La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

lunedì 21 novembre 2016

Non è il tempo migliore per una Carta che concentra i poteri e indebolisce i controlli

di Nadia Urbinati
Le ragioni per non sostenere questa proposta di revisione della costituzione sono di vario genere: da quelle relative al merito (a come ridisegna il Senato, le funzioni delle Regioni e la relazione tra i poteri dello Stato) a quelle più direttamente politiche o di prudenza politica. Su queste seconde non si discute mai abbastanza. La costituzione di uno stato democratico comporta avere uno sguardo lungo, pensarla in relazione non all'oggi ma a qualunque tensione o problema possa succedere domani.
Questa prospettiva ha reso la costituzione italiana vigente un'ottima costituzione, capace di reggere molti stress: gli anni di piombo, impedendo che le istituzioni si facessero convincere dal canto delle sirene che chiedevano governi di emergenza, sospensione dei diritti e stato di polizia; e poi l'assalto da parte della corruzione dei partiti prima e del patrimonialismo berlusconiano poi.
Se l'opinione, anche politica, ha spesso tentennato, le istituzioni hanno tenuto la barra diritta perché la costituzione ne disegnava i poteri e le funzioni in maniera tale che nessuna di esse potesse prendere sopravvento o avere un potere superiore.
Se la nostra democrazia ha tenuto e la stabilità è stata garantita nel corso degli anni nonostante i diversi governi (un problema da attribuirsi semmai al sistema elettorale) è stato perché le istituzioni hanno tenuto. E questo è dimostrato dal fatto che il declino di legittimità dei partiti e degli attori politici non ha scalfito la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, perché queste non hanno dato l'impressione di essere dominate completamente dai partiti.
Vi è da temere che un Senato nominato con voto indiretto alimenti nei cittadini l'impressione che la loro incidenza sulle istituzioni sarà più debole mentre il potere di decisione degli attori politici più opaco e fuori dal loro controllo. Il rischio è che le istituzioni siano a poco a poco percepite come proprietà di chi le occupa.
Inoltre, pensata in funzione di neutralizzare esecutivi ingombranti (scritta in funzione anti-fascista), la costituzione del 1948 si presenta come molto ben corazzata contro i nuovi populismi. Decentrare il potere e spezzarne la tendenza alla concentrazione (con un governo che impone i tempi e l'agenda al Parlamento) è mai come in questo tempo essenziale a fermare i tentativi di assalto che possono venire dalle forze nazional-populiste. Questo non è il tempo migliore per una costituzione che concentra i poteri e indebolisce i controlli e il ruolo delle opposizioni.
Negli Stati Uniti ci si preoccupa in questi giorni degli effetti che potrà avere l'accumulo di potere e l'allineamento sotto un unico partito di tutti i poteri dello stato: la Casa Bianca, il Congresso, il Senato e la maggioranza della Corte Suprema. Indubbiamente la governabilità e la velocità delle decisione saranno facilitate con l'amministrazione Trump e la sua maggioranza granitica. Ma siamo convinti che questo sia desiderabile?

Fonte: Huffington Post - blog dell'Autrice

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