di Roberta Fantozzi
Abbiamo partecipato come Rifondazione Comunista alla tre giorni di Madrid, Plan B, contro l’austerità, per un’Europa democratica. Un appuntamento che ha visto la presenza di realtà diverse e plurali, da Attac a Blockupy al nuovo movimento lanciato da Yannis Varoufakis DiEM2025 per un “fronte democratico paneuropeo”, esponenti del Partito della Sinistra Europea e del GUE, in un contesto positivamente segnato dalla realtà spagnola, con i movimenti che l’hanno attraversata, con la conquista delle municipalità più importanti realizzatasi nell’intreccio efficace di soggettività sociali e politiche. La tre giorni si è conclusa con il lancio della data del 25 maggio, anniversario della Comune di Parigi come data di costruzione di iniziative in tutta Europa.
Il pluralismo ha segnato fortemente alcuni dibattiti, in un momento in cui interrogarsi e discutere è tanto naturale quanto indispensabile. I documenti finali peraltro esplicitano la complessità della situazione, la necessità de “l’apertura di processi costituenti, tanto a livello nazionale quanto europeo” la cui “portata e modalità potranno essere differenti”, la necessità di fare i conti con “realtà diverse e con diversi margini di manovra”, e di elaborare “diversi piani B per costruire un percorso, una transizione verso un nuovo quadro politico e istituzionale”.
Agire nei singoli paesi e a livello europeo insieme, dunque, con la consapevolezza che si tratta di costruire un processo, una vera e propria transizione.
Percorsi diversi ma tutti tenuti insieme dall’idea che vadano rimesse esplicitamente in discussione le attuali istituzioni e politiche della Ue, la loro intollerabilità sociale come il sequestro permanente della sovranità popolare. Quella Ue che mentre negozia i nuovi micidiali trattati di commercio TTIP-TISA-CETA, alza muri e barriere ai profughi e migranti prodotti dalla proprie politiche commerciali e internazionali.
Al centro dell’iniziativa la rimessa in discussione della “debitocrazia”: il contrasto alla naturalizzazione del debito dominante nel discorso pubblico, la necessità di ricostruirne la storia e le responsabilità con processi di audit dalle città agli stati, l’obiettivo della ristrutturazione anche attraverso proposte assai concrete avanzate durante la discussione.
Altrettanto centrale l’idea della “disobbedienza” alle politiche, ai trattati, all’élites economiche e finanziarie che governano l’Unione Europea. Una disobbedienza che va praticata tanto da parte dei movimenti, con le lotte e con le pratiche, quanto da parte di quei governi che siano espressione delle forze antiliberiste di sinistra. E se si esplicita che “non ci adatteremo ad altri sacrifici per l’euro”, l’obiettivo è quello di “costruire una nuova Europa, e oltre, che estenda un nuovo modello solidale, democratico e alternativo a tutti i popoli che vogliano abbracciarlo”. Un modello in cui sono centrali i diritti sociali e del lavoro, la riconversione ecologica, il femminismo come capacità di porre la riproduzione della vita, la “vulnerabilità” dell’umano al centro di ogni proposta di alternativa.
La tre giorni di Madrid è una delle risposte alla necessità di costruire un campo di forze, obiettivi unificanti ed un’agenda di mobilitazioni all’altezza della situazione in cui ci troviamo. E’ la stessa domanda che si pone il Partito della Sinistra Europea sin dalla sua nascita, e a maggior ragione dopo che la vicenda greca ha reso evidente che senza mobilitazioni nei diversi paesi e su scala europea, le singole resistenze non bastano per modificare l’impianto neoliberista e distruttivo dei Trattati. Lavorare per intrecciare le diverse iniziative, costruire convergenze tra le forze antiliberiste, produrre un movimento che abbia la massa critica necessaria per il cambiamento radicale, è il nostro impegno.
Fonte: Rifondazione Comunista
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.