Intervista a Luigi de Magistris di Alessandro De Angelis
Sindaco Luigi De Magistris. Ci risiamo. Matteo Renzi arriva a Pozzuoli, lei non c’era. E prosegue, a campagna elettorale finita, il conflitto istituzionale tra premier e sindaco di Napoli. "Non è proprio così. In questo caso non c’è nulla di polemico. Il presidente del Consiglio è venuto per una sua visita a Pozzuoli e non era in programma un incontro col sindaco di Napoli. Sindaco di Napoli, che come ogni anno, il 19 luglio tiene molto ad essere a via D’Amelio a ricordare Borsellino. Tutto qui, non è che lui viene a Napoli e io scappo."
Però, al netto di questo episodio, resta il fatto che tra sindaco di Napoli e premier non c’è un dialogo.
Guardi, io sono due anni che chiedo un incontro ma non si riesce ad avere. Dopo le elezioni mi ha chiamato, ha detto che lo avrebbe messo in calendario. È passato un mese.... Qua stiamo… Io non ho ansia di vederlo, ma poiché il sindaco di Napoli ritiene che la cooperazione istituzionale è necessaria, lo auspico. Così si può parlare di una serie di questioni, non solo di Bagnoli.
Lei dichiarò che Napoli è una città “de-renzizzata”. Imposta anche il suo secondo mandato all’insegna di questo, o ha intenzione di cambiare i rapporti col governo?
"Guardi, noi in 5 anni abbiamo avuto dialogo col governo, alcune cose sono andate bene altre male, non è vero che rifiutiamo i rapporti col governo. E questo è ovvio. Ciò detto, dal punto di vista di modello sì, resta una città derenzizzata. Il nostro modello è alternativo."
Si spieghi meglio, quando parla di modello alternativo .
"Abbiamo un modello economico, sociale e culturale che è opposto rispetto al modello centralista e neo-autoritario di Renzi."
Neo-autoritario?
"E come lo vuole chiamare? Ha strangolato i comuni, ha tolto risorse agli enti locali, ha messo in campo austerity e spending review sui servizi essenziali… È ovvio che così acuisce la distanza, ma non con me con Napoli, come si è visto alle elezioni. A questo si aggiunge il tema di Bagnoli, dove abbiamo messo in campo una critica sul commissariamento che era un atto che non si doveva fare e non abbiamo mai accettato."
E ora?
"E ora dico: le elezioni sono state chiare, e sono state chiare dopo che Renzi è venuto solo qui a fare campagna elettorale, con una valanga di promesse. Non dice nulla che il Pd, dopo trent’anni, perde la municipalità di Bagnoli e Fuorigrotta? Dunque la città ha scelto e il governo ne deve tener conto."
Sindaco, che propone?
"Sediamoci attorno a un tavolo e decidano gli organi preposti secondo i poteri stabiliti dalla Costituzione. Su Bagnoli, decide il sindaco per quel che compete al sindaco, il presidente di Regione per quel che compete al presidente di Regione, e presidente del Consiglio per la bonifica. Il commissario è inaccettabile."
A proposito di de-renzizzazione, farà campagna per il no al referendum?
"Ci impegneremo sul no, ne ho parlato con quanti condividono questo percorso, crediamo come giunta che sia giusto battersi per la difesa della costituzione."
Ci spieghi meglio. Lei, di fatto, sta costruendo un partito o un movimento. Ha l’ambizione di uscire dai confini della Campania?
"Noi abbiamo vinto le elezioni e Napoli ha acquisito una soggettività politica autonoma. Abbiamo vinto contro Pd e governo, contro il centrodestra e i 5 stelle. Il che significa che Napoli ha una sua forza politica. Che non è un semplice movimento, e la voglio raccontare l’esperienza napoletana oltre i confini. Quel che ci colpisce è che non c’è una narrazione di quel che accade a Napoli."
Beh, insomma, una narrazione c’è. Ed è incentrata sul fatto che la sua vittoria rappresenta un voto di “protesta”.
