di Simona Maggiorelli
«L’utero in affitto ruba l’identità ai bambini», dice Paolo Crepet sull’Avvenire. Come se il neonato non avesse una propria identità!«Nessuna eccezione, è una pratica aberrrante e inaccettabile», sentenzia lo psichiatra e spesso ospite in tv. Perché «la maternità surrogata rende impossibile rispondere alla domanda tipo di ogni essere umano:”chi sono io?”. E’ un dovere assoluto addirittura fondativo della nostra vita rispondere a questo quesito». E allora i bambini adottati non avrebbero un’identità? Crepet non si rende conto del razzismo implicito in queste sue dichiarazioni riduzioniste? Non pago, aggiunge: «Tra madre surrogata e figlio che cresce nel suo grembo si istaurano realazioni intense spezzate al momento del parto. E le cose peggiorano persino se dopo si mantiene un rapporto».
Avendo una formazione medica Crepet dovrebbe sapere che il feto non ha alcuna possibilità di vita fuori dall’utero prima che siano trascorse circa 24 settimane e che solo alla nascita comincia l’attività psichica. In quanto psichiatra dovrebbe sapere anche – come dice anche il ginecologo Carlo Flamigni su Left in edicola – che «la genitorialità non è un istinto»,ma ha a che fare con gli affetti e con il rapporto con il bambino, non importa se nato con la fecondazione assistita, con la maternità surrogata o se adottato.
Avendo una formazione medica Crepet dovrebbe sapere che il feto non ha alcuna possibilità di vita fuori dall’utero prima che siano trascorse circa 24 settimane e che solo alla nascita comincia l’attività psichica. In quanto psichiatra dovrebbe sapere anche – come dice anche il ginecologo Carlo Flamigni su Left in edicola – che «la genitorialità non è un istinto»,ma ha a che fare con gli affetti e con il rapporto con il bambino, non importa se nato con la fecondazione assistita, con la maternità surrogata o se adottato.
Qualche giorno fa Luigi Manconi scriveva sul Manifesto che il problema più grosso in Italia quando si parla di temi come la legge 40, utero in affitto, ricerca sulle staminali ecc. è che anche su testate laiche e mainstream, non solo sull‘Avvenire, prevale il punto di vista di Angelo Bagnasco: che non perde occasione (come chi l’ha preceduto alla guida della Cei) per intervenire nel dibattito politico italiano sostendo che «la famiglia è un fatto antropologico» e non culturale. Così vuole la Bibbia.
Dell’estrema urgenza di aprire il dibattito parlamentare alla ricerca ha parlato Manconi il 18 febbraio ad apertura della due giorni organizzata a Roma dall’Associazione Luca Coscioni, in occasione del decennale della morte del ricercatore umbro che, ammalato di Sla, decise con coraggio di fare della sua malattia un fatto pubblico lottando per la conquista di diritti di tutti. Grazie all’impegno di Luca Coscioni, gli scienziati italiani cominciarono ad uscire dai laboratori per fare informazione sulle staminali embrionali, accendendo il dibattito pubblico su quella che impropriamente viene detta “clonazione terapeutica” e sulle nuove frontiere della ricerca di terapie per malattie genetiche devastanti. Durante la discussione parlamentare sulla legge 40 nel 2014 , e quando Luca intraprese la sua battaglia politica candidandosi con i Radicali italiani, l’intervento a gamba tesa del Vaticano su questioni di diritti cosiddette «eticamente sensibili» era fortissimo. La Cei metteva continuamente bocca sull’iter della norma sulla fecondazione assistita. E il cardinal Ruini, affinché il referrendum del 2015 fallisse non raggiungendo il quorum, tuonava: «non si vota sulla vita», invitando gli italiani ad andare al mare. Oggi Bagnasco ne segue le orme riguardo al dibattito sulle unioni civili.
«Dieci anni fa moriva Luca Coscioni… e siamo ancora nelle mani di Bagnasco» dice Bobo in una vignetta di Staino realizzata per l’Istituto Luca Coscioni. Ma qualcosa, anche grazie al coraggio di tanti cittadini che hanno seguito l’esempio di Luca, è cambiato. Nelle Aule di tribunale è stata smantellata pezzo dopo pezzo una norma crudele e antiscientifica come la Legge 40. Resta in piedi, però, il divieto di fare ricerca sugli embrioni crioconservati, che non sono destinati ad essere trasferiti in utero, divieto ipocrita perché la legge 40 al contempo permette di fare ricerca sulle staminali embrionali purché le linee cellulari siano importate dall’estero. Su questo si dovrà pronunciare a marzo la Corte Costituzionale, che negli anni scorsi ha giocato un ruolo fondamentale dichiarando incostituzionali divieti come quello che riguardava l’eterologa. Presto riprenderà il dibattito sulla legge 40: durante la due giorni in ricordo di Luca Coscioni, (morto il 20 febbraio 2006) la senatrice Pd Emilia De Biasi ha annunciato che «sarà riformata entro la primavera».
Fonte: Left
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