La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

domenica 27 settembre 2015

Crollano i prestiti, esplode l’usura

di Adriana Pollice
Il Cen­sis, nel suo dos­sier Futuro dei ter­ri­tori, ha descritto un paese spac­cato, dove si sta con­su­mando «una seces­sione di fatto. Da tempo è stato inter­rotto ogni pro­cesso di con­ver­genza tra il Mez­zo­giorno e il resto d’Italia». Ieri la Cgia di Mestre ha offerto un nuovo tas­sello al rac­conto. Secondo il cen­tro studi veneto, in Cam­pa­nia il rischio per le pic­cole e medie imprese di cadere vit­time dell’usura è del 50% supe­riore rispetto alla media nazio­nale, men­tre in Tren­tino è circa la metà. Un feno­meno pro­vo­cato anzi­tutto dalla stretta cre­di­ti­zia attuata dalle ban­che: «Con la forte con­tra­zione dei pre­stiti avve­nuta in que­sti ultimi anni, soprat­tutto nei con­fronti delle imprese di pic­cola dimen­sione — spiega il coor­di­na­tore dell’ufficio studi, Paolo Zabeo — esi­ste il peri­colo che il feno­meno dell’usura, soprat­tutto al Sud, assuma dimen­sioni pre­oc­cu­panti. Un cri­mine invi­si­bile che rischia di minare la tenuta finan­zia­ria di mol­tis­sime atti­vità com­mer­ciali e arti­gia­nali».
Tra il 2011 e il 2015 l’ammontare degli impie­ghi ban­cari alle imprese è dimi­nuito di 104,6 miliardi (l’ultimo anno meno 17,638). Il numero di estor­sioni e di delitti legati all’usura denun­ciato all’autorità giu­di­zia­ria è aumen­tato in misura espo­nen­ziale. Quat­tro anni fa le denunce di usura sono state 352, nel 2013 (ultimo dato dispo­ni­bile) sono salite a 460 (più 30,7%). Le estor­sioni sono pas­sate da 6.099 a 6.884 (più 12,9%). L’ultimo indice del rischio di usura, cal­co­lato dalla Cgia, mostra come il feno­meno abbia assunto dimen­sioni pre­oc­cu­panti nel Mez­zo­giorno, cioè nelle aree dove c’è più disoc­cu­pa­zione, alti tassi di inte­resse, mag­giori sof­fe­renze ban­ca­rie, pochi spor­telli e tanti pro­te­sti.
La ban­che più impor­tanti sono con­cen­trate al Nord e gli indi­ca­tori eco­no­mici danno un qua­dro pre­oc­cu­pante del Sud. Secondo il Cen­sis, la Cam­pa­nia è sul penul­timo gra­dino dell’Europa a 28 paesi se si guarda al tasso di occu­pa­zione tra i 15 e i 64 anni: «Puglia, Cala­bria, Cam­pa­nia e Sici­lia si col­lo­cano agli ultimi posti della gra­dua­to­ria Ue, ben sotto i dipar­ti­menti spa­gnoli di Ceuta e Melilla, la fran­cese Réu­nion e addi­rit­tura di tutte le regioni della Gre­cia e del Por­to­gallo». Il Pil annuo più alto in Ita­lia si regi­stra nella pro­vin­cia auto­noma di Bol­zano (40mila), il più basso in Cala­bria (15.200 euro), la Cam­pa­nia è quar­tul­tima con 16.800 euro.
Così nel 2014 Cam­pa­nia, Cala­bria, Sici­lia, Puglia e Basi­li­cata sono state le regioni più espo­ste all’usura. Rispetto a un indi­ca­tore nazio­nale medio pari a 100, la situa­zione più cri­tica è in Cam­pa­nia: l’indice del rischio usura è 155,1 (unica regione con indice «molto alto»). Poi c’è la Cala­bria con 146,6; la Sici­lia con 145,3; la Puglia con 136,3 e la Basi­li­cata a quota 133,2. Le con­di­zioni migliori si tro­vano in Tren­tino Alto Adige, con un indice del rischio usura di 47,6 (52,4 punti in meno della media nazio­nale). Seguono Friuli Vene­zia Giu­lia (72,8 punti) e Veneto (73,2). Al Sud, osserva Zabeo, «con la forte stretta cre­di­ti­zia, il con­se­guente aumento dei ritardi nei paga­menti nelle tran­sa­zioni com­mer­ciali tra le imprese e il per­du­rare di ele­vati livelli di disoc­cu­pa­zione, l’usura, già pre­sente in misura mag­giore che altrove, ha assunto dimen­sioni ancor più pre­oc­cu­panti».
L’indice del rischio di usura è stato cal­co­lato met­tendo a con­fronto otto indi­ca­tori: le denunce, la disoc­cu­pa­zione, le pro­ce­dure con­cor­suali, i pro­te­sti, i tassi di inte­resse appli­cati, il numero di spor­telli ban­cari, il rap­porto tra sof­fe­renze e impie­ghi regi­strati dalle ban­che. «Con le sole denunce effet­tuate alla poli­zia — con­clude Zabeo — non è pos­si­bile dimen­sio­nare il feno­meno: le segna­la­zioni, pur­troppo, sono rela­ti­va­mente poche. Chi cade nella rete degli stroz­zini è vit­tima di minacce per­so­nali e ai pro­pri fami­liari. Ciò che pochi sanno sono le moti­va­zioni per le quali molti arti­giani o i pic­coli com­mer­cianti diven­tano prede degli usu­rai. Oltre al per­du­rare della crisi, sono soprat­tutto le sca­denze fiscali e le pic­cole spese impre­vi­ste a spin­gere molti impren­di­tori nella morsa degli strozzini».

Fonte: il manifesto 

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