di Giorgio Cremaschi
Due anime percorrono questo Primo Maggio. Una è quella di regime. Essa è ben simboleggiata dalla orribile pubblicità di Cortina, che usa Pelizza da Volpedo per chiamare alle ultime discese sui suoi costosi impianti di sci. È l’assorbimento consumistico della festa dei lavoratori, come purtroppo è già in gran parte avvenuto per l’8 marzo. Contribuiscono sicuramente a questa distruzione del senso della giornata appuntamenti come il Concertone di Roma. Questo spettacolo promosso da CGIL CISL UIL e concordato censura per censura con le autorità della Rai, ha il compito rappresentare un momento di svago che non confligge con nessuno, men che meno con chi il lavoro lo sfrutta.
E che la parola sfruttamento sia invece quella più necessaria oggi ce lo dicono da ultimi i dati dell’INAIL, che proprio alla vigilia della festa dei lavoratori ci informano che coloro che sono rimasti uccisi sono il 16% in più rispetto all’anno scorso. 1200 sono le vittime degli omicidi per il mercato, la competitività, la precarietà, lo sfruttamento.
Chi lavora, chi riesce ad uscire dalle sabbie mobili della disoccupazione di massa dove affondano tutti i principi della democrazia, è sottomesso allo sfruttamento perché subisce il più brutale dei ricatti. O mangi sta minestra o salti dalla finestra, questa è la antichissima e brutale filosofia che regola oggi i rapporti di lavoro. E che tiene vincolati alla stessa catena i braccianti impiegati nei campi a tre euro all’ora, gli operai della Fiat costretti a turni massacranti, i dipendenti delle banche che devono vendere obbligazioni a rischio, i lavoratori dei servizi pubblici sui quali si scaricano addosso i tagli allo stato sociale. Ricatto è la parola che oggi accompagna e sostiene sempre l’altra, sfruttamento. Assieme queste due parole sono i pilastri sui quali si regge l’attuale rapporto di lavoro, spinto sempre di più alla regressione verso il Medio Evo. A questa marcia indietro del lavoro ha dato la sua spinta Matteo Renzi, con l’eliminazione dell’articolo 18 e con la continua aggressione a tutti i diritti residui delle lavoratrici e dei lavoratori, che il presidente del consiglio condanna come privilegi da abbattere. Renzi odia i sindacati, soprattutto quelli che fanno il loro dovere a difesa dei lavoratori, e ama i padroni che come Marchionne li combattono. Renzi giudica incomprensibili le lotte e le manifestazioni, che fa regolarmente bastonare dalla polizia. Renzi è capo di governo più aggressivo e reazionario verso il lavoro da molti decenni. Il Primo Maggio nel suo vero significato non può che essere prima di tutto contro Renzi e tutto ciò che fa e rappresenta.
Ecco emergere allora la seconda, la vera anima della festa delle lavoratrici e dei lavoratori: quella che nasce dalla lotta contro il potere che sfrutta. Il segnale più forte e vicino ci viene dalla Francia, dove da un mese lavoratori e studenti lottano contro la loi travail, almeno lì il Jobsact lo traducono. Il Primo Maggio in Francia sarà una giornata di manifestazioni contro Hollande e la sua legge per rendere più facili i licenziamenti. E quei cortei parleranno a noi e a tutti i lavoratori d’Europa, imbrogliati e vessati dalla Unione Europea, dall’Euro, dai sacrifici immani nel nome delle banche e della finanza. Certo rispetto a ciò che accade in Francia la caduta della mobilitazione in Italia è impressionante, ma non dobbiamo scoraggiarci. Nonostante il torpore amministrato dal potere e da Cgil Cisl Uil avremo anche noi tanti segnali di un Primo Maggio contro. Da chi farà sentire la sua rabbia per la fabbrica che chiude a chi protesterà contro i supermercati aperti. Dalle piazze ufficiali dove comunque emergeranno scontento e indignazione, alle mobilitazioni alternative. Tra cui voglio ricordare quella che si svolgerà a Napoli, a Bagnoli contro la privatizzazione di un intero territorio.
Segnali di ripresa di passione e lotta al di fuori della, e contro la, pacificazione di regime ce ne sono e saranno sempre di più. Per questo possiamo comunque augurarci un buon Primo Maggio contro.
Fonte: Contropiano
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