento di quattromila poliziotti per reprimere le proteste dei maestri, che continuano la lotta contro la riforma educativa a due settimane dal massacro di Nochixtlán. Ma mostra solo la sua debolezza e imbocca cosi' una strada senza uscita. "Il tempo è finito”: e' questa la minaccia del governo federale, che dimostra cosi' tutta la sua debolezza. Solo un governo debole si permette infatti di minacciare in questo modo non solo un movimento come quello dei maestri ma un intero popolo che nelle strade sta mettendo in discussione le sue politiche.
L'imminente (ed ennesimo) uso della forza pubblica contro le maestre e i padri di famiglia e contro tutta la popolazione in generale che in questo momento sta bloccando le strade in varie aree del paese, in particolare a Oxaca, in Chiapas y in Guarrero, non fara' altro che infiammare gli altri settori della popolazione che si oppongono alle politiche del governo.
Prima del massacro di Nochixtlán (nello stato di Oaxaca), il movimento non era sostenuto cosi largamente dalla popolazione ed era poco conosciuto al di fuori dei confini nazionali. L’uso delle armi da fuoco contro i maestri e le comunità ha legittimato il movimento e mostrato la furia di una popolazione martoriata. Non si occupano piu' le strade solamente per rifiutare la riforma educativa, ma si occupano le strade anche contro le politiche di spossessamento, le prese in giro, gli assassinii e le sparizioni, la corruzione e l’autoritarismo.
Il presidente Enrique Peña Nieto intrattiene le reti sociali con la sua goffa visita in Canada. Dell'affermazione di Obama, che si autodefinisce populista, di fronte alle osservazioni del messicano sulla politica locale, si nutre la messa in discussione di Peña. Ma intanto si prepara un nuovo e duro colpo contro la popolazione. Che le reti sociali siano piene di memes non importa, in realtà la cosa più importante per il potere è la manovra mediatica che prepara il terreno per la repressione dell’insorgenza nazionale.
I notiziari televisivi annunciano lo sgombero dei picchetti dei maestri da più di una settimana. Dicono che i negozi che si trovano nelle strade degli stati in cui ci sono i blocchi sono vuoti, che non c’è benzina per circolare e che il disagio è generalizzato. Il fatto che invece i mercati locali siano pieni di cibo ed i distributori pieni di benzina sono un chiaro segno della strategia che si sta usando. L’annuncio del segretario del governo, Osorio Chong, non lascia spazio a dubbi. Adesso sono stanchi, come ha detto a suo tempo il procuratore Murillo Karam. Non ne possono più.
Sembra non importargli il discredito internazionale. Stanno decidendo senza prendere in considerazione le conseguenze, e se un governo si stanca del dialogo o considera che non c’è più tempo per negoziare, imbocca una strada senza uscita. Non sarà la popolazione quella che si stancherà di pretendere e lottare, né è il movimento quello che finito il proprio tempo. L’errore della repressione, ripetendo Nochixtlán, potrebbe costargli molto caro.

Fonte: dinamopress.it 

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