di Nicola Fratoianni
Siamo ad un passaggio di svolta, per la vita della sinistra ma soprattutto per quella del Paese in cui tutti noi viviamo. Abbiamo bisogno oggi più che mai di una spinta democratica, rinnovatrice, capace di rivitalizzare il tessuto sociale di un paese sfinito dagli esperimenti falliti di classi dirigenti senza visione del futuro e progetto di cambiamento.
La Seconda Repubblica si è rattrappita su se stessa, milioni di persone ne hanno vissuto le speranze e la cocente delusione, rifugiandosi nell'astensione, nella rabbia e nella solitudine. L'Italia merita davvero una nuova, rinnovata Repubblica. Fondata sulla libertà, sulla partecipazione e sulla lotta alla disuguaglianza, alla speculazione finanziaria, per la redistribuzione della ricchezza verso chi la produce.
Bernie Sanders dice, con semplicità: quando è troppo è troppo. Noi siamo d'accordo con lui. Fondiamo un nuovo soggetto non per cercare un posto al sole o per fare un dispetto a qualcuno, ma perché sia trasformata in forza politica la frustrazione di milioni di italiane ed italiani nei confronti di governi sordi alle loro domande e incapaci di dare risposte, per il senso di ingiustizia che coglie ognuno di noi quando vediamo che si persevera nel rafforzare un sistema economico affamatore della maggioranza. Quest'Italia non merita milioni di poveri e di disoccupati, perché è uno dei paesi che produce più ricchezza nel mondo. Che paese è quello che è ricco e non garantisce a tutti la dignità? È un paese sbagliato, dentro un'Europa sbagliata e rapace. Questo è il cuore del problema. E si affronta ripartendo dalla forza delle democrazia, dall'espressione di quella maggioranza inascoltata che tante volte ha dimostrato di essere più avanti della politica che pretendeva di rappresentarla.
Come fu già col referendum per l'acqua e i beni comuni nel 2011, oggi quella maggioranza può tornare a manifestarsi nel referendum contro le trivellazioni petrolifere, che non a caso il governo Renzi cerca di depotenziare. Lo stesso potenziale è richiamato dal referendum abrogativo del Jobs Act annunciato dall'iniziativa della Cgil per il Nuovo Statuto dei Lavori. Così come il Referendum sulla controriforma della Costituzione rappresenta l'occasione di rovesciare il gioco d'azzardo renziano sulla carne viva della democrazia italiana.
Abbiamo bisogno di una forza politica che con intelligenza e determinazione dia forza ed effettività a quel sentimento radicato nella società su cui soltanto può fondarsi un progetto di cambiamento. Un soggetto collettivo che che si costituisca su scelte chiare e limpide, vincolato a comportamenti irreprensibili e con un gruppo dirigente generoso e largo.
Occorre una forza della sinistra ma per farla davvero occorre che i vizi della sinistra non prendano il sopravvento: una sinistra fatta a pezzi, pezzetti e correnti non è una forza. La sinistra boccheggiante che si ritrova in improbabili cartelli elettorali è un'esperienza che ha contribuito a quella delusione di milioni di persone. Quest'Italia davvero non ci capisce più, per tornare a parlarle dobbiamo cambiare, sciogliere le organizzazioni esistenti, ripartire dalle persone, dal desiderio che c'è di affrontare insieme le lotte importanti che parlano della vita quotidiana di tanti e tante. Per poter cogliere il futuro dobbiamo metterci in discussione: fino in fondo.
Per questo facciamo Cosmopolitica: per avere rispetto delle persone di sinistra di questo Paese. Per imparare a morderci la lingua ogni volta che torna l'istinto di parlare di questioni interne, di manovre sui gruppi dirigenti, invece che della sofferenza e dell'ingiustizia che ci circonda. A dicembre, al primo congresso di questa nuova forza politica, dichiareremo la fine dell'era delle accozzaglie a sinistra, la fine del politicismo che ci ha fatto ammalare. È una premessa obbligata, più ancora che una promessa.
