Intervista a Paolo Ferrero di Lucia Bigozzi
“Il neoliberismo in Europa è criminale quanto la Sharia degli estremisti islamici”. Parallelismo forte che Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista lancia sul tavolo traballante di un’Europa che rischia di saltare di fronte all’Austria che chiude le frontiere. Nella conversazione con Intelligonews, passa in rassegna gli errori e punta il dito sui colpevoli.
L’Austria chiude le frontiere, e l’Italia rischia di ritrovarsi di nuovo sola a gestire l’emergenza migranti. Cosa sta succedendo in Europa?
«Sta accadendo che le classi dirigenti che hanno portato al disastro l’Europa, adesso stanno facendo un altro disastro sulla gestione dei profughi che sono profughi di guerra perché scappano dalle guerre fatte dall’Europa: dall’Iraq alla Libia, alla vendita di armi in Siria solo per citarne alcune. Mi riferisco a classi dirigenti neoliberiste vergognose in economia e furbette su questo tema: praticamente un fallimento totale. Basti tenere presente che l’Europa non pose il veto al fatto che Paesi europei vendessero le armi in Siria. Quindi, abbiamo armato tutti quelli che ora usano le armi per far scappare la gente che giustamente scappa. In sostanza: prima la perdita di posti di lavoro e la paura che è stata creata in Europa, adesso il mix con le frontiere chiuse: sono solo degli irresponsabili».
Renzi ha dichiarato di non essere poi così tanto ottimista su come andrà a finire. Fa bene a non esserlo?
«Tragicamente, Renzi è parte del problema. E fa bene a non essere ottimista perché sa che i suoi colleghi sono come lui. La vera partita in Europa si è giocata sulla vicenda greca: lì si poteva cambiare politiche economiche, tirar via l’austerità e così l’Europa sarebbe stata in grado di gestire l’emergenza profughi in tutt’altro spirito. E’ chiaro che l’Italia dopo aver fatto il servo sciocco della Merkel sulla Grecia, adesso si ritrova che la stessa cosa viene fatta su di noi non solo sulle questioni economiche ma anche sulla vicenda profughi. Il punto è che Renzi non è ottimista perché sa che gli altri colleghi europei sono come lui, cioè gente senza scrupoli che ha detto sì al padrone quando si doveva dire di no e ora ne paga le conseguenze, come sta facendo la Grecia sul versante economico. Se chiudono le frontiere, salta l’Europa».
Se cade l’Europa c’è chi come l’economista Sapelli individua la necessità di una leadership mondiale non eletta, che opera sopra gli Stati. E’ la soluzione?
«No, questo è il problema, perché a costruire e far funzionare le forme democratiche sono i popoli. Era questa l’idea di fondo quando ad esempio nacquero le Nazioni unite all’indomani della seconda guerra mondiale: ogni nazione sovrana con costituzioni democratiche e poi un grande organismo internazionale che, pur con mille problemi, ha però retto anche durante la guerra fredda. Invece, negli ultimi trent’anni con le politiche neoliberiste c’è stato un prosieguo di costruzioni internazionali non democratica che incarnavano politiche neoliberiste: vale per il Wto e vale per l’Ue che è stata costruita con i trattati che incarnavano politiche neoliberiste. Questi signori, invece che fare colpi di Stato hanno lasciato gli Stati formalmente democratici, ma all’interno hanno costruito gabbie di acciaio che impediscono ai popoli di cambiare strada. Da questo punto di vista, il Ttip è un altro passo che vogliono fare affinchè il trattato tra Ue e Usa fissi definitivamente il quadro dell’obbligo del neoliberismo. Si usano i trattati come se fossero la volontà di Dio, ovvero non discutibili da nessuno. Aggiungo un’altra cosa per far capire bene il concetto…».
Quale?
«Gli estremisti islamici parlano della Sharia, qui invece, al posto della Sharia c’è il neoliberismo che è criminale quanto la Sharia. Viene esercitato non attraverso la fatwa come fanno gli imam estremisti e radicali, bensì attraverso i trattati internazionali che impediscono agli Stati di fare politiche diverse. La proposta di Sapelli, se è quella di un organismo in cui 10 o 20 persone decidono per venti miliardi di persone, è l’origine del problema non certo la soluzione».
In tutto questo i diritti sociali sono sempre più ridotti: dalla tassa sull’ascensore alle pensioni di reversibilità. Cosa serve per rompere lo schema, anche alla faccia dell’Europa?
«I trattati servono a spremere il popolo e a permettere che i banchieri e la grande finanza non paghino nulla. C’è una sorta di una classe mondiale ricca pari all’1 per cento della popolazione che possiede quanto la maggiorparte della popolazione vive lucrando sui popoli. E i politici neoliberisti, in Italia vanno da Renzi a Salvini, allo stesso Grillo, fanno parte di una grande ideologia che giustifica la situazione».
Come si fa a uscirne?
«In primo luogo evitando di farsi togliere ulteriori pezzi, quindi lottando. Ma per farlo efficacemente occorre riuscire a ‘decolonizzare’ i cervelli: la gente deve capire che se i poveri ci sono non è per colpa loro ma per colpa del fatto che i ricchi sono troppo ricchi. Se ne esce solo con l’eguaglianza sociale».
Cameron vuole uscire dall’Europa: come va a finire? E il referendum potrebbe essere un modello da applicare anche all’Italia?
«Bisogna dire di no a Cameron perché, nei fatti, chiede che l’Ue diventi ancora peggio di come è. Ovvero chiede per la City che i capitali possano fare il loro comodo senza vincoli e con la riduzione delle tutele sociali. Sull’Italia noi di Rifondazione proponiamo il referendum sul Fiscal Compact perché il punto è che bisogna smontare i trattati internazionali che sono una gabbia attorno al nostro bilancio. Da questo punto di vista, lo strumento referendario in sé può essere la leva che accompagna le battaglie per liberarci dall’Europa neoliberista».
Fonte: Intelligo News
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