di Alba Vastano
Nasce a Roma, il quattro ottobre del 2014, la Biblioteca “Antonio Gramsci”, in gemellaggio con l’omonima Università Popolare “Antonio Gramsci”. Da allora un’attività culturale fervida non l’ha mai abbandonata, riconoscendola regina della cultura popolare, che fino ad allora ben poche iniziative territoriali avevano promosso e diffuso. Si pensa a “battezzarla” con un nome che non poteva essere che quello del cofondatore del Pci. Gramsci Antonio, quel magnifico comunista che inneggiava alla cultura come organizzazione e disciplina. Ma anche come qualcosa che rimandi all’idea di una morale, di una filosofia da cui possano scaturire azioni politiche anche prive di sistema. Si riferiva, Gramsci, ai ceti subalterni. “Questi ultimi, e in particolare i contadini, non possiedono intellettuali in grado di produrre costruzioni culturali complesse e formalizzate”, come lui stesso scrive nel Quaderno 12.
Estate 2014. Dei compagni volontari sono all’opera per far risorgere dalle ceneri un circolo andato in degrado edilizio e, in particolare, per ristrutturare un locale da adibire a biblioteca pubblica. Il progetto è ambito e voluto. Si lavora con il solleone, ma c’è aria buona e fresca in quei locali. E’ quella salutare brezza che spira dalla collaborazione e dalla voglia di realizzare un progetto finalizzato a diffondere la cultura, popolare appunto. Da antro fatiscente, a suon di martello e vernice, viene fuori un gioiellino “doghettato” e accogliente. Libri pochi, però. Parte un “tam tam” mediatico per poter reperire testi specifici.
E in breve, nel giro di un mese, tante donazioni di libri su Gramsci, Lenin e Marx, e non solo. Si accatastano sugli scaffali delle librerie nuove di zecca, in attesa di catalogarli. Saggi, narrativa, cultura latino americana, psicologia, enciclopedie. Se ne ricavano talmente tanti di libri che la catalogazione è complessa, ma l’entusiasmo è alle stelle. “Il nostro progetto sta per decollare. Avremo tanti lettori, avremo una “marea” di iscritti. Saremo i promotori nel territorio della cultura gramsciana, la nostra cultura”, così i compagni del circolo. Nei direttivi se ne parlava con orgoglio. E si stampano le prime tessere, pronte da offrire ai visitatori.
Ed è il giorno dell’inaugurazione della biblioteca, sita presso il circolo Prc del III municipio della Capitale. Una festa “spumeggiante” e molto partecipata da tanti compagni e non.
“Sugli scaffali troneggiano in bella mostra le raccolte rilegate dell’Unità dal 1924, i fascicoli della Rinascita e di Ordine nuovo, i saggi sulla storia del partito, su Marx e Lenin. Un progetto pensato, costruito e fortemente voluto per creare momenti di aggregazione, ricominciando dalla cultura popolare. Si vuole l’apertura alle reti sociali, alle scuole. Si progettano nuove esperienze per offrire un supporto alle famiglie, gravate dal vuoto dei servizi sociali, con la promozione di corsi d’italiano che favoriscano l’intercultura, con l’assistenza allo studio per gli studenti. Si pensa all’accoglienza ai giovani socialmente e politicamente smarriti, alla solitudine degli anziani. All’inclusione, nelle iniziative della biblioteca, dei pensionati che si sentono out...Tutto è pronto per costruire un orto sociale, un luogo di riferimento per creare un tessuto umano e sociale e per promuovere la cultura nel territorio.” (nda: a mia firma sul Manifesto)
Libri, libri, libri. Tutti pressoché orientati sulle due direttrici basilari gramsciane: un ripensamento teorico del marxismo per contrastare l’egemonia degli altri indirizzi speculativi e un’analisi sui modi e sulle forme con cui può avvenire la conquista dell’egemonia.
Una sezione interamente dedicata all’antifascismo, ricca di testi anche inediti, donazione della famiglia della compagna Bianca Bracci Torsi, scomparsa nel dicembre 2014, a cui è intestata la sala riunioni del circolo. Un’altra dedicata alle inchieste sui posti di lavoro, promossa dai compagni che con l’indimenticabile Vittorio Mantelli, hanno iniziato il lavoro d’inchiesta.
Una pagina Facebook della BiblioGramsci, facilmente consultabile e aperta a tutti e, a seguire, la realizzazione di una serie di eventi culturali finalizzati alla promozione di libri a tema, come il “Berlinguer rivoluzionario” di Guido Liguori, “La truffa del debito” di Paolo Ferrero, “Il feticcio della meritocrazia” di Carmelo Albanese, “Podemos” di Giacomo Russo Spena e Matteo Pucciarelli, “Mujica, il presidente impossibile”di Angelucci e Tarquini, “Perla critica - Dell'economia politica secondo Marx” di Gianfranco Pala, “Democrazia anno zero”di Pablo Iglesias.
E ancora presentazioni. Circa 20 in un anno, a coronare il sogno realizzato di aprire al territorio un luogo ove regna la cultura popolare amata da Gramsci. E i libri negli scaffali? Quelli sono ancora lì a disposizione di coloro che intendano avvicinarsi a questa particolare lettura e a soddisfare l’intento dei tanti compagni volontari che hanno impegnato il loro tempo credendo che questo progetto possa trovare accoglienza e molteplici partecipazioni.
In realtà non è andata così. Ancora no. In realtà i libri non sono stati né maneggiati per curiosità, né letti se non da rari visitatori di passaggio, durante gli eventi. Sono lì in bella mostra, fra gli scaffali “svedesi”, pochissimi ne hanno usufruito. Perché in pochissimi, troppo pochi, un numero veramente esiguo di visitatori si è avvicinato alla BiblioGramsci? Ma dove sono i lettori della ”sinistra” e gli adepti della cultura gramsciana e marxista?
