di Roberto Ciccarelli
Il presidente della Corte dei Conti Raffaele Squitieri ha precisato: i tagli alla spesa praticati in maniera orizzontali negli anni dell’austerità (da Berlusconi) sono stati inefficaci e inefficienti, hanno danneggiato la qualità della vita dei cittadini. Dura la vita con sempre meno servizi pubblici e un sistema sanitario malmesso, in effetti. «La Corte dei Conti boccia il governo Renzi per la spending review. Peccato che si riferisse ai governi precedenti. Il sogno dei polemisti è sfumato» ha scritto su twitter uno dei corazzieri renziani, il senatore Pd Andrea Marcucci.
La relazione di Squitieri è rigorosa e, a tratti, spietata quando denuncia la carenza cognitiva sui contenuti dei tagli da parte di chi li ha istruiti e realizzati.
La sua precisazione è servita a poco. In pochi minuti si è smarrita nel blob mediatico e la critica dei tagli (passati) si è sommata alla valanga che sta smottando su Renzi, complici anche articoli non benevoli pubblicati sul Financial Times o New York Times.
La sua precisazione è servita a poco. In pochi minuti si è smarrita nel blob mediatico e la critica dei tagli (passati) si è sommata alla valanga che sta smottando su Renzi, complici anche articoli non benevoli pubblicati sul Financial Times o New York Times.
Le opposizioni sono andate all’attacco. «Una foto impietosa: le slide e i tweet di Renzi non riescono più a mascherare la verità» hanno detto i parlamentari del Movimento 5 Stelle. «Pesante bacchettata al governo» ha sostenuto Maria Stella Gelmini (Forza Italia), la ministra rimasta silente mentre il suo governo tagliava otto miliardi alla scuola e uno all’università. «Bocciatura secca per Renzi: sono stati colpiti alla cieca servizi essenziali per i cittadini» (De Petris, Gruppo Misto-Sel al Senato).
Più sfumate le reazioni dei sindacati che estendono la critica alle politiche di austerità: «La politica della spending review ha prodotto un calo dei servizi — ha detto il segretario Cgil Susanna Camusso — Oggi bisogna investire sulle politiche sociali e di cittadinanza». «Se si aggiunge la lentezza della giustizia — ha osservato Carmelo Barbagallo, segretario Uil — il quadro non è per nulla incoraggiante». «Ma se il governo vuole davvero riorganizzare la macchina statale e rivedere i meccanismi perversi della spesa pubblica rinnovi i contratti pubblici scaduti da sette anni» aggiunge il segretario Cisl Anna Maria Furlan.
Non è certo che questa sia esattamente la strada scelta dal governo che ha tagliato le tasse sulla prima casa creando smottamenti e voragini nei bilanci di enti locali e regioni. I fallimenti delle spending review, a cominciare da quella rovinosa di Tremonti si riflettono oggettivamente su Palazzo Chigi che ha perso un commissario come Roberto Perotti, lasciando Yoram Gutgeld con il cerino in mano.
I renziani ormai giocano in difesa. Cercano la zampata, ma sono solo carezze. Il vice-ministro all’Economia Enrico Zanetti ha cercato di mostrare i meriti, si fa per dire, dell’esecutivo nello speciale campionato del taglio, pardon: «razionalizzazione». In due anni avrebbero tagliato 25 miliardi di euro. «Non esattamente noccioline» ha gonfiato il petto Zanetti. In attesa delle slide, la sanità soffre: il taglio — pardon: «razionalizzazione» — da 2,35 miliardi quest’anno, 1,33 miliardi agli acquisti di beni e servizi e dispositivi medici. Il resto delle risorse dovrebbero derivare dalla stretta sulle prestazioni di specialistica ambulatoriale. Ieri i sindacati dei medici hanno visto il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, ma hanno confermato lo sciopero record di 48 ore del 17 e 18 marzo.
Qualcosa sul futuro della «Renzinomics» la magistratura contabile l’ha detta. «I margini di flessibilità acquisiti in Europa sono interamente utilizzati nella manovra per il 2016. Nei prossimi anni i margini di risparmio dal lato delle spese potrebbero rivelarsi limitati». In altre parole, non ricominciare a fare tagli lineari su un welfare esausto sarà un’impresa. Interessante la risposta del presidente della Commissione Bilancio della Camera Francesco Boccia (Pd) che ha detto di «condividere» l’analisi di Squitieri: «Il taglio qualitativo della spesa pubblica è un obiettivo del governo — ha detto — L’obiettivo otterrà un impulso dalla riforma che supererà il ricorso alle clausole di salvaguardia rendendo più vincolanti i tagli alla spesa pubblica». Si va verso un rafforzamento dei tagli mentre, lentamente, il cerchio dell’austerità si sta chiudendo sullo story-telling contro gufi e porta-sfiga.
Fonte: il manifesto
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