La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 1 ottobre 2015

Inchiesta francese su Assad per crimini contro l’umanità

di Anna Maria Merlo
La Fran­cia vuole tor­nare nel gioco diplo­ma­tico medio­rien­tale con un posto di primo piano. Ricorre a tutti i mezzi a sua dispo­si­zione, mili­tari e giu­ri­dici. L’ultima mossa è stata rive­lata ieri: su segna­la­zione del mini­stero degli Esteri, la Pro­cura di Parigi ha aperto un’inchiesta pre­li­mi­nare il 15 set­tem­bre scorso per “cri­mini con­tro l’umanità” di cui sarebbe respon­sa­bile il regime di Assad, per vio­lenze che hanno avuto luogo in Siria tra il 2011 e il 2013. “E’ nostra respon­sa­bi­lità agire con­tro l’impunità”, con­tro “cri­mini che scuo­tono la coscienza del mondo” ha spie­gato il mini­stro degli Esteri, Lau­rent Fabius. L’informazione dell’apertura dell’inchiesta pari­gina arriva il giorno dopo l’intervento di Fra­nçois Hol­lande all’Onu, dove il pre­si­dente ha riba­dito che “Bachar deve andar­sene” e che non è pos­si­bile met­tere attorno a uno stesso tavolo “il boia e le vit­time”, come invece pro­pone la Rus­sia con il suo pro­getto di coa­li­zione inter­na­zio­nale. L’inchiesta pari­gina viene giu­sti­fi­cata con il ricorso all’articolo 40 del codice di pro­ce­dura penale, che obbliga ad agire quando si è venuti a cono­scenza di cri­mini, e si basa sulle foto­gra­fie e testi­mo­nianze di César, sopran­nome di un ex foto­grafo della poli­zia mili­tare siriana, ora rifu­giato in un paese del nord Europa (rac­colte in un libro che esce a giorni, Opé­ra­tion César, edi­zioni Stock). Si tratta di 55mila foto­gra­fie di cada­veri di pri­gio­nieri mas­sa­crati nelle galere di Assad tra il 2011 e il 2013, che riguar­dano circa 11mila vit­time. Per­ché la Fran­cia possa far valere la pro­pria com­pe­tenza ad inda­gare e l’inchiesta possa essere por­tata a ter­mine, l’Ufficio cen­trale di lotta con­tro i cri­mini con­tro l’umanità, i geno­cidi e i cri­mini di guerra (isti­tuito nel 2013, ha già lavo­rato sul geno­ci­dio in Ruanda) deve dimo­strare che tra le vit­time c’è almeno un fran­cese o un franco-siriano. Inol­tre, dovrà anche dis­sol­vere la pole­mica che ha accom­pa­gnato la pub­bli­ca­zione di que­sti docu­menti, un lavoro finan­ziato dal Qatar, paese che finan­zia la ribel­lione a Assad.
Alla vigi­lia dell’apertura dell’Assemblea gene­rale dell’Onu, i Rafale di Parigi hanno rea­liz­zato il primo raid sulla Siria dome­nica 27 (facendo 30 morti, tra cui una decina di bambini-soldato). Un attacco giu­sti­fi­cato con il ricorso all’articolo 51 della Carta delle Nazioni unite, che pre­vede il “diritto natu­rale” alla “legit­tima difesa” in caso di attacco: la Fran­cia si difende dagli jiha­di­sti adde­strati in Siria, pronti a col­pire e che hanno già col­pito sul ter­ri­to­rio nazio­nale. Il 7 set­tem­bre scorso, Hol­lande aveva annun­ciato di essere pronto ad inter­ve­nire con dei raid aerei anche in Siria, una svolta nella stra­te­gia fran­cese, che finora aveva limi­tato l’intervento all’Iraq, per non rischiare di favo­rire il regime di Assad.
Quale è il senso della posi­zione fran­cese? Con il raid in Siria di dome­nica scorsa, Parigi ha agito da sola, senza una coper­tura dell’Onu e natu­ral­mente senza accordo del regime di Dama­sco. Sulla scena medio­rien­tale, la Fran­cia pri­vi­le­gia l’alleanza con l’Arabia sau­dita, che messa alle corde dal disgelo Usa-Iran, punta molto sull’asse con Parigi. Il quo­ti­dianoL’Humanité ha cal­co­lato che su 39 incon­tri bila­te­rali Francia-Arabia sau­dita dal 1926, ben 16 hanno avuto luogo sotto la pre­si­denza Hol­lande (4 volte al mas­simo livello, con la pre­senza dello stesso pre­si­dente). L’Arabia sau­dita è un grande acqui­rente di arma­mento made in France: 7 miliardi nel 2014, più di 10 già quest’anno, senza cal­co­lare le due navi Mistral, ven­dute all’Egitto, ma con finan­zia­mento sau­dita, per l’impossibilità di con­clu­dere il pre­ce­dente con­tratto con la Rus­sia, a causa delle san­zioni per l’Ucraina. “Un matri­mo­nio con­tro natura, ma frut­tuoso”, scriveL’Humanité. La vec­chia rug­gine con la fami­glia Assad, a causa degli inter­venti siriani in Libano, ha anche con­tri­buito ad allon­ta­nare Parigi dall’arco sciita, met­tendo la Fran­cia in una posi­zione mar­gi­nale nel nego­ziato sul nucleare ira­niano (Fabius è stato tra i più intran­si­genti). Per sal­varsi l’anima, Hol­lande ha chie­sto solen­ne­mente a Ryad di rinun­ciare alla pena di morte per il gio­vane Ali Al-Nimr.

Fonte: il manifesto 

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