di Rosa Schiano
Donne palestinesi protagoniste non soltanto del nucleo familiare, punti fermi a cui viene affidata l’educazione delle nuove generazioni, ma anche del dibattito pubblico su temi politici e sociali.
È quanto si propone “Falastiniyat” (“Donne palestinesi”), nata nel 2005 grazie all’idea della giornalista palestinese Wafa Abdel-Rahman spinta dal desiderio di lavorare con operatrici del settore della comunicazione nella Striscia di Gaza ed in Cisgiordania e di creare tra di esse una connessione a dispetto delle divisioni imposte dai confini.
L’organizzazione femminista prepara corsi di formazione ed incontri nell’ambito della comunicazione, di scrittura creativa e per siti web ed attività riservate alle operatrici del settore volte a sviluppare le loro capacità, avvalendosi del Media Women Forum che coinvolge un certo numero di operatrici e giornaliste di ogni parte della Palestina.
Il sito di informazione Nawa News è uno degli strumenti utilizzati dall’organizzazione per consentire alle giornaliste di scrivere sui temi di attualità da un punto di vista femminile. Il sito è aggiornato e ricco di notizie; in primo piano vi si trova, ad esempio, il presidio delle donne palestinesi che settimanalmente si tiene a Gaza in solidarietà con i prigionieri politici nelle carceri israeliane ed in questo periodo con Mohammed Al Qiq, giornalista palestinese in bilico tra la vita e la morte dopo oltre 80 giorni di sciopero della fame in protesta contro la detenzione amministrativa. Un articolo di critica sull’assenza delle donne all’interno del processo di riconciliazione nazionale palestinese riporta interviste sul tema ad esponenti di differenti parti politiche. Notizie locali legate all’occupazione militare, tra cui arresti e demolizioni, si accompagnano ad articoli di politica internazionale ed alle analisi politiche. Non mancano notizie di cultura e di sport ed articoli che presentano esempi positivi di donne palestinesi, come Hanan al-Hroub, insegnante originaria del campo di Deisha (Betlemme), tra i dieci finalisti che si contenderanno il premio di “miglior insegnante del mondo”.
Al Hroub è stata scelta dalla Varkey Foundation, una delle più autorevoli organizzazioni internazionali di educazione e formazione dei docenti, tra 8.000 insegnanti di tutto il mondo.
Nella sezione dedicata a storie di donne palestinesi vi si legge della fotografa palestinese Samar Abu Ouf che, dopo aver raccontato a Falastiniyat della sua passione per la fotografia, invita le giovani ad inseguire i propri sogni con perseveranza, o ancora la giornalista sportiva Nelly Elmasry, presenza costante sui campi di calcio di Gaza che abbiamo avuto modo di conoscere durante le partite di campionato della Striscia. Nelly ha raccontato a Falastiniyat l’importanza del sostegno ricevuto dei suoi genitori in una società che ancora rifiuta la presenza delle donne in settori tradizionalmente considerati maschili. Il sito riporta anche di un incontro organizzato dal ramo di Gaza dell’organizzazione con studenti universitari della Striscia e della Cisgiordania per discutere la realizzazione di un dibattito televisivo. Falastiniyat collabora infatti da 4 anni con giovani studenti universitari al fine di sviluppare l’idea di dibattiti in termini di forma e contenuti, preparare i giovani a far valere le proprie ragioni in un tempo stabilito e a sviluppare le loro capacità di dialogo attraverso lo strumento del Debate Club, diffondere infine all’interno della società il confronto dialettico tra interlocutori con posizioni diverse.
Falastiniyat è anche un programma televisivo ideato e gestito solo da donne e per questo unico nel suo genere. Il programma non ha soltanto l’obiettivo di affrontare temi sociali e politici da un punto di vista femminile, ma anche di rompere gli stereotipi sulle donne palestinesi, incoraggiarle allo stesso tempo ad inseguire i loro sogni e le loro ambizioni. Falastiniyat rappresenta quindi per le donne una opportunità di promozione.
Tra le prime questioni trattate dal programma vi sono la lenta ricostruzione della Striscia di Gaza e le conseguenze devastanti dell’ultima offensiva sulla Striscia, in particolare la necessità di supporto psicologico per adulti e bambini, le difficoltà socioeconomiche e l’elevato tasso di disoccupazione giovanile come ripercussioni di un assedio che dura ormai da otto anni e l’emergenza acqua. Le donne palestinesi mostrano così di potersi occupare di problematiche solitamente riservate ad un dibattito maschile. In Falastiniyat le donne non sono solo operatrici tecniche e presentatrici ma ospiti e protagoniste del dibattito.
Inoltre Falastiniyat è ora anche programma radiofonico, in collaborazione con la radio al-Sha’ab voice. Essa rappresenta per le donne una importante via d’accesso ad una partecipazione effettiva nelle questioni nazionali.
Da molti anni associazioni palestinesi si occupano di promuovere i diritti delle donne e la loro partecipazione alla vita sociale. Nel 2010, uno studio del Women’s Affairs Center di Gaza sull’immagine delle donne nei media palestinesi denunciava la necessità di un cambiamento nella rappresentazione delle donne che le mostrava non all’altezza di partecipare al dibattito o di esercitare una qualsiasi professione, lasciando prevalere l’immagine di una donna palestinese debole, oppressa e marginalizzata, di una donna esclusivamente vittima o combattente. Passi in avanti si sono quindi registrati negli ultimi anni grazie al lavoro di queste associazioni che sono state capaci di promuovere all’interno della società donne capaci di iniziativa politica, professioniste, giornaliste, dottori, scrittrici, donne indipendenti e dotate di creatività, istruite e culturalmente preparate, capaci di redigere analisi e strategie, donne in grado di produrre ed essere di supporto alla società, in altre parole di favorire un’immagine delle donne per quello che sono e senza discriminazioni.
Illustrazione di Alaa Dostom
Fonte: Nena News
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