di Goffredo Adinolfi
No, decisamente la vita del governo portoghese guidato dal socialista António Costa non è semplice. Appena poche settimane fa ha dovuto gestire – insieme alla Spagna – la questione delle sanzioni per deficit eccessivo minacciate dalla commissione europea che, pur essendosi conclusa apparentemente con un nulla di fatto, resta aperta per quel che riguarda il capitolo sui fondi strutturali che potrebbero venire temporaneamente congelati. Passato poco più di un mese ora il ministro delle finanze Mário Centeno deve affrontare un rischio ben più grave: quello del fallimento e quindi di un nuovo piano di salvataggio.
Ad allarmare un giudizio negativo espresso dalla società di rating Dbrs che preconizza per il prossimo ottobre un possibile abbassamento del voto sulla solvibilità dei conti pubblici lusitani a livelli di investimento speculativo. Se ciò accadesse la Bce non potrebbe più comprare i titoli del debito e, con ogni probabilità, vista la difficoltà a finanziarsi direttamente sui mercati, scatterebbe la necessità di un ulteriore bailout. Queste le ragioni alla base delle valutazioni della Dbrs elencate dal Financial Times: bassa crescita economica, crollo degli investimenti, bassa competitività, deficit elevato e sistema bancario sottocapitalizzato. In particolare il più grande istituto di credito del paese, la Caixa Geral de Depositos, per il quale è già stato concordato con Bruxelles un piano di ricapitalizzazione di circa 5 miliardi di euro.
Ad allarmare un giudizio negativo espresso dalla società di rating Dbrs che preconizza per il prossimo ottobre un possibile abbassamento del voto sulla solvibilità dei conti pubblici lusitani a livelli di investimento speculativo. Se ciò accadesse la Bce non potrebbe più comprare i titoli del debito e, con ogni probabilità, vista la difficoltà a finanziarsi direttamente sui mercati, scatterebbe la necessità di un ulteriore bailout. Queste le ragioni alla base delle valutazioni della Dbrs elencate dal Financial Times: bassa crescita economica, crollo degli investimenti, bassa competitività, deficit elevato e sistema bancario sottocapitalizzato. In particolare il più grande istituto di credito del paese, la Caixa Geral de Depositos, per il quale è già stato concordato con Bruxelles un piano di ricapitalizzazione di circa 5 miliardi di euro.
S&P, in una nota emessa ieri nel tardo pomeriggio, ha confermato il suo voto, junk, in linea con Fitch e Moody’s.
I dati macroeconomici non sono entusiasmanti, il Pil sale, ma a ritmi più bassi del previsto. Lo stesso deve dirsi per le esportazioni che, soprattutto a causa delle difficoltà di uno dei più importanti partner commerciali, l’Angola, registrano un’involuzione, rispetto al luglio dello scorso anno, del 4,6% (+0,8% verso l’Ue e – 40% verso l’ex colonia africana). Il Conselho das finanças publicas, corregge, al ribasso, le previsioni formulate a marzo scorso: il Pil stimato per il 2016 passa da +1,7% a 1%, le esportazioni da +4,9% a 3,7%, l’investimento da +3,1% a -0,3% e il consumo privato da 2,7% a 2,1%.
Insomma i dati ci mostrano un paese che cresce meno del previsto ma che comunque cresce e infatti Moody’s ritiene altamente improbabile che Costa sarà obbligato a dichiarare bancarotta.
Sorprende quindi la rilevanza che in molti media è stata data a un ipotesi che in concreto difficilmente si dovrebbe realizzare. Un allarme che ha tuttavia l’effetto di rendere molto più delicato il compito di Centeno che in questi giorni si trova a dovere pianificare l’Orçamento Economico 2017 (Oe2017). La maggioranza parlamentare che sostiene il governo, formata da Partido Comunista Português (Pcp), Bloco de Esquerda (Be) e Partido Socialista (Ps) sembra comunque compatta, nessun segnale lascia intendere una prossima possibile deflagrazione.
I margini di manovra sono strettissimi, i mercati fanno pressioni enormi e ieri i tassi di interesse sul debito sono tornati ai livelli di luglio quando si votava in Gran Bretagna il referendum sul Brexit. L’austerità non si può mettere in discussione, quindi ci si mantiene nel solco tracciato lo scorso anno, cercando di dare una declinazione di sinistra, per quanto possa apparire un ossimoro, a questo termine. Redistribuire vuol dire aumentare le tasse e l’argomento è polemico soprattutto perché non sempre l’opinione pubblica riesce a fare i dovuti distinguo.
Nei progetti per l’Oe2017 ci dovrebbe essere una riduzione delle aliquote negli scaloni più bassi delle imposte dirette – in particolare la sovrattassa introdotta durante gli anni della Troika – e un aumento di quelle indirette che, seppur incidendo sul consumo, evita di colpire i beni essenziali come elettricità, acqua e gas. È inoltre allo studio una patrimoniale che dovrebbe gravare sulle proprietà immobiliari di valori superiori ai 500 mila euro. Infine, seguendo il modello già applicato per la città di Lisbona, di cui Costa è stato sindaco, verrà introdotto a livello nazionale il bilancio partecipativo, con un fondo che per quest’anno sarà di 3 milioni di euro.
Fonte: Il manifesto
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