"Ma quale protesta. Io vengo confermato dopo cinque anni di governo, senza un euro dal governo centrale, con tutti i partiti e anche certi apparati contro. Vinco perché miglioro la città e sicuramente vinco perché mi sono dimostrato autonomo dal sistema e ho creato, dopo l’esperienza del sindaco di strada, una connessione sentimentale con la città."
Quale?
"Sto cercando di rappresentare un sud diverso, che non sta col cappello in mano e che riscopre orgoglio, voglia di fare, energia culturale dei giovani. Parliamoci chiaro. Il governo nei confronti del Mezzogiorno non ha fatto nulla. Le politiche per il Mezzogiorno non ci sono, ce le facciamo noi. Ma le pare possibile che hanno fatto leggi speciali per Roma, iniziative speciali su Milano, valanghe di soldi a Venezia. E la capitale del Mezzogiorno?"
Ragioniamo di Mezzogiorno. Dopo la tragedia del treno in Puglia, ha scritto Saviano: “Questa tragedia parla di investimenti non fatti, di assenza di visione e prospettiva, che riguarda questo governo e i precedenti. A sud non si investe sui trasporti, perché non porta vantaggio politico”. Lei non crede che questa sia una narrazione un po’ pigra? Il solito sud, povero, che chiede soldi.
"Andiamo con ordine e distinguiamo. Io trovo indecente e vergognoso che viviamo in una paese dove si progettano opere faraoniche, dannose per l’ambiente e che espandono corruzione e mafia come la Tav e il Ponte sullo stretto e al Sud sulla Bari Reggio abbiamo un binario che va a gasolio... Questo non è lamento è oggettività. Ed è oggettività che un biglietto del Freccia Rossa costa lo stesso, ma se vai a Milano trovi un treno tirato a lucido, se vai a Reggio Calabria trovi gli scarti."
Ho capito, ma il problema non è la “povertà” è semmai la qualità delle classi dirigenti.
"Ci stavo arrivando, calma. Le dicevo che il punto di partenza è una sperequazione sulle infrastrutture, anzi c’è molto di più di una sperequazione. Continuiamo a perpetrare quello che vediamo da decenni, governi che a chiacchiere promettono miliardi di euro come Renzi in campagna elettorale qui. E poi non fanno nulla. A questo le aggiungo l’esperienza di chi ha fatto il pm al Sud, in Calabria e a Napoli. Che ci sia una fetta importante diclasse dirigente intrisa di incapacità e inettitudine è indubbio. Ed è intrisa anche di delinquenza, corruzione, rapporti con le cosche. E questo crea rapporti e reti che impediscono al Mezzogiorno di liberare energie."
Si può dire che la maggiore incapacità riguarda l’utilizzo dei fondi europei?
"Certo. I fondi europei in molti li hanno restituiti perché non erano in grado di spenderli. Io da sindaco e prima da parlamentare europeo spingo affinché vadano direttamente alle città. E approfitto di questa intervista per rinnovare la proposta. Gli unici fondi che ci saranno sono quelli europei ed è un delitto se non li spendi. Per spenderli e non sprecarli, cambiamo: togliamoli in gran parte alle regioni e diamoli alle città, dove il sindaco ha una responsabilità diretta."
Mica lo decidiamo io e lei, però.
"Guardi che Bruxelles è d’accordo. Ma la politica si mette di mezzo, perché le Regioni hanno paura di perdere soldi e poteri. Il governo che dice? io non ho dubbi a puntare sull’Italia delle città."
Anche questa risposta mi conferma l’impressione che nei prossimi quattro anni, partendo da Napoli, proverà a costruire un movimento politico nazionale. Ma che spazio pensa di avere, tra Pd e M5S?
"Uno spazio più ampio di quello che c’è tra Pd e M5S. Siamo un movimento popolare senza confini: la mia è l’esperienza più a sinistra in Italia, ma nel sostegno popolare sono andato oltre l’area di sinistra. Ho preso voti dai 5 stelle, dai conservatori, da elettori di destra legati al tema del sud e della legalità. Penso di costruire un movimento popolare che aiuti le liberazioni dei territori. Non mi sento un'etichetta già vista nel Novecento."
Fonte: Huffington post
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