La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

martedì 5 aprile 2016

Referendum, lottiamo contro le trivelle e i corrotti

di Fabio Marcelli
La corruzione e l’infiltrazione degli interessi privati nella cosa pubblica sono oggi le vere emergenze da affrontare, unitamente a quella ambientale. Le recenti rivelazioni sulcaso Guidi dimostrano come tutte queste tematiche siano tra di loro solidamente intrecciate. Ovvero come una classe politica priva di scrupoli, nella persona in questo caso della ministra dello Sviluppo economico, della sindaca Pd di Corleto Perticara e di molti altri, sia disposta a svendere salute e sicurezza dei cittadini in cambio di effimeri benefici in termini di soldi e di potere.
Ma quale sviluppo economico volete ci possa essere se regna una concezione predatoria dell’economia, basata sulla devastazione ambientale e lo sfruttamento delle risorse per ricavarne benefici effimeri e ristretti a poche persone? Non è un caso se il nostro Paese, un tempo denominato giardino d’Europa, è ridotto come è ridotto. Non è un caso se il nostro pianeta è ridotto come è ridotto. E pensare che qualche imbecille ancora si chiede se esistano i poteri forti o se si tratti di creature mitologiche.
I poteri forti sono le lobby che dettano legge a Palazzo Chigi così come all’Unione europea. Quegli stessi che hanno negato che esistesse il riscaldamento globale e hanno tentato fino all’ultimo di ridicolizzare gli scienziati che ne parlavano. Oggi di fronte ai dati diffusi dalla Nasa ciò non è più possibile, eppure Matteo Renzi continua a sostenere la necessità di continuare ad estrarre i combustibili fossili,tentando in ogni modo di sabotare il referendum antitrivelleprevisto per domenica 17 aprile.
Lobby petrolifere ma anche di altro genere, a cominciare da quella finanziaria. Tutti legati a doppio filo a un modello di sottosviluppo che sta producendo danni irreversibili al nostro ambiente e alla nostra società. Guardate i dati sull’occupazione, anche lì il bluff renziano, basato sull’erogazione di soldi a fondo perduto alle imprese per creare una parvenza di occupazione, si sta rivelando tale. I dati di febbraio parlano chiaro: un calo dell’occupazione di 97.000 unità evidentemente determinato dal venir meno degli incentivi. Soldi buttati al vento: quanti posti di lavoro stabili, quanti redditi di cittadinanza si sarebbero potuti finanziare con questi soldi? Un governo privo di autonomia ma dipendente in tutto e per tutto dalle lobby saldamente incistate al suo interno, anzi sopra la sua testa non può certo ipotizzare nessuna politica di questo genere.
Se alla testa dell’Italia ci fosse una classe politica degna di questo nome e non Renzi, la Boschi, la Guidi e il suo fidanzato fornitore della Total (la compagnia petrolifera francese che per fare le scarpe all’Eni benedì la guerra in Libia e il caos che tuttora perdura) sarebbero ipotizzabili ben altre scelte, ad esempio approfittare della crisi ambientale per fare dell’Italia, in cooperazione con la Cina e con altri, un hub mondiale nel campo delle energie rinnovabili e della salvaguardia ambientale. Ma finché Palazzo Chigi sarà occupato da questa cricca (che non si limita certo a Renzi e ai suoi amici e parenti ma alligna da molte parti politiche) non sarà nemmeno pensabile imboccare una strada di questo tipo, che pure si rivela ogni giorno di più necessaria ed urgente.
Corruzione, disoccupazione, devastazione ambientale, prevalere degli interessi delle cricche economiche e politiche sono tutte facce della stessa medaglia. La lotta alla corruzione va fatta ipotizzando anche misure straordinarie. Certo, come nipoti di Beccaria siamo contrari alla pena di morte e al taglio della mano. Ma sarebbero necessari la totale confisca del patrimonio dei corrotti, una maggiore efficienza degli uffici preposti a combatterla e soprattutto un controllo democratico e diffuso. Ma soprattutto è necessario mandare subito a casa Renzi & C. L’opera di pulizia, non solo del mare, ma anche dell’aria, dell’ambiente e della politica, comincia con il referendum antitrivelle del 17 aprile. Diciamo sì alla nostra possibilità di sopravvivere.

Fonte: Il Fatto Quotidiano - blog dell'Autore 

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