di Alexis Tsipras
Signore e signori,
È molto importante che “L’Agenda per lo sviluppo sostenibile dopo il 2015” affronti le sfide relative allo sradicamento della povertà e alla realizzazione di uno sviluppo sostenibile ,attraverso la definizione di un’unica serie di nuovi obbiettivi che richiedono un equilibrio tra la dimensione economica, sociale e ambientale della crescita.
Ma le domande restano. Come possiamo garantire che nei prossimi quindici anni non si ripeteranno gli stessi errori dei precedenti quindici anni, o ancora dei quindici prima di questi?
Perché almeno negli ultimi trent’anni si parla sempre di più di uno sviluppo sostenibile e dello sradicamento della povertà, mentre le sfide che dobbiamo affrontare al livello globale sulla sicurezza, economia, società e ambiente rimangono le stesse, o si aggravano ancora di più? La nostra esperienza in Grecia poteva essere istruttiva. La Grecia si trova al centro di tre crisi che si sovrappongono. Di una crisi economica nella eurozona come risultato delle scelte politiche neoliberiste che ci hanno portato ad una riduzione del nostro Pil del 25%. Una crisi di sicurezza, a causa della crescente instabilità nelle zone intorno alla Grecia, in Africa del Nord, in Medio Oriente e in Mar Nero e di una crisi di profughi, che si manifesta con la migrazione di massa di centinaia di migliaia di uomini, che cercano una vita migliore in Europa.
Per affrontare queste sfide dobbiamo definire e conquistare obbiettivi, come quelli che discutiamo oggi. Ma la nostra esperienza in Grecia ci mostra che questo non basta.
Nessuna delle sfide che abbiamo affrontato in Grecia, in Europa o ancora a livello globale non si può affrontare mettendo semplicemente degli obbiettivi e lasciando il quadro dentro il quale operiamo intatto e indiscusso.
Nessuna delle sfide che abbiamo affrontato in Grecia, in Europa o ancora a livello globale non si può affrontare mettendo semplicemente degli obbiettivi e lasciando il quadro dentro il quale operiamo intatto e indiscusso.
Non possiamo parlare in modo efficace dell’aiuto ai paesi in via di sviluppo o dei crediti ai paesi sviluppati, senza affrontare la questione del debito come una sfida internazionale al cuore del nostro sistema finanziario globale.
In tutte queste sedi, compresa questa, dobbiamo parlare di come la ristrutturazione del debito o il suo rimodellamento può essere collegato allo sviluppo. L’esperienza storica mostra che la ristrutturazione del debito è necessaria allo sviluppo, anche nei paesi sviluppati, come è successo per la Germania il 1953.
Non si può parlare della lotta contro la povertà e della disoccupazione, se non possiamo parlare di come si può costruire o migliorare lo stato sociale invece di distruggerlo. Dobbiamo allontanarci dall'idea neoliberista in cui il mercato è l’unico che distribuisce le risorse nell’economia. E non si può parlare di un sistema fiscale solido sulla base di un sistema finanziario globale che incoraggia i paradisi fiscali e la creazione di società off shore. Esattamente nello stesso modo non possiamo parlare di un sistema fiscale solido se non sono i governi democraticamente eletti ad avere il diritto di decidere per questo.
Un agenda economica sostenibile si può costruire solo in un ambiente economico, finanziario e politico che favorisce la crescita.
E la Grecia, come pilastro della stabilità nella sua regione, promuoverà con coerenza e sosterà tutti i tentativi per un sistema economico e finanziario a livello globale ed europeo di questo tipo. Un sistema che permetterà alla nostra Agenda di fiorire nei prossimo quindici anni, invece di soffocarci, come ha fatto negli ultimi trent’anni. Questo non è facile.
Come ha detto un grande economista “la difficoltà con sta tanto nel sviluppare nuove idee ma di sfuggire dalle vecchie”.
Vi ringrazio tanto.
Traduzione di Argiris Panagopoulos
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