di Angela Mauro
Il premier greco Alexis Tsipras minaccia di opporre il veto all’intesa con Londra sulla Brexit se prima l’Ue non fornirà garanzie contro la chiusura delle frontiere a nord della Grecia nel prossimo mese, chiusura paventata dalla Macedonia, auspicata dall’Austria. Il peggio è avvenuto, masticano amaro gli sherpa italiani al lavoro a Palazzo Justus Lipsius: la Brexit si è mischiata con l’emergenza migranti e ora l’accordo qui al Consiglio europeo è tutto in salita.
La mattina se n’è andata in bilaterali, dopo una nottata di discussioni sui migranti e preamboli di discussione sulla Brexit. Matteo Renzi ha incontrato Martin Schulz, Donald Tusk, Jean Claude Juncker e poi faccia a faccia con Angela Merkel.
La colazione di lavoro che i 28 pensavano di tenere in mattinata, “English breakfast” era stata chiamata in onore alla star di questo Consiglio Cameron, è slittata fino a diventare un pranzo di lavoro senza etichetta, senza nazionalità. Era previsto alle 13.30, ma continua a slittare di ora in ora. Segno che l’intesa è ancora lontana.
La colazione di lavoro che i 28 pensavano di tenere in mattinata, “English breakfast” era stata chiamata in onore alla star di questo Consiglio Cameron, è slittata fino a diventare un pranzo di lavoro senza etichetta, senza nazionalità. Era previsto alle 13.30, ma continua a slittare di ora in ora. Segno che l’intesa è ancora lontana.
Ed è in questa cornice che si inserisce la minaccia di Tsipras. Perché in questa cornice già dissestata l’annuncio del premier greco fa particolarmente male. E trova sponde tra i socialisti. Fonti vicine al gruppo del Pse segnalano che la mossa di Tsipras è "strategicamente intelligente perché punta ad imporre il problema dell'immigrazione come problema europeo e non dei singoli Stati".
Va detto che Tsipras non è mai rimasto a suo agio di fronte all’accondiscendenza con cui l’Unione Europea ha accolto la decisione di David Cameron di indire un referendum sulla Brexit. Solo l’anno scorso il referendum greco sull’accordo con i creditori internazionali e contro la Grexit non trovò tifosi a Bruxelles: allora l’Ue non scomodò alcuna esigenza di rispettare la “volontà sovrana” di uno Stato membro, anzi si scatenò contro la scelta di Atene di organizzare una consultazione popolare. Mettiamoci anche che l’emergenza migranti sta stritolando la Grecia, insieme con la crisi economica per niente risolta e le piazze che sono tornate ad essere luogo di proteste e scontri. Insomma, dall’inizio di questa storia delle concessioni a Cameron, da quando è arrivato ieri al consiglio europeo, il premier greco ha il dente avvelenato.
E stamane ha deciso di agire. La minaccia di porre il veto se non arrivano garanzie che la Grecia non verrà chiusa fuori da Schengen ‘de facto’ intreccia pericolosamente la questione ‘Brexit’ e l’emergenza profughi. Si rischia di non uscirne più. Visto che sui migranti l’Europa fatica a muoversi, mentre sulla Brexit ha imbastito una bozza di accordo in pochissimo tempo e conta di approvarla entro stasera o al massimo entro il weekend, se avrà ragione chi a Bruxelles scommette su un Consiglio europeo più lungo del previsto.
Anche la richiesta del premier italiano Renzi di tagliare i fondi europei ai paesi che non accolgono i profughi è caduta nel vuoto ieri sera a cena. Ma ha scatenato le proteste dell’Ungheria di Orban, ‘l’uomo dei muri’ alle frontiere: “Ricatto politico”. Roma non si unisce alla minaccia di veto greco, ma resta preoccupata. Non a caso ieri sera Renzi e Tsipras hanno avuto uno scambio, uniti dalla preoccupazione che si crei un tappo ai flussi migratori nei Balcani.Una Grecia fuori da Schengen per chiusura delle frontiere nei paesi confinanti o per decisione di Bruxelles, lascerebbe l’Italia in piena emergenza sbarchi.
Fonte: Huffington post
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.