Al Palazzo dei Congressi dell'Eur comincia il nostro cammino e la nostra maturazione: dev'essere un cammino tra pari, radicalmente democratico, con la bussola del territorio e della sua dimensione sociale a fare da guida. Mutualismo, radicamento, innovazione, partecipazione sono i punti cardinali di questo progetto. Per questo pensiamo ad una community digitale, una piattaforma di discussione e decisione on-line, che accompagni questo percorso, al servizio di attivisti e militanti impegnati nel difficile compito di trasformare i vettori comunicativi digitali in presenza, mobilitazione, legame collettivo e protagonismo territoriale. Una piattaforma che non si sostituisca all'attività territoriale quindi, ma che la sostenga e ne amplifichi la capacità di coinvolgere persone e corpi sociali.
Un cammino aperto e inclusivo, con una campagna di adesione che sia prima di tutto un modo di incontrare ciò che in questa Italia testardamente cerca riscatto e prospettiva: luoghi del sapere e del lavoro, associazioni di volontariato, comitati, lotte per i beni comuni, per la tutela della salute, per i diritti civili, esperienze di buon governo, spazi culturali, imprese giovanili e innovative. Dobbiamo arrivare in ogni angolo del paese, in ogni strada, in ogni quartiere con le campagne che avvieremo insieme a Cosmopolitica sui saperi, sull'ambiente, sul lavoro e sulla democrazia.
Non avrebbe senso di fronte a questa sfida costruire già oggi un gruppo dirigente che sarebbe solo la fotografia di quel che c'è e la chiusura nei confronti di quel che non c'è ancora. Abbiamo molta strada da fare: mettiamoci in condizione di convincere, offrire spazio, coinvolgere chi vorrà raggiungerci nei prossimi mesi. Per questo credo che dovremmo dotarci di comitati promotori meramente funzionali e tassativamente transitori, sul livello nazionale e su quello locale: verrà dopo, al congresso, il momento in cui in piena e totale democrazia potremo scegliere insieme a chi affidare la responsabilità di coordinare le nostre attività.
Nel frattempo abbiamo molto lavoro da fare: le persone di questo paese non vogliono sapere con chi ci alleiamo, vogliono sapere prima di tutto che cosa proponiamo. Vogliono sapere se siamo dalla loro parte, se siamo conseguenti con le parole che diciamo, se abbiamo soluzioni nuove e radicali ai problemi radicali che hanno di fronte, oppure soltanto vecchie e stanche liturgie.
Per questo occorre avere il coraggio dell'alternativa quando davanti ci si trova Renzi e la pletora di personaggi dei quali è il ventriloquo, con le loro teorie strampalate, con le bugie sulla ripresa e l'occupazione, con la brama di potere ad ogni costo. A tutto ciò noi sbarriamo la strada: perché le bugie, la brama di potere, le ricette di governo che guardano solo ai poteri, non servono al futuro. Lo diciamo senza ideologismi, guardando alla realtà: il mondo è impazzito tra guerre e terrorismo, le calamità naturali si rincorrono, le borse implodono ciclicamente e il governo, semplicemente, sbaglia.
L'avevamo predetto 15 anni fa, lottavamo contro questo futuro grigio e spaventoso. Avevamo ragione e l'abbiamo ancora. Non ci fermeremo: la sinistra vince ovunque parli al suo popolo. Laddove la sinistra non parla ma balbetta e si perde dietro alle terze, quarte, quinte vie, avanzano i fascismi, i populismi e la xenofobia. Dobbiamo sentirne la responsabilità. La sentiamo.
Saremo più forti nel futuro, perché il vento soffia nella nostra direzione da angoli diversi di quell'Europa che o cambia o muore. Ma dobbiamo saperlo fare: dobbiamo saper vivere questo vento. Sinistra Ecologia e Libertà, noi tutti insieme, ce la stiamo mettendo tutta. Siamo un partito piccolo ma pieno di grandi e nobili persone. Discutiamo, abbiamo pagato errori e festeggiato vittorie, ma alla fine come si vede la ragione del nostro impegno collettivo conta più di ogni divisione. Perciò sono certo che ce la faremo, ora che ci mettiamo in discussione e a disposizione per qualcosa di molto più grande: per la forza della quale c'è bisogno come dell'aria per respirare, per la sinistra che restituisca futuro all'Italia e all'Europa, ai nostri bambini e a quelli che ci raggiungono sulle onde del bisogno e della lotta per la pace e per la libertà.
Fonte: Huffington post - blog dell'Autore
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