La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

mercoledì 30 settembre 2015

Alfano e il Pd resuscitano il Ponte

di Silvio Messinetti
«Non vedo ragioni per cui non si debba più par­lare del Ponte sullo Stretto – aveva detto Ange­lino Alfano, qual­che giorno fa– e noi in Par­la­mento pre­sen­te­remo una pro­po­sta di legge per rea­liz­zarlo. So che la sini­stra si opporrà. Ma acca­drà come con la riforma dell’articolo 18: dice­vano che ave­vamo lan­ciato un dibat­tito fer­ra­go­stano, e tutti sanno com’è andata a finire».
Detto, fatto e i foschi pre­sagi del mini­stro sem­brano, d’un tratto, avve­rarsi. Ina­spet­ta­ta­mente il governo ritira fuori dal cilin­dro un pro­getto, cesti­nato da tempo, come quello sul ponte di Messina.
È stata una gior­nata con­vulsa in aula ieri a Montecitorio.
«Il Ponte sullo Stretto di Mes­sina deve essere con­si­de­rato un capi­tolo chiuso per l’attuale governo. Piut­to­sto si pro­ceda ad avviare ogni ini­zia­tiva volta all’ammodernamento e al poten­zia­mento del sistema dei tra­sporti cala­brese alli­nean­dolo con quello degli altri ter­ri­tori euro­pei». Que­ste le sol­le­ci­ta­zioni con­te­nute in una mozione pre­sen­tata alla Camera da Sel (primo fir­ma­ta­rio Franco Bordo) che doveva essere messa ai voti.
Sen­on­ché il rap­pre­sen­tante del governo, Umberto Del Basso De Caro, sot­to­se­gre­ta­rio alle Infra­strut­ture, invece di espri­mere parere favo­re­vole sugli impe­gni della mozione pre­sen­tata da Sel, e con­fer­mare che la rea­liz­za­zione del Ponte rap­pre­senta real­mente una pagina chiusa per il governo Renzi, cosa fa? Chiede ini­zial­mente a tutti i gruppi par­la­men­tari di espun­gere dalle loro mozioni gli impe­gni rela­tivi alla rea­liz­za­zione del Ponte, «trat­tan­dosi di argo­mento tal­mente com­plesso su cui rispon­dere che si deve neces­sa­ria­mente rin­viare ad altra data per capire qual­cosa. Biso­gna svol­gere i neces­sari appro­fon­di­menti». E poi sug­ge­ri­sce la rifor­mu­la­zione di un’analoga (ma di segno con­tra­rio) mozione di Ncd (prima fir­ma­ta­ria Dorina Bianchi).
Nel nuovo testo sug­ge­rito da Del Basso De Caro, il Governo si impe­gna a «valu­tare l’opportunità di una ricon­si­de­ra­zione del pro­getto del Ponte sullo Stretto come infra­strut­tura fer­ro­via­ria pre­via valu­ta­zione e ana­lisi rigo­rosa del rap­porto costi-benefici, come pos­si­bile ele­mento di una stra­te­gia di riam­ma­glia­tura del sistema infra­strut­tu­rale del mezzogiorno».
Con que­sta mozione dei cen­tri­sti (che passa con 289 voti favo­re­voli e 98 con­trari, 21 aste­nuti) il governo ria­pre, così, il dos­sier e, da un giorno all’altro, pre­co­nizza file di treni che attra­ver­sano que­sto imma­gi­ni­fico ponte.
Con­tro ogni logica e, soprat­tutto, con­tro natura per chiun­que ram­menti i tanti studi tec­nici dove sono sve­late le cause geo­lo­gi­che della natura sismica dell’area.
Il vol­ta­fac­cia del governo sca­tena la netta oppo­si­zione di Sel. «Non ci posso cre­dere: dalle parti di Palazzo Chigi vogliono con­ti­nuare a gin­gil­larsi con il ponte sullo Stretto. Un’opera inu­tile, dan­nosa, deli­rante. Un giorno un favore a Ver­dini e ai suoi seguaci, il giorno suc­ces­sivo un favore ad Alfano e ai suoi. Dav­vero un cam­biar verso…», twitta Nichi Vendola.
Men­tre il capo­gruppo, Arturo Scotto, parla di «un colpo di scena degno di un thril­ler. Invece di impe­gnarsi per finire la A3 e per ammo­der­nare il sistema via­rio cala­brese, il Pd pre­fe­ri­sce asse­con­dare il mini­stro dell’Interno Alfano, e il suo par­tito Ncd, spon­sor di que­sta opera inu­tile per lo svi­luppo del mez­zo­giorno. Siamo alla farsa e alla presa in giro degli ita­liani. Ma Renzi lo sa?».
In effetti, la rete infra­strut­tu­rale in Cala­bria è da terzo mondo.
Dopo 49 anni, «il can­tiere più lungo di tutta Europa», come viene defi­nita la Salerno-Reggio, è ancora in fase di rea­liz­za­zione con tratti ancora da can­tie­riz­zare o in fase di ammo­der­na­mento. Per­cor­ren­dola ci si imbatte in ben 32 «lavori tem­po­ra­nei» e da Cosenza in giù la segna­le­tica sull’asfalto è ine­si­stente e le gal­le­rie sono senza illuminazione.
Per non par­lare del tra­sporto fer­ro­via­rio sul tratto jonico, carat­te­riz­zato da un unico bina­rio non elet­tri­fi­cato, con corse ope­rate su base regio­nale. E, poi, strade che crol­lano, ponti che si sbriciolano.
E men­tre il movi­mento No Ponte annun­cia bat­ta­glia e Alfano esulta per il «suc­cesso straor­di­na­rio», nel suq gover­na­tivo inter­viene in serata il mini­stro Del Rio che da Palermo rein­ter­preta le mosse del suo vice: «Il sot­to­se­gre­ta­rio Del Basso De Caro ha sem­pli­ce­mente accolto l’invito fatto al governo di valu­tare, se lo vor­remo, l’opportunità di riguar­dare i costi e bene­fici di quel pro­getto. Dovremo valu­tare ma in que­sto momento il dos­sier non è sul mio tavolo, abbiamo dos­sier più urgenti».
In attesa del ritorno di Renzi da New York.

Fonte: il manifesto 

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