di Taylan Tosun
Possiamo distinguere due tipi di fascismo: il primo costruito dall’alto al basso. I cadi più tipici caratteristici di questa tipologia sono i colpi di stato militari, dove le forze armate conquistano il potere dello stato, dichiarano uno stato di assedio e iniziano a governare il paese tramite un consiglio nazionale di sicurezza ed emettendo ordini e decreti.
Le debolezza di questo tipo di fascismo è che ha difficoltà a penetrare profondamente nella società e a costruire un’egemonia onnicomprensiva all’interno delle classi popolari per mezzo di una forte base di massa, di un’ideologia strutturata e di un’intellighenzia organica.
Il secondo tipo di fascismo è costruito verso dal basso all’alto, come è noto nei casi dei nazisti in Germania e del regime di Mussolini in Italia. Questo tipo di fascismo è più pericoloso perché è in grado di creare un mobilitazione di massa. Inducono le loro forze paramilitari a mettere paura ai dissidenti. Questo tipo di fascismo trae vantaggi dall’appoggio attivo di alcune fazioni della classe capitalista. Fa entrare nella macchina statale il suo personale che è in grado di controllare le posizioni cruciali e particolarmente la macchina della propaganda, compresi grandi mass media.
In Turchia, ciò che stiamo sperimentando fin dal 2011 è un regime fascista più simile al secondo tipo.
Perché in un paese dove sono avvenuti tre colpi di stato negli scorsi 55 anni, siamo di fronte al secondo tipo di fascismo? Quali sono le cause alla radice di questa novità?
L’ascesa al potere, avvenuta 13 anni fa, del partito governante AKP e del suo leader
Tayyip Erdoğan, ora presidente della Repubblica, avevano dato una grande opportunità alla borghesia conservatrice della Turchia rurale che era in gran parta esclusa dalle grandi aziende e dalla finanza fin dalla fondazione della Repubblica Turca. Col tempo questa borghesia è cresciuta grazie ai bandi pubblici di miliardi di dollari che i governi dell’AKP riservavano a loro. Questi capitalisti islamici sviluppatisi di recente si sono anche impadroniti dei mass media grazie alle occasioni create dal governo.
Arrivò un momento storico in cui T. Erdoğan e il suo partito riuscirono a prevalere sul palese dominio dell’esercito nell’area politica, grazie al procedimento di accesso all’Unione Europea. Dopo che sono stati sconfitti i tentativi di un colpo di stato militare da parte di una certa ala dell’esercito a metà degli anni 2000 (dato che non ci fu sufficiente appoggio degli Stati Uniti a un regime militare), l’AKP è stato in grado di cogliere l’opportunità di consolidare il proprio potere vincendo un’elezione dopo l’altra con un largo margine.
E così nel 2010-2011 circa, l’AKP costruì un potere oligarchico consistente dei suoi propri quadri politici e comparve una nuova classe islamista capitalista con la capacità di controllare quasi la distribuzione della ricchezza nel paese e perciò con una forte necessità di assicurarsi la sua posizione. Come ogni potere oligarchico, questo potrebbe non perdere il potere di governare tramite il quale è cresciuto; l’unico modo di garantire un potere perpetuo era quello di avere il pieno controllo sull’apparato statale tramite un accordo con l’esercito che è l’altro proprietario perpetuo dello stato fin dall’inizio della storia moderna della Turchia.
E così l’AKP iniziò a impadronirsi dell’ala civile dell’apparato statale e tentò di essere “lo stato stesso.” Tutti i rami importanti della burocrazia statale arrivarono uno ad uno sotto il controllo dell’AKP: la magistratura (per esempio l’Alta Corte dei Giudici e dei Procuratori – HSYK) che il potere di nominare i membri della Corte d’Appello, del Consiglio di Stato, e della Corte Suprema), i Servizi Segreti nazionali (MIT), la importanti commissioni che regolano e sovraintendono il sistema dell’educazione e delle università, le trasmissioni della radio e della televisione nazionale, l’Agenzia di stampa nazionale e così via.