Cosa pensano della BiblioGramsci alcuni compagni e le loro letture attuali
“L’idea della Bibliogramsci è un’idea importante che so richiedere uno sforzo importante. Credo che la cosa fondamentale sia quella di aprirsi alla città, di tornare, nel rispetto del nome, a fare egemonia, essere punto di riferimento e di aggregazione in una città in ginocchio, anche immettendosi in una rete di altre biblioteche che a Roma sono tante e spesso sono baluardi di civiltà. In questo periodo dell’anno sul mio tavolo, vicino al letto, nella borsa, in viaggio, ci sono libri che mi servono, spesso in senso molto ampio, per il lavoro. I primi che ho ora sotto gli occhi sono La storia del mondo in dodici mappe di Jerry Brottom, L’opera di Rabelais e la cultura popolare di Michail Bachtin, La nascita dell’Europa di Roberto S. Lopez, Isolario arabo medievale di Angelo Arioli.” Michela Becchis (Prc), docente universitaria.
“Lo studio è un grande strumento di emancipazione collettiva, oltre che individuale. Per questo è necessario indurre i giovani a studiare nel modo più efficace cercando di dare colore alle immagini grigie che offre la scuola pubblica. Il metodo marxista è senz'altro il più valido in questo senso, perché mette in stretto rapporto lo studio e la pratica, nella prospettiva di un progresso storico. Le biblioteche popolari sono quindi utili per offrire ai giovani una prospettiva conoscitiva non libresca ma indirizzata alla trasformazione sociale. Per ora leggo solo testi universitari”. Marco Concolato (Prc-Gc), studente universitario.
“La biblioteca A. Gramsci è un progetto pensato dai compagni del circolo del Tufello, per tentare di riprendere la lotta per l'egemonia culturale a partire da quartieri popolari come questo. Nei cortei del movimento della scuola, di cui faccio parte, uno degli slogan più gettonati è ‘la cultura fa paura’. Sarebbe bello se, a partire da progetti come il nostro, si riuscisse a ricostruire la coscienza di classe necessaria per opporsi all'attacco violento che il capitale in crisi sta portando alle classi subalterne. Ho finito di leggere Dove sono i nostri dei Clash city workers. Sto rileggendo Il programma minimo di Pala e, con un po' di fatica, Perla critica dell'economia politica, sempre di Pala. Sto anche studiando la dispense per il corso da rls (rappresentante lavoratori per la sicurezza) con contenuti inerenti la legge 81.” Roberto Villani, docente e segretario circolo Prc III municipio.
“La BiblioGramsci penso che sia una risorsa preziosa per il territorio. Non solo perche è la fonte di una proposta costante di buone letture orientate all'elaborazione di un pensiero di sinistra e perché offre possibilità di confronto su temi importanti. Ma soprattutto perché, in questo momento, offrire la possibilità di fermarsi a riflettere insieme ad altri, aiuta quella produzione di senso della quale siamo così carenti. In una parola la BiblioGramsci è un luogo per la produzione di senso, e questo suo carattere assume più valore tanto più che la realtà va in direzione contraria.
Sono una lettrice di saggi più che di romanzi. In ogni caso, leggo anche letteratura. Gli ultimi romanzi che ho apprezzato moltissimo sono: Perché tu non ti perda nel quartiere di Patrick Modiano; La ferocia di Nicola La Gioia; Storia di chi fugge e di chi resta di Elena Ferrante. Per quanto riguarda i saggi, ne sto leggendo alcuni in contemporanea. Ho finitoDiritto amministrativo. Una conversazione che è un'intervista di Luisa Torchia a Sabino Cassese; mentre Solidarietà di Rodotà, Il lavoro non basta di Chiara Saraceno, Oltre le passioni tristi. Dalla solitudine contemporanea alla creazione condivisa di Miguel Benasayag, li ho in corso e Il futuro nel quotidiano. Studi sociologici sulla capacità di aspirare di Ota de Leonardis e Marco Deriu, è in attesa che si liberi uno spazietto di tempo” , Eleonora Di Maggio (Sel), assessore con nomina alle politiche sociali- III municipio.
“Le culture marxista e gramsciana sono uno strumento utile a contrastare l’egemonia liberista che si è radicata fra le fasce popolari, soprattutto nelle periferie delle città. Anche la BiblioGramsci è uno di questi strumenti. Attualmente sto leggendo testi che affrontano il fenomeno del populismo come declinato a sinistra dall’argentino Laclau e testi che mettono a confronto le esperienze latino americane con il concetto di egemonia gramsciana”, Renzo Pesci (Prc), docente diritto del lavoro.
E sulla mia scrivania in questi giorni troneggia il saggio dell’economista Vladimiro Giacchè Costituzione italiana contro i Trattati europei.Il conflitto inevitabile. Una lettura scorrevole, di grande chiarezza esplicativa, anche per chi di economia è digiuno, in attesa di presentarlo alla BiblioGramsci, il 18 marzo prossimo, con la presenza illuminante dell’autore e di Raul Mordenti.
Una biblioteca popolare che avrebbe inorgoglito Antonio Gramsci e Karl Marx e che non può continuare a passare inosservata perché… “La cultura è organizzazione, disciplina del proprio io interiore; è presa di possesso della propria personalità, e conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere il proprio valore storico, la propria funzione nella vita, i propri diritti, i propri doveri” (A. Gramsci).
Chi ci crede, passi a trovarci.
Fonte: La Città futura
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