Pisa è stato il primo Comune ad essere ufficialmente contrario alla revisione costituzionale ed alla riforma elettorale; L’Aquila il primo capoluogo di regione. Cosa è successo esattamente? Lo scorso 4 febbraio (a Pisa) e lo scorso 21 marzo (a L’Aquila) nei due Consigli comunali si è discusso e votato una mozione di contrarietà a Italicum e Senato rivisto.
In entrambi i casi, la maggioranza che governa le due Amministrazioni comunali (entrambe a guida Pd) si è spaccata sul voto e la mozione è passata. Senza dubbio la questione è di interesse e rilevanza nazionale e le due città danno un segnale chiarissimo al governo sul significato e sulla importanza delle questioni in gioco.
I due Consigli, attraverso la mozione, hanno espresso “fortissimo allarme per la deriva autoritaria in atto, contro la quale si stanno costituendo in tutta Italia comitati referendari per il No al referendum confermativo, promosso dal Governo Renzi, sulla riforma costituzionale, e ribadendo che l’obiettivo della stabilità del Governo non può produrreun’alterazione profonda della rappresentanza democratica, sulla quale si fonda l’intera architettura dell’ordinamento costituzionale”. Entrambi i Consigli hanno impegnato “il presidente del Consiglio a farsi promotore di tale posizione espressa dall’Assemblea, inviando l’atto ai Presidenti della Camera e del Senato, ai capigruppo parlamentari e all’Anci nazionale”.
Sulla Costituzione non si scherza: abbiamo ascoltato in aula argomentazioni inesatte di chi ha votato contro la mozione e si è detto a favore delle riforme. Il Senato non sarebbe abolito e conserverebbe funzioni legislative, senza essere elettivo; la navetta tra le due Camere avviene solo nel 3% delle leggi. Soprattutto, Italicum e riforma costituzionale darebbero un potere praticamente assoluto al partito o alla lista che, con il 40% dei voti – o meno, in caso di ballottaggio -, conquisterà il 55% dei seggi alla Camera con una maggioranza che determinerà la composizione di Corte costituzionale, Consiglio superiore della magistratura e l’elezione dello stesso Presidente della Repubblica.
Stupisce che la difesa della Costituzione repubblicana non sia venuta anche da chi si continua a definire di centrosinistra. I valori della nostra Carta richiederebbero certamente minore leggerezza di argomentazione.
Proponiamo che in tutti i Comuni d’Italia, sicuramente quelli dove i nostri Comitati sono presenti, venga discussa e messa in votazione la mozione; sarebbe un segnale fortissimo che gli italiani non vogliono queste riforme sbagliate nel merito e nei metodi attraverso cui il governo Renzi le ha portate avanti.
Fonte: Possibile
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