Mentre prendeva il controllo di quasi tutto l’apparato statale, tranne le forze armate e ricavava grandi vantaggi materiali grazie al suo dominio, l’AKP e la sua leadership sono diventati inevitabilmente i guardiani delle “linee rosse” dello stato turco. In questo modo hanno perseguito politiche sempre più ostili contro la popolazione curda, gli Alawiti e altre minoranze.
Tuttavia, dato che la Turchia non consiste soltanto di elettorati nazionalistico-conservatori che votano per l’AKP e per classe capitalista islamista, il resto della popolazione si è trovata in un’alleanza naturale: le classi medie laiche che sentivano che il loro modo di vivere era sotto la minaccia islamica, i Curdi e il movimento curdo che notavano che si trovavano di fronte alle stesse oppressioni di tipo razzista, ma questa volta dipinte con i colori islamisti, gli Alawiti che sono stati massacrati varie volte nella storia recente da folle nazionalistico-islamiste, e la borghesia laica tradizionale che non vuole essere intimidita dal governo e fare concessioni con il suo potere politico ed economico.
Questo è fascismo…
Quando una società viene divisa improvvisamente divisa verticalmente, e vari segmenti della popolazione con interessi molto diversi e talvolta contrastanti in un’inutile alleanza lottano per sopravvivere e riguadagnare le loro sfere di influenze contro un potere oligarchico appoggiato dalle forze armate che controllano i canali di distribuzione della ricchezza, la magistratura e altri meccanismi di oppressione, significa che ci troviamo di fronte a un fascismo del secondo tipo.
Penso, quindi, che con l’aiuto di questo contesto, i lettori potranno capire meglio una serie di eventi dei quali siamo stati di recente testimoni in Turchia.
Di recente moti giornalisti, umoristi, editorialisti, che hanno osato criticare T. Erdoğan sono stati perseguiti legalmente, processati per avere insultato il Presidente della repubblica o per aver fatto “propaganda terroristica”. Alcuni di loro sono stati già condannati alla reclusione. In alcuni casi ironici i dissidenti che hanno postato su Twitter dichiarazioni critiche di Erdoğan e delle politiche di governo hanno subito procedimenti legali.
Membri della gioventù dell’AKP guidati da un membro del parlamento dell’AKP hanno fatto irruzione due volte in un edificio sede di un giornale di una rete televisiva, hanno rotto i vetri e hanno minacciato i redattori e gli editorialisti senza che ci fosse alcun serio intervento della polizia. Il centro di mezzi di informazione preso di mira da quella folla, fa parte di una grossa azienda di media che critica il governo ed è segretamente appoggiata dal più grosso gruppo industriale turco che appartiene alla classe capitalista laica.
La polizia ha fatto un’incursione in un’università di Kaiseri e ha fermato, tra gli altri, Memduh Boydak, membro del consiglio di amministrazione dell’università. Le persone fermate sono state accusate di avere aiutato un’organizzazione islamista rivale, grossa oppositrice di Erdoğan e dell’AKP. Memduh Boydak è l’amministratore delegato e proprietario di una grossa impresa di mobili e di energia, cioè la Boydakh Corporation. Sette società sussidiarie questa impresa sono tra le 500 più grosse industrie manifatturiere della Turchia.
Una città curda, Cizre, con 120.000 abitanti nella Turchia sudorientale, è stata circondata per varie settimane da migliaia di soldati con un addestramento speciale e da forze di polizia. Il sindaco della città e i rappresentanti di molte ONG locali hanno dichiarato la “autonomia democratica, un mese fa circa. Hanno dichiarato che non volevano essere governati dalle autorità statali controllate dal governo dell’AKP. I giovani locali hanno tentato di impedire l’entrata delle forze di sicurezza, scavano trincee e hanno difeso la città con bombe molotov e altre armi leggere. Il locale amministratore statale ha dichiarato un coprifuoco di 9 giorni e ha tagliato la fornitura di elettricità e di acqua, e le connessione telefoniche e di internet. Quando il coprifuoco è stato tolto, abbiamo appreso che 20 civili curdi erano stati uccisi dal fuoco delle forze di sicurezza. In quei giorni Cirze è stata una piccola Gaza.
Originale: teleSUR Engish
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2015 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY – NC-SA 3.0
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