La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

martedì 18 aprile 2017

Gentrification Stoccolma: il declino dello Stato sociale

di I Diavoli 
Ancora negli anni Sessanta la working class viveva a Södermalm, Stoccolma, in abitazioni piccole e prive di servizi come l’acqua corrente. Era un quartiere difficile, malfamato, estremamente popolare. Oggi il «New York Times» consiglia i suoi moderni barbershop e i suoi ristoranti dove mangiare sashimi. In effetti nell’arco di alcuni decenni è cambiato tutto. Si è alzata progressivamente la capacità attrattiva della zona, attraverso due fasi, e si è modificata in modo inesorabile la composizione dei suoi abitanti. Anche se con gradualità, in confronto ad altri casi che abbiamo osservato.
Södermalm è l’isola meridionale del centro di Stoccolma, abitata da oltre 120mila persone e chiamata comunemente Söder (cioè “Sud”). Quartiere molto verde, che ospita due grandi parchi. Sul piano architettonico qui il vecchio e il nuovo convivono e dànno un senso di dinamicità e sovrapposizione. Gli edifici di fine Ottocento e primo Novecento si mescolano a quelli costruiti dagli anni Sessanta in avanti. Quartiere ben collegato ma autonomo, con una forte identità, in parte per la sua storia e in parte per la posizione che occupa: su una collina, oltre che su un’isola. Questa specificità gli è stata riconosciuta anche formalmente, quando nel 2007 è diventato un distretto a sé.
La separazione pare aver assunto significati diversi nel tempo: si può azzardare che dai punti più panoramici del quartiere, Fjällgatan e Monteliusvägen, oggi si guardi Stoccolma come da una sommità piuttosto che da un luogo condannato all’isolamento.
Il processo di gentrification è partito da lontano, dagli anni Sessanta, per intensificarsi negli Ottanta e stabilire una trasformazione profonda, tanto estetica quanto economica, dai Novanta in poi. In un primo momento è l’amministrazione comunale a rimettere a nuovo il volto della zona. La cosiddetta riqualificazione preferisce concentrarsi sul rinnovamento dell’esistente piuttosto che su demolizioni e ricostruzioni.
Dietro questa scelta c’è una fruttuosa negoziazione con i residenti, che si sono riuniti e sanno organizzarsi bene, appartenendo in molti casi alle organizzazioni del movimento operaio. Al secondo punto di svolta si arriva negli anni Novanta, quando la città si apre al capitale privato e il processo di gentrification subisce un rafforzamento decisivo.
Per comprendere l’evoluzione recente di Söder, bisogna allargare il campo alla Svezia intera e al generale declino dello stato sociale.
A cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, le politiche abitative del welfare vengono abbandonate, dopo un lungo dibattito sulla loro sostenibilità.
Si deregolamenta bruscamente il mercato immobiliare: dall’essere uno dei più normati d’Europa, diventa uno dei più liberalizzati. Si cercano all’esterno investitori e nuovi residenti. Si interviene con decisione sui quartieri centrali, che diventano più attraenti, e si accelera il ricambio che allontana gli ultimi indesiderabili verso le periferie. Una tendenza che viene accelerata dai governi conservatori (1991/’94 e 2006/ ’14).
Si abbandona così la linea socialdemocratica che aveva il public housing come pilastro. Si abbandona quella visione che aveva portato al programma d’alloggi “Miljonprogrammet”, lanciato dal governo in tutta la Svezia fra 1965 e 1975 per offrire buoni standard e prezzi contenuti, ottenendo un milione di nuovi alloggi, ma anche una separazione delle nuove aree rispetto alla città. Tra i sobborghi nati in quell’occasione c’è Rinkeby, dove la presenza immigrata è schiacciante e le tensioni si sono accese anche violentemente negli ultimi anni.
E il simbolo del nuovo paradigma può essere rintracciato nella stazione ferroviaria Södra Station, realizzata appunto negli anni Novanta, là dove un tempo c’era il lago Fatburen.
Sono piovuti ristoranti e locali di tendenza, tra le piazze rinnovate dall’amministrazione e le strade piene di giovani. Centri commerciali del fast fashion qui convivono con studi d’artista, negozi d’abbigliamento vintage si alternano a caffè per bohémien contemporanei. Söder è diventata anche un luogo d’elezione per avviare imprese, contribuendo a orientare questa zona al business oltre che al tempo libero. E alla creatività. Perché oggi Södermalm è un quartiere di riferimento per la vita culturale della città, dove per esempio la prestigiosa casa editrice d’arte Konst/ig Books ha scelto di stabilire la propria sede. L’ossessione per la vivacità culturale è più intensa nelle zone più pesantemente gentrificate, cool, seducenti per l’immaginario, con nomignoli che le indicano confidenzialmente: SoFo (“South of Folkungagatan”), NoHo (“North of Hornstull”).
A Södermalm i costi degli alloggi continuano a lievitare e i ceti medi continuano a impadronirsi della zona, sloggiando altrove chi ha un basso reddito. E la gentrification, partita da lontano, continua lentamente ad agire sullo spazio urbano e sulle vite che lo abitano.
In una piazza del quartiere è stato inaugurato nel 2003 il “boutique hotel” Rival. Tra le varie comodità dell’albergo c’è un cinema, dov’è stata proiettata l’anteprima nazionale del film Mamma mia! alla presenza degli ABBA al completo. Perché il proprietario è Benny Andersson degli ABBA, una leggenda in Svezia fin dagli anni Settanta, quando Södermalm era l’isola povera di Stoccolma.

Fonte: idiavoli.